capitolo 3. OBBIETTIVI

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POV. EVAN

L'attizzatoio è pesante e me lo giro tra le mani. Lui accende la luce e quando mi vede non dice nulla e porta le mani alla bocca. Mi fa pena quell'uomo. Così vigliacco e crudele allo stesso tempo. So che gli hanno dato qualche mese, cancro ai polmoni, e so anche che le sue due fanciulle non lo sanno, ma se lo merita, ma forse le sue figlie no. So che lui sa bene chi sono e ora so chi sono loro. I miei genitori.

Si alzano entrambi e si mettono ai due lati del letto matrimoniale.

-Cosa vuoi?- dice agitata lei. La guardo e rido. Davvero? Che ridicoli che sono.

-Voglio quello che mi spetta- queste parole che trasudano un immenso rancore restano nell'aria.

-Vuoi dei soldi? Dicci ma vattene- dice lui. Fanno finta di non capire. Non sono stupido. Tutti pensano che l'eroina sia la mia migliore amica, ma non è così. Non mi faccio più da un anno, ma le persone parlano e tanto so che continueranno a parlare. La mia migliore amica è la mia intelligenza. Ovviamente rintracciare di chi era il grembo di mia madre è stata la cosa più facile. Ho il cognome di mio "padre" e forse questo me lo spiego di meno.

-Voglio parlare con mia sorella- e sorrido.

-Lascia stare mia figlia- dice lui, sembra stesse ringhiando, ma quando aggrotto le sopracciglia guarda per terra. Non si tradisce.

Lo ignoro e continuo a parlare –la genetica mente, perché Teresa, la vostra adorata Tessa, è terribilmente sexy come me. Comunque tecnicamente mi spettano un sacco di cose. Nulla.- appoggiai l'attizzatoio sulla scrivania di fronte al letto e tirai fuori il coltellino dalla tasca –sono venuto ad avvisarvi che probabilmente non vedrete più le vostre adorate figlie quando si accorgeranno di che mostri siete.-

-Evan?- dice Adeline sconcertata. Guarda il marito con gli occhi sbarrati.

-Um... no. Sono solo un topo che va usato come una cavia giusto paparino?-

-Evan non è colpa nostra... abbiamo fatto la cosa migliore per tutti- dice lui.

-No, per voi, brutto cretino.- mi metto a ridere, mi suona buffo. Poi riprendo a parlare. –Sono stato per più di 15 anni in quell'orribile casa. La cosa migliore per tutti?! Mi avete venduto a quei pervertiti per solo 50.000 dollari! Non dare il povero Evan ad un orfanotrofio no eh?!-

-Figliolo avevamo bisogno di soldi- le sue parole sono secche e dirette, ma non riesce a guardarmi negli occhi.

– E comunque non dovresti saperle queste cose- aggiunge lei preoccupata e quasi irritata, come se non mi riguardasse minimamente.

Riprendo l'attizzatoio in mano e mi avvicino lentamente a lei e glielo punto addosso di scatto. Urla terrorizzata e mette le braccia avanti... per proteggersi? Lui si avvicina al muro opposto e quando lo guardo si ferma impietrito. Con un piccolo scatto della mano prende e si mette gli occhialetti appoggiati alla libreria sul muro. Sono spessissimi. Ora mi guarda. Mi fissa con la bocca contratta. Rido. Salgo in piedi sul letto con le scarpe infangate e salto giù davanti a lui. Gli metto la punta del coltellino sulla grossa pancia. Non fa niente. Che strano.

Ha paura. E fa bene.

-Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno...- lei inzia a piangere e respirare affannosamente e mi giro verso di lei –tic toc, tic toc... zero!- mi rigiro e lo osservo per qualche secondo come si può osservare una mosca che si strofina le zampette sul letame -bu!- lui sobbalza e rido.

Cerca di indietreggiare ma è attaccato al muro. Ora che è così vicino mi accorgo che è abbastanza basso.

-Preferisci essere infilzato con il coltellino nel cranio o essere inculato dall'intizzatoio?-

Mi guarda e deglutisce.

-Lo so sono troppo generoso a farti pure decidere- e sorrido –boh, chiediamo alla signora-.

Non mi giro neanche verso di lei.

-Ti prego lasciaci stare- lo dice singhiozzando e faccio fatica a capire.

-Mmm... indovinate. NO.-

Sento passi e voci fuori dalla porta. Riconosco la voce di Ashton.

Raggiungo a passi lunghi e veloci la porta e la spalanco. Guardo giù dalle scale. Luke non c'è, e il portone d'ingresso avvolto nel buio è socchiuso e lascia entrare la luce del piccolo lampione del giardinetto. Ashton è sul corridoio davanti a me con due ragazze, le mie sorelle.

Lo raggiungo e lascio cadere le armi che tengo in mano e lo prendo per il colletto della camicia -Cazzo fai idiota?-

Ashton sorride.

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Ecco il terzo capitolo! :) È scritto da Francesca (io). Lo so Evan è un po' in versione Tate (sono una fan accanita di AHS e non so se sopravviverò fino ad ottobre quando uscirà la quinta stagione). Un bacione e a dopodomani! <3

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EVAN|| l.h & e.pDove le storie prendono vita. Scoprilo ora