capitolo 7. SABATO

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POV. LUKE

Sono disteso sul letto a fissare il soffitto. Sblocco il telefono e guardo l'ora. Sono le 7 p.m. . È sabato e sinceramente mi farebbe un po' tristezza restare a casa, così chiamo Ashton.

-Ehi Ash, come va?-

-Bene, anzi benissimo!- lo dice sussurrando

-Emn... Okay- aspetto un attimo di silenzio per capire se vuole aggiungere altro. Non dice nulla.

-Ti va di venire da me sta sera?- chiedo.

-Oh... No, no, no. Sono a casa di alisha- e ridacchia e continua a parlare sottovoce. –scusa devo andare- e mette giù.

Che simpatico.

Apro la rubrica e incomincio a scorrerla sperando di avere qualche illuminazione. Niente fino alla lettera P. Peters Teresa. Sto amando molto, ma molto stranamente il nostro professore che ci ha fatto fare una ricerca a gruppi, così ora ho il suo numero.

"Ma no Luke non puoi chiamarla: 1. sembrerebbe un appuntamento, 2.non la conosci, 3. l'altra sera hai fatto irruzione in casa sua scombussolandole la vita." E la chiamo.

-Ciao Luke- dice.

-Ehi ciao, come stai?- mi accorgo che questa frase detta così trasuda imbarazzo e questa cosa non è da me, ma me ne frego, e questo è da Luke.

-Normale- e dopo aggiunge –penso... Perché?

-Oh volevo chiederti se ti andava di uscire.-

Dopo qualche secondo di silenzio dice –Non me lo sarei mai aspettata che Luke Hemmings mi incìvitasse ad uscire- mi sembra stia sorridendo mentre lo dice –Perché no?- fa una pausa –dove volevi andare?-

-Non so...- esito un attimo. - A te piacerebbe andare da qualche parte?-

-In discoteca?- e ride.

-Okay se vuoi ti passo a prendere verso le sette e mezza-

-Perfetto, a dopo- e attaccca.

Perché mi mettono giù sempre prima gli altri?

Poi mi viene un dubbio... In quale discoteca? Prendo il telefono e richiamo Ashton. Stranamente mi ririsponde.

-Cosa vuoi ancora? Sono IMPEGNATO- e scandisce queste parole come fossi un analfabeta.

-Scusa è che volevo chiederti se conosci qualche discoteca figa.-

-O mio Dio! Luke Hemmings non sa dove andare? Comunque con chi dovresti andarci?- chiede.

-Emn...-

-Vabbe, non me ne frega, mi racconti domani. Vai alla Sylium- e attacca.

Cerco su internet dov'è. È a venti chilometri.

Mi cambio velocemente la tuta orribile tutta bucata, che sembra più un pigiama, e indosso dei jeans abbastanza attillati neri e una semplice maglietta grigia che mia mamma reputa del pigiama.

Prendo le chiavi delle macchina di mia mamma ed esco. Arrivo a casa di Tessa alle 7 e 25, ma aspetto. Si affaccia dalla finestra e mi fa segno che scende. Esco dalla macchina e la aspetto. Arriva dopo un minuto. È bellissima. I lunghi capelli scuri saccolti in una coda, gli occhi contornati di nero e le lunghi ciglia. Indossa un semplice tubino nero. Ha una piccola borsa bianca. Le gambe sono nude e indossa delle creepers grigie che le le fanno sembrare molto magre. Deglutisco e le apro la portiera. Sale senza dire nulla, ma sorridendo.

Faccio velocemente il giro della macchina, e salito accendo subito il motore, forse per evitare il silenzio imbarazzanti, e poi penso che non tarderà ad arrivare visto tutto il tragitto e mi viene un groppo in gola.

Parto. Ora sfrecciamo sulla strada a 110 km all'ora. Penso come iniziare una conversazione lei fortunatamente mi precede, ma con un argomento simile a un vicolo chiuso.

-Quando compio 18 anni vado a vivere con Evan- lo dice in modo disinvolto, non sembra lo faccia per provocarmi. Contraggo la mascella.

-Io ti avevo avvisato- dico.

Vedo con la coda dell'occhio che si gira verso di me, ma io non ricambio lo sguardo, e sto fisso con lo sguardo nel buio invernale.

-Okay, ma sono sicura sarà meglio che stare con i miei-

-Ma ora erano a casa?- domando e dopo mi rendo conto che forse non centra molto con l'argomento e che il mio tono è un po' invadente, ma lei non ci da peso.

-No, non so dove siano andati, e di certo non li chiamerò per chiederglielo. Comunque non c'era neanche Selena.- fa un respiro profondo e torna a guardare la strada.

Dopo qualche secondo di silenzio per lasciarre scaricare la tensione, o farla salire, chiedo: -conosci la sylium?-

-Stiamo andando là?- chiede agitata.

-Sì, perché?

- È dove lavora il mio ex.-

Dopo un momento di silenzio alquanto imbarazzante accosto la macchina al lato della strada, e lei mi chiede: -allora dove potremmo andare?-

Ora ci stiamo guardando negli occhi. Le "rispondo" con un'altra domanda:

-Hai già mangiato?-

-No.-

-Se vuoi ho casa libera.- poi mi rendo conto che sembra allusivo e aggiungo – i miei sono via per qualche giorno e ho due pizze surgelate e una tv modestamente grande- dicendolo sorrido incosciamente, e dico –e la connessione.-

Ridacchia e dice: -Mi sembra molto meglio della discoteca-.

Giro la macchine e arriviamo a casa mia in 10 minuti parlando scopriamo la terribile passione che ci accomuna: la musica.

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Ecco il settimo capitolo! Scritto da Francesca. Scusate per il ritardo, e ho paura che non riuscirò a pubblicare regolarmente i capitoli d'estate perchè ora vado in vacanza. Un bacio -Fra

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