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Quando Simone scende in cucina, Manuel fa uno sforzo per comportarsi come avrebbero fatto prima.
Nel prima, in quel mondo in cui loro due stavano insieme felici e contenti come in una fiaba Disney, Manuel gli avrebbe sorriso, lui si sarebbe chinato a baciargli i capelli prima di sedersi sulla sedia accanto alla sua e Manuel a quel punto gli avrebbe versato il caffè nella tazzina.
Nel loro piccolo mondo perfetto, Simone lo avrebbe ringraziato passandogli una brioche e poi gli avrebbe magari accarezzato un braccio, o sorriso.
In questo mondo però, nel mondo in cui Simone l'ha tradito ed umiliato, va tutto nel verso sbagliato.
I gesti sono sempre gli stessi e, ad un occhio poco attento, potrebbe sembrare che nulla sia cambiato, ma è tutto troppo meccanico e poco spontaneo per sembrare vero. Anita è apparentemente troppo impegnata ad occuparsi di Dante, impedendogli anche il più piccolo sforzo, per accorgersi di ciò che sta succedendo tra loro, ma li osserva con un sopracciglio alzato come se non fosse del tutto convinta.
Sembra anche un po' divertita in realtà, come se pensasse di star assistendo ad un piccolo bisticcio, ad una scaramuccia tra innamorati. Niente di più lontano dalla realtà.

Manuel vuole soltanto tornare a casa. Tornare a casa e magari buttare via le tazzine che non gli appartengono, tornare a casa e sbarazzarsi di ciò che lo tiene inchiodato ad una vita che ormai non è più sua. Pensa addirittura di comprarsi un letto singolo, eliminare il lato freddo per sempre.
Sono ancora legalmente sposati, forse è suo dovere chiedere a Simone prima di buttare via ogni cosa? Che ne faranno della casa una volta separati definitivamente? Dovranno venderla e dividere a metà i profitti? Dopotutto l'hanno comprata insieme e sull'atto di proprietà ci sono entrambi i nomi.
Non hanno parlato di niente, non si sono accordati su nulla. Forse farebbe bene a procurarsi un avvocato? Ne avrà bisogno o riusciranno ad essere ragionevoli?
È confuso ed averlo così vicino certo non aiuta.
Per un attimo gli passa anche per la testa l'idea di lasciar perdere tutto. Rimanere in quel limbo solo per evitarsi delle gran scocciature, ma torna subito in sé. Non è giusto per nessuno continuare a fingere.

«Manuel stai bene? Sei silenzioso...»

Dante interrompe i suoi pensieri con quella domanda e ci mette un po' a trovare una risposta.
Sta bene? Non lo sa. Probabilmente no, probabilmente ha smesso di stare bene sei mesi prima. Probabilmente non starà mai più bene senza Simone.

«Sì sì, tutto bene.»
«Come vanno le lezioni? Il preside mi ha detto che sei uno dei suoi insegnanti migliori ed i ragazzi ti amano tutti.»
«Davvero? Beh ho avuto un buon maestro.»

Dante gli sorride con gratitudine. Li ha sempre legati un rapporto di fiducia ed ammirazione e Manuel si sente malissimo a dover mentire perché ha sempre creduto in lui, l'ha sempre incoraggiato ed ha visto in lui qualcosa di speciale.
È sul punto di dire la verità, sta per farlo e vuole farlo, ma non trova il coraggio.
C'è sofferenza negli occhi di Dante, moltissima forza certo, ma anche tanto dolore per ciò che ha dovuto affrontare, quindi non può aggiungere anche questo peso. Lo porterà da solo, può farcela.

Simone gli appoggia una mano sul ginocchio e stringe appena per attirare la sua attenzione.
Si volta a guardarlo e gli fa un cenno con il capo in un invito a seguirlo fuori.
Manuel, per non dare nell'occhio con comportamenti strani, lo segue ed escono in giardino.
Passeggiano in silenzio, uno a fianco all'altro e si ritrovano, per l'ennesima volta, seduti sul bordo della piscina.

«Manu io lo so che mi odi e ho capito che non vuoi più avere niente a che fare con me... ma posso chiederti soltanto una cosa?»
«Cosa?»
«Puoi ascoltarmi due minuti?»
«Simo...»
«Due minuti, non chiedo altro.»
«Due minuti.»

Simone distoglie lo sguardo ed è come se cercasse le parole giuste da dire, come se sapesse di avere solo quell'occasione.

«Tu ricordi com'è successo, vero?»
«Cosa?»
«Ricordi come l'hanno portato via, giusto? Lo ricordi per forza perché te ne ho parlato per giorni.»
«Fino alla nausea...»
«E ne eri geloso da morire.»
«Avevo ragione ad esserlo alla fine, no?»
«Non voglio litigare, ti prego. Voglio spiegarti...»
«Va bene, va bene. Tengo le ostilità per dopo.»
«Pensavo che non lo avrei mai più visto e sentito, pensavo che quel capitolo fosse chiuso, un ricordo lontano. Ma poi una mattina sono andato a prendere un caffè in un bar nuovo e lui era lì. Dietro al bancone. Mi ha sorriso e sono rimasto scioccato. Ci siamo abbracciati ed è stato come ritrovare un vecchio amico.»
«Seh... amico un cazzo...»
«Ti giuro che non era mia intenzione fare niente di più. Poi mi ha invitato a cena a casa sua ed in realtà voleva che portassi anche te perché quando ha visto la fede mi ha chiesto spiegazioni e allora gli ho raccontato del nostro matrimonio. Ma sapevo come avresti reagito e sono andato solo senza dirti niente.»
«Dovevo spaccargli la faccia ai tempi di scuola...»
«Abbiamo cenato, parlato, ci siamo raccontati la nostra vita e poi abbiamo bevuto due bicchieri di vino sul divano. Io ti giuro che non so come sia successo, ti giuro che non era mia intenzione... sarà stato un bicchiere di troppo, sarà stato tutto quel rivangare il passato, ma alla fine è successo.»
«I due minuti sono passati... non mi interessa un cazzo di cos'è successo. Mi hai tradito, il come non conta.»
«Il punto è proprio lì. Non è successo quello che credi. Ci siamo baciati sì e quasi spogliati e per un attimo il mio cervello si è annebbiato, ma quando ho capito cosa stava succedendo ho fermato tutto subito. L'ho salutato e sono corso a casa da te a dirti la verità. Odiavo talmente tanto ciò che era appena successo che non potevo tenermelo dentro nemmeno per un secondo in più...»
«Questo dovrebbe fare qualche differenza?»

Fa una grandissima differenza per Manuel, ma è troppo orgoglioso e ferito per ammetterlo. Non sa se può fidarsi e credere a ciò che gli ha appena raccontato, ma ha sempre pensato che con tradimento Simone intendesse una serie di scopate in qualsiasi angolo disponibile, non una pomiciata spinta sul divano. E non lo giustifica, non lo perdona e questo non rende meno grave ciò che ha fatto... o sì?
Un tradimento è un tradimento, ma una piccola vocina nella sua testa gli ripete che Simone si è fermato, Simone si è pentito ed è tornato da lui, Simone gliel'ha detto subito.

«Volevo solo che sapessi come stanno le cose. Non ho fatto sesso con nessuno a parte te. Il solo pensiero mi disgusta. Ho commesso un errore e passerò la vita a pentirmene, ma non volevo che tu pensassi che fossi andato fino in fondo perché non è così. Non ci siamo nemmeno spogliati.»
«Simo basta, risparmiami i dettagli.»
«Ed invece no! Perché ti conosco e so che quello che ti ho appena detto ha cambiato tutto. E non pretendo di risolvere i nostri problemi così facilmente, non mi sto giustificando o altro, perché so di averti fatto male e di aver sbagliato, ma so anche come sei fatto. I dettagli per te sono fondamentali. Hai bisogno di sapere la verità nuda e cruda. Non ti piace conoscere le cose a metà. Quindi ecco qua. Non me lo sono scopato come hai sempre pensato tu. Avrei potuto e lui non si sarebbe tirato indietro...»
«Simò...»
«... ma non l'ho fatto perché ho capito subito che non sarebbe stato giusto che sarebbe stato un tradimento. E non verso di te, o meglio anche, ma soprattutto verso di me. Quella sera, su quel divano, io ho tradito anche me stesso e non riesco a perdonarmi. Io ti guardo e sei sempre tu, l'amore della mia vita, ma quando guardo me stesso allo specchio io non sono più io ed ho paura che non rivedrò più il vero me in quel riflesso perché io senza di te non sono Simone, sono un estraneo che non mi piace e non voglio conoscere.»

Manuel rimane in silenzio ad elaborare cioè che Simone gli ha appena detto. Un gran bel discorso, se fossero in una serie TV a questo punto i protagonisti si bacerebbero con passione e tutto sarebbe risolto, ma nella realtà le parole non sempre sono sufficienti ed un discorso, per quanto bello e toccante, non può risanare del tutto un cuore spezzato.

«Non sono io quello laureato in filosofia? Vuoi rubarmi il mestiere?»

Simone sorride perché è tipico di Manuel nascondere l'imbarazzo e stemperare la tensione con una battuta. In cuor suo sa che le sue parole l'hanno colpito, perché lo conosce bene. Si augura che capisca quanto tutto quel casino sia solo un gigantesco errore, che capisca quanto lo ama e quanto bisogno abbia di lui nella sua vita.

«Sì beh... ho imparato dal migliore.»
«Non so cosa dire ora...»
«Non dire niente, ok? Pensa a quel che ti ho detto e basta. Io non vado da nessuna parte.»
«Chissà perché finiamo sempre a parlare di cose importanti in questo posto...»
«Perchè è un po' casa nostra.»
«Questo muretto scrostato è casa nostra?»
«Dai che hai capito...»
«Sì, ho capito...»

Tazzine estranee e deodoranti al pinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora