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Può farcela.
Può sicuramente farcela.
Quel sabato è un sabato come tutti gli altri. Sveglia con un lato del letto freddo, caffè bevuto in tazzine che, ora che le guarda meglio, non gli piacciono per niente e tutta la solita serie di azioni che ormai compie in automatico e che lo fanno andare avanti senza quasi che se ne renda conto.

Alle quattro mancano ancora diverse ore, ma non riesce in nessun modo a concentrarsi su altro.
Non lo vede da un mercoledì mattina di tre mesi prima. È entrato con il mazzo di chiavi che ancora ha, lo ha appoggiato nello svuotatasche forse inconsapevolmente, per la forza dell'abitudine ed a Manuel è mancato per un attimo il respiro.
Sempre meraviglioso con i suoi occhi espressivi ed i capelli scuri, sempre stupendo con le sue spalle larghe e la camminata sicura, sempre bellissimo come il primo giorno in cui l'ha visto.
Per circa venti secondi è stato tutto come se niente fosse successo, Manuel si aspettava quasi che gli cingesse la vita con le braccia e lo baciasse come al solito, ma poi l'enormità di ciò che li ha divisi è ritornata prepotentemente tra di loro riportandolo alla realtà.

Simone forse non si aspettava di trovarlo lì, forse pensava che fosse a scuola e quindi di avere campo libero e sono rimasti per un po' a fissarsi incapaci di parlare.

«Ehm... scusa forse avrei dovuto chiamare prima, ho lasciato qui dei documenti di lavoro e mi servivano assolutamente questo pomeriggio e così...»
«Prendili e vattene.»
«Manu dai... non possiamo parlare?»
«Abbiamo già detto fin troppo. Parla da solo se vuoi visto che il suono della tua voce ti piace così tanto. Io vado in camera, prendi quel che devi e vattene, la strada verso la porta la sai.»

Manuel si è mosso verso il corridoio con tutta l'intenzione di allontanarsi da lui, perché gli è impossibile riuscire a respirare la sua stessa aria senza che gli si frantumi il cuore. Gliel'ha già spezzato a metà, ogni ulteriore minuto passato insieme non fa che ridurlo in pezzi più piccoli.
La conversazione è finita e Manuel ha affrettato il passo per mettere più distanza possibile tra di loro.
Simone però non è sembrato dello stesso avviso.

«Mio padre uscirà dall'ospedale tra tre giorni.»
«Lo so benissimo, mi interesso delle persone che amo... io.»

Non si è voltato, ha continuato a percorrere il corridoio, ha raggiunto quella che un tempo era la loro camera da letto e si è chiuso la porta alle spalle. Ha tirato un sospiro di sollievo che in realtà è sembrato più un singhiozzo, ma se n'è pentito subito.
Farsi sentire singhiozzare da Simone sarebbe stato come ammettere la sconfitta e sarebbe morto pur di non dargli la soddisfazione di farsi vedere a pezzi. Lo ha già distrutto abbastanza.

Non l'ha più visto da quella mattina.
Ricorda perfettamente di essere rimasto in silenzio ad ascoltare i rumori che provenivano dalla stanza accanto, ricorda di aver trattenuto il fiato per impedirsi di piangere e ricorda di essere scoppiato quando ha sentito la porta d'ingresso chiudersi.
Non l'ha nemmeno salutato, nemmeno un piccolo ciao attraverso il legno della porta e, se Manuel da un lato gli è grato per non aver prolungato ulteriormente quell'agonia, dall'altro si aspettava forse un comportamento diverso, una minima dimostrazione.

Deve assolutamente cercare di non pensarci, non è proprio il giorno giusto per lasciarsi andare a certi pensieri considerando che stanno per rivedersi.
Come in quei sei mesi siano riusciti a non far scoprire niente della loro separazione alla famiglia, non se lo spiega.
Un giorno c'è stato un impegno di lavoro, un giorno un'influenza, un giorno un weekend fuori Roma, un giorno un appuntamento dal medico. Si sono divisi le visite ai loro genitori inventando ogni volta una scusa per giustificare l'assenza dell'altro, ma questa volta, in occasione del compleanno di Dante, non potranno far altro che stare insieme e fingere che vada tutto bene.

Ha un brivido lungo la schiena se pensa all'eventualità di doverlo anche solo sfiorare, figuriamoci doverlo baciare e fingersi innamorato come il primo giorno per salvare le apparenze.
Forse innamorato lo sarà per sempre, ma quel sentimento così puro ed autentico è stato macchiato indelebilmente dal suo comportamento. È come una candela accesa, ogni ora che passa si consuma sempre di più, la cera scende di livello fino ad esaurirsi del tutto.
Per il bene della sua salute mentale, spera che prima o poi anche la più piccola traccia di quell'amore si esaurisca e lasci il suo cuore vuoto, come una giara di vetro senza cera.

Tazzine estranee e deodoranti al pinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora