Uscita

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06 novembre 2038 ore 3:30

Stavano compilando le ultime scartoffie prima di potersi liberare di quel caso.
Il deviante si trovava nella sua cella, il capitano Fowler era abbastanza contento del risultato.
L'androide si ritrovava in un angolo dell'ufficio a fare rapporto alla cyberlife sul risultato dell'interrogatorio.
Il tenente Anderson firmo l'ultima scartoffia poi si alzò.

"E anche oggi abbiamo finito a un orario pessimo" Disse guardando l'orologio.
La ragazza lo guardo sospirando.
"A chi lo dice..." Disse trattenendo uno sbadiglio.
"Beh ci è andata di culo che abbiamo risolto tutto nel meno di cinque ore. Normalmente se non si trattasse di manichini di latta ci metteremmo settimane" la ragazza lo guardò con disappunto.
"Signore." Lo rimbecco.
"Sisi va bene non vogliamo urtare la loro sensibilità per quanta ne potrebbero avere...adesso io vado ho bisogno di un bicchiere" Annuisce la ragazza

Il tenente prese il suo soprabito.
"T/n vuoi unirti? Tanto sono di strada ti riaccompagno a casa" la ragazza lo guardò sorpresa.
"Ma no tenente la ringrazio non voglio recarle disturbo."
"Ma non rompere le palle t/n, ormai siamo colleghi da un po. Puoi chiamarmi anche per nome. Mi stanno sul culo tutte queste formalità" la ragazza arrossì imbarazzata.
"La ringrazio...ti ringrazio Hank accetto volentieri il passaggio" Hank si girò verso Connor.
"Uomo di latta vuoi venire o pensi di fartela a piedi? Tanto mica ti stanchi." Connor guardò confuso il tenente.
"Non saprei dove andare, mi hanno detto di rimanere nei paraggi vostri" Disse indicando la ragazza e il tenente.
"No. Con me non ci rimani. Sia mai che mi rovini ancora un altra serata da jimmy" Disse il tenente ricordando il primo incontro nel bar di quest'ultimo.
Connor inizio a guardare insistentemente la ragazza.
"Vuoi venire da me connor? Finché non ce un nuovo caso?" Il tenente la guardò stralunato.
"Non vorrei disturbare" la ragazza sorrise.
"Non disturbi affatto."

Passo una mezz'ora il tenente come promesso aveva riaccompagnato la ragazza a casa e con lei si era aggregato anche l'androide.

Una volta entrati in casa la ragazza si tolse le scarpe e le depositò vicino all'ingresso.
L'androide la guardò curiosa.
"Vive da sola da tanto?" Chiese curioso avvicinandosi a quella che sembra una perfetta foto di famiglia. Madre, padre e figlia in mezzo a loro.
"Si da un po, da quando ho iniziato l'accademia. I miei abitano poco fuori Detroit e veniva scomodo fare da pendolare" Disse andando a mettere su un pentolino di acqua calda.
"Vuoi qualcosa da bere? O da mangiare?" Ci Ripensò subito alla domanda posta all'androide. Si riteneva una stupida.
Ma l'androide comprese.
"No la ringrazio non ho bisogno ne di cibo ne di acqua per il mio sostentamento." La ragazza lo osservo.
"Dimmi Connor. Come è essere un androide?" Chiese curiosa preparandosi una tisana ai frutti di bosco.
Connor si sedette sul divanetto presente in quella stanza.
"In che senso T/n? Non capisco questa domanda." Chiese confuso.
"Oh. Nel senso cosa senti tu? Ho visto dal telegiornale nel caso dell'ostaggio che ti hanno sparato. Hai sofferto?" Chiese curiosa.
"Noi androidi non proviamo dolore"
Rispose lui semplicemente.

Rimase un attimo interdetta.
"Wow...eppure i devianti..." continuò lei.
"I devianti sono dei emulatori. Simulano i sentimenti umani senza alcuna razionalità. Non siamo programmati per soffrire o provare altre emozioni"
La ragazza annuisce.
"Le sensazioni invece?"
"Cosa sono?" Chiese sempre più curioso connor avvicinandosi al suo posto.
"Beh...non è qualcosa che puoi spiegare proprio. Ad esempio quando analizzi i campioni di liquidi. Ne senti il sapore? Quando ti avvicino un profumo ne senti l'odore? Se io dovessi fare questo..." avvicino la sua mano alla guancia dell'androide sfiorandone appena la pelle.
"Senti il tatto? Il calore, la sensazione di essere sfiorato?" Lo guardò nei occhi.
"Io...io...lo percepisco" Disse balbettando leggermente.

Software instabile⏫️

"Ma questo non significano nulla, il nostro sistema è programmato per sentire e provare queste sensazioni come le chiami tu. Ma ciò non ci definisce macchine vive" Rispose risoluto come se fosse appena stato scottato.

"Capisco" Disse osservando il pavimento.
"Tu credi nella esistenza di queste emozioni in un androide?" Chiese curioso.
"Perché credi che non ne abbia assunto uno?" Lo guardò.
"Non fraintendermi molte colleghe mi consigliano di comprarne uno, per la comodità di avere sempre qualcuno che cura la casa. Che porta avanti quei mestieri che io magari per l'orario, per il tempo in cui posso dedicare alla casa non ho. Ma non l'ho mai presa in seria considerazione per quanto ammetto sia comodo." Dissi.
"E perché non l'ha fatto? Voi umani ci avete creato apposta per queste mansioni." Disse connor.

"Perché non vi ritengo schiavi. Ho visto come venite trattati. Come nulla, uno zerbino solo pattumiera. E appena esce un modello nuovo o migliore venite sostituiti, buttati e smantellati. Io non ho il coraggio di portare avanti questa teoria. Non fraintendermi riuscite a salvare vite nei ospedali, nella polizia...fate lavori che la gente non ha più voglia o la capacità di fare. Ma è sbagliato perché poi si lamentano della disoccupazione. Quando sono stati loro a impigrinirsi. Gli androidi sono stati la nostra salvezza. Ma come ogni cosa l'essere umano ne ha abusato e ora se ne lamenta" Disse la ragazza.
"È un pensiero molto profondo il suo" Rispose l'androide.

La ragazza lo osservo.
"Già peccato che non lo pensino tutti. Non hai mai pensato a qualcosa di diverso per te?" L'androide osservo il soffitto.
"Nel mio programma non esiste il pensare a qualcosa che non mi sia stato imposto" Rispose.
"Mi dispiace" una lacrima scese lungo la guancia.
"Perché tanta tristezza?" La osservò l'androide.
"Non lo so. So solo che tutto questo è ingiusto Connor." Lui sorrise.
"Non capisco perché devi provare emozioni del genere verso qualcosa che non è nemmeno vivo" la guardò incuriositò.
"Non vivo...?" Si avvicinò all'androdie. "Posso?"
L'androide Annui confuso.
La ragazza si strinse a lui e appoggiò l'orecchio sul petto di quest'ultimo.
Quello che senti fu un battito. Vari battiti.
Alzò lo sguardo tenendo l'orecchio appoggiato al suo petto.
"Eppure io sento un cuore che batte al suo interno"
Connor la guardò.
Senti una scossa dentro di sé.

"Mi scuso. Forse è meglio se vado a dormire.." Disse la ragazza arrossendo staccandosi dall'androide. Dirigendosi verso la camera.

Chiuse la porta e vi scivolò sopra.
Il suo cuore. Sentiva il suo cuore correre all'impazzata.
Quando si sentiva vicino a lui. Sentiva il formicolio alle mani, bruciore allo stomaco e il cuore palpitava.
Assurdo.

"Mi sto innamorando...cazzo."

***

Finito il nuovo capitolo.
Quindi? Cosa ne pensate?
Spero vi piaccia.

"Android or Human: can they fall in love?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora