Una voce sintetica mi chiamava dal buio. Guardai avanti e vidi solo un minuscolo puntino bianco luminoso. Ero immobile, non emettevo alcun suono. I sensi si stavano riaccendendo, l'ambiente circostante iniziò ad apparire più nitido e concreto nel gi...
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Guardiana? Guardiana... guardiana!
Una voce sintetica mi chiamava dal buio. Guardai avanti e vidi solo un minuscolo puntino bianco luminoso. Ero immobile, non emettevo alcun suono. I sensi si stavano riaccendendo, l'ambiente circostante iniziò ad apparire più nitido e concreto nel giro di pochi minuti. Forme, colori, luci, suoni... poi freddo, molto freddo. Freddo d'inverno.
Svegliati, guardiana!
Di nuovo quella voce sintetica. Ferma ma gentile. Il paesaggio era più chiaro, ora. La neve copriva il suolo con un candido manto soffice. Sporadici fiocchi danzavano pigramente dal cielo coperto da nuvole sparse. C'erano anche alcuni alberi, ma avevano ormai perso le foglie – forse erano in letargo, o forse erano... no, non volevo pensarci. Mi preoccupava ora quel cimitero di auto arrugginite che mi circondava, alcune delle quali presentavano degli scheletri polverosi abbandonati nei loro abitacoli, come se stessero dormendo.
Io? Ero fuori, ancora acciambellata a terra, guardandomi le mani che mi formicolavano. Una bambina spaventata, da sola, in una terra post-apocalittica. No, non ero una bambina. Ero una donna... o forse una bambina intrappolata in un corpo di donna? I miei ricordi prima del buio mi sembravano lontani, se non addirittura cancellati per sempre.
Allora non capivo che ero appena stata rianimata come Portatrice di Luce... una guardiana, come mi aveva chiamata lo strano esserino che avevo davanti ai miei occhi. La macchina volante più strana che avessi mai visto. E che sembrava felice di vedermi.
― Ha funzionato. – disse tra sé. Poi, rivolto a me, aggiunse: ― Sei viva! Non sai da quanto tempo ti sto cercando.
Chiunque o qualunque cosa fosse, era poco più grande della mia mano. Galleggiava liberamente nell'aria senza ali né braccia. Era composto da una minuscola sfera di metallo, con un unico "occhio" azzurro luminoso al centro, ed era avvolto in un guscio bianco diviso in piccoli frammenti geometrici racchiusi in una forma a diamante dai vertici tagliati.
― Chi... chi sei? – balbettai, quasi sussurrando. Da quanto non usavo la mia voce?
― Sono uno Spettro. Anzi, sono il tuo Spettro, e tu... be'... – si presentò lui, o almeno credevo che fosse un "lui", dato che parlava con voce maschile.
Appena cercò di spiegarmi come fossi arrivata lì, però, esitò per qualche secondo, prima di essere diretto e sincero: ― Ascolta. Tu eri morta da tanto tempo. Perciò vedrai molte cose che non riuscirai a capire.
Non so che cosa mi prese ma, voglio essere sincera, fui presa dal panico e cercai di raccapezzarmi su quanto stava succedendo: lo Spettro mi aveva trovata e rianimata con i suoi poteri della Luce, e si era persino prodigato a "cucirmi" degli abiti semplici per coprire un corpo che non mi corrispondeva. Ripeto, allora non ricordavo se fossi stata una donna o una bambina prima di morire, ma la sola cosa di cui ero certa al cento percento fu che non ero un'umana.