13.

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- No piccola, anche tu.
- Ma io... Cioè... A me non va proprio, ecco.
- Non mi importa, ora mangi qualcosa, senza discutere.
- Uff.
- Ecco, prendi, per te ho fatto qualcosa di leggero, perché sapevo che non avresti voluto mangiare.
Le porse un panino con insalata.
- E questo tu lo chiami leggero? E poi l'insalata non mi piace.
Sbuffò e mise il broncio.
- Leva l'insalata e mangia il pane, non fare la bambina su.
Odiava quando le dicevano così, si alzò e iniziò a correre.
E poi si chiedeva perché non aveva amici, era tutta colpa sua. È sempre stata colpa sua, per tutto.
Iniziò a piangere, di nuovo. Forse era vero, era una stupida bambina.
Un fallimento, un errore.
Sapeva solo piangere, non riusciva ad affrontare niente.
Lacrime e sangue erano le uniche cose che conosceva.
Non aveva mai provato a parlare, a chiacchierare, ad urlare con gli altri. Aveva sempre pensato che nessuno le avrebbe dato retta.
Era arrivato il momento di farla finita, se lo sentiva, era il momento giusto.
Doveva lasciare tutto alle spalle, trovare la sua felicità.
Tanto non sarebbe mancata a nessuno, la sua sarebbe stata l'unica tomba senza fiori.
Basta incubi, basta prese in giro, basta cibo, basta sangue, basta tutto.
Ci voleva un bel punto alla frase che rappresentava la sua vita.

Inseguendo la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora