11.

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Alaska scese le scale e andò incontro al padre.
- Giampiero! Tutto bene? - lei lo ha sempre chiamato per nome, è una specie di nomignolo
- Si
- Okay, hai fame?
Annuì.
- Ti scaldo il pranzo?
Annuì ancora.
- Sai fra quanto torna mamma?
- No
- Ah okay
" Conversazione di largo spessore devo dire. " pensò lei.
Tornò in camera e iniziò a studiare. I suoi buoni voti erano l'unica soddisfazione che dava ai genitori, era l'unica cosa per cui veniva gratificata. Ci sudava su quei libri, non voleva fallire anche in quello. Ma non aveva forze, quindi era ancora più difficile studiare per bene.
L'indomani aveva un'interrogazione di storia, dio quanto odiava quella materia. Accese la musica e via con lo studio.

|tre ore dopo|

Alaska aveva studiato solamente tre pagine, ne mancava solo una fortunatamente. Quando arrivò un messaggio da un numero non memorizzato. Forse era il primo messaggio che non proveniva da sua madre.
• Ciao Alaska, sono Gianluca.
Io, te e Andrea. Ore 20, al parco vicino casa tua.
Ci stai?•
Alaska arrossì, non sapeva che fare. Non era mai uscita con degli amici, doveva chiedere a suo padre il permesso, anche se già sapeva che avrebbe detto sì.
Aprí la porta e urlò.
- Giampiero, posso uscire stasera?
- Si, va bene.
- Grazie!
Nessuna risposta.
Rispose con un semplice "okay" al messaggio di Gianluca, per poi memorizzare il suo numero.
Mancava un'ora all'uscita con i due, doveva prepararsi.
Fece una doccia rilassante e poi si infilò i vestiti. Mancavano dieci minuti, spazzolò i capelli e sfruttò quel tempo che rimaneva per finire di studiare.
Guardò l'orologio, era in ritardo di un minuto. Lei odiava fare tardi. Prese il cappotto e uscì in fretta e furia.

Inseguendo la felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora