Capitolo 2

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La luce del mattino inondava la cucina, tingendo d'oro il tavolo dove noi ragazze ci eravamo riunite per la colazione. Il profumo del caffè appena fatto si mescolava alle risate mentre Abby versava il latte nella sua tazza, creando un vortice perfetto. Il calore della tazza e il dolce aroma del caffè erano un conforto.

"Quindi, quali sono i piani per oggi?" mi chiese Olivia, mordicchiando un toast croccante. "Ho pensato di esplorare il quartiere, magari trovare un angolo tranquillo dove leggere," risposi, con un sorriso immaginando già un parco silenzioso.

Abby annuì, entusiasta. "Potremmo fare shopping insieme! Ho visto una boutique adorabile l'altro giorno." La sua energia era contagiosa, e non potei fare a meno di accettare, anche se ero consapevole delle possibili obiezioni del mio portafoglio.

Anne, con un quaderno di schizzi aperto davanti a sé, alzò lo sguardo. "Io passerò il pomeriggio al parco per alcune ispirazioni artistiche. Questa città è un museo a cielo aperto!" La sua passione per l'arte era sempre fonte di ispirazione.

Nel frattempo, i ragazzi erano già in piedi, pronti per le loro avventure. Mason aveva organizzato una partita di basket con alcuni amici del quartiere, mentre Daniel e Caleb avevano in programma di visitare una mostra di fotografia.

"Ragazze, ci vediamo più tardi!" esclamò Mason, lanciando un saluto mentre usciva. Il suono della porta che si chiudeva echeggiava nell'appartamento. "E non fate troppi danni con lo shopping," aggiunse Daniel con un'occhiata maliziosa.

All'alba, tra chiacchiere e progetti, ci separammo, il calore dell'amicizia ci accompagnava. New York ci attendeva, con le sue infinite possibilità.

Il campo da basket del quartiere era già un fermento di attività quando Caleb e Mason arrivarono, il sole ancora timido tra i grattacieli. I ragazzi del quartiere li accolsero con strette di mano e sorrisi, la comunità unita dalla passione per il gioco.

"Pronti a perdere?" scherzò uno degli avversari, mentre faceva rimbalzare la palla sul cemento caldo. Mason rispose con un ghigno. "In sogno, forse!"

La partita iniziò con un fischio amichevole, e subito l'aria si riempì del suono dei passi veloci e del pallone che colpiva il cemento. Caleb si muoveva con agilità, dribblando gli avversari con una grazia che mostrava anni di pratica. Mason, con la sua altezza, dominava sotto canestro, i suoi rimbalzi una danza di forza e precisione.

Il punteggio era serrato, ogni canestro un trionfo festeggiato con urli e pacche sulle spalle. Daniel, arrivato per tifare, si unì al coro di incitamenti, la sua voce una nota di entusiasmo nel coro di emozioni.

La partita si concluse con un ultimo, decisivo tiro da tre punti di Caleb. Il campo esultò, e i ragazzi si abbracciarono, vittoriosi. "Ecco come si fa!" esclamò Mason, alzando il pugno al cielo, il sudore che luccicava sulla sua fronte.

Dopo la partita, i ragazzi si ritrovarono al bar del quartiere, le fronti ancora sudate, ma i cuori leggeri. "Un brindisi alla nostra squadra," disse Caleb, alzando il bicchiere di limonata ghiacciata.

La giornata era trascorsa in un lampo, e al crepuscolo ci trovammo di nuovo insieme, avvolte nel calore dell'appartamento. Mentre i ragazzi erano fuori, noi ragazze ci raccogliemmo nel salotto, ciascuna con una tazza fumante tra le mani, il profumo del tè che riempiva la stanza.

"Raccontami di più di te, Evelyn," disse Olivia, con un sorriso incoraggiante. Così, tra il tepore delle coperte sul divano e il conforto delle amiche, condivisi frammenti della mia vita in Olanda, dei miei sogni e delle mie speranze.

Abby, sempre pronta a rendere ogni momento speciale, propose un gioco: "Che ne dite di fare un 'tour dei ricordi'? Ognuna di noi racconta il suo ricordo più caro di New York." Accettammo con entusiasmo, e così iniziò un viaggio tra aneddoti e risate, che ci fece sentire ancora più vicine.

Anne, con la sua voce dolce, narrò di un pomeriggio passato al parco, quando un artista di strada le aveva fatto il ritratto. "Era come se avesse catturato non solo il mio viso, ma anche un pezzo della mia anima," disse, con gli occhi brillanti di emozione.

Olivia condivise la storia di come aveva trovato un gatto, in un vicolo innevato. "Era un batuffolo di pelo tremante, e non ho potuto fare a meno di portarlo a casa dei miei genitori," raccontò, e il suo affetto per il piccolo felino era palpabile.

Quando fu il turno di Abby, ci sorprese con la descrizione di una notte in cui aveva ballato sotto la pioggia, senza preoccuparsi degli sguardi. "Mi sono sentita libera, come se in quel momento nulla potesse toccarmi," disse, e la sua risata era un inno alla vita.

La serata si concluse con un abbraccio di gruppo, un momento di pura complicità femminile.

Mentre il tempo trascorreva, il rumore della porta che si apriva annunciò il ritorno dei ragazzi. Caleb fu il primo a entrare, seguito da Mason e Daniel, che portavano con sé una ventata di aria fresca e il profumo della città.

"Come è andata la partita?" chiese Anne, alzando lo sguardo dai suoi schizzi.

"Abbiamo vinto!" esclamò Mason, visibilmente soddisfatto. "È stata una partita combattuta, ma alla fine ce l'abbiamo fatta."

"E la mostra di fotografia?" domandai, curiosa di sapere delle avventure di Daniel e Caleb.

"Era fantastica," rispose Daniel, con gli occhi che brillavano di entusiasmo. "Abbiamo visto alcune opere davvero ispiranti. Mi ha dato un sacco di idee per il mio progetto."

I ragazzi, euforici, e noi ragazze, raccolte nel calore delle nostre storie, condividemmo il momento. Abby, sempre pronta a unire il gruppo, propose di bere un bicchiere di succo di frutta appena spremuto.

La serata si concluse tra aneddoti e una profonda sensazione di comunione che solo una vera amicizia può regalare.

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Evelyn E Gli Amici Di New York Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora