Cap 6

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Salomè sedeva al centro di una distesa di fiori dalle sfumature pastello

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Salomè sedeva al centro di una distesa di fiori dalle sfumature pastello.
I caldi raggi del sole le baciavano la pelle nuda, scivolando sulla veste dagli scoscesi veli argentati. 
Poggiata alla spalla, la treccia morbida le era stata acconciata con filamenti dorati e piccoli quarzi, brillanti come le lunghe collane che le scivolavano sul petto e intorno al collo.
La voce della dama si perdeva melodiosa all'orizzonte, mischiandosi nel sussurro del vento, oltre la linea celeste del cielo sconfinato.

Incantato da quella ninna nanna, Daniel riposava sulle sue cosce, cullato dalla dolcezza della fanciulla.
Aprendo lentamente le palpebre, egli la travolse con la luminescenza della sue iridi turchesi, baciandole il volto con lo sguardo.
Mentre ella gli carezzava i capelli, il giovane si distese in un amorevole sorriso, uno di quelli che, tacendo, riuscivano a sussurrare parole mai dette.

Prendendole il dorso della mano, egli le sfiorò il polso con le labbra, tatuandole la pelle con un casto bacio.
Gioendo dell'accalorarsi delle guance della fanciulla, Daniel le passò le dita sul volto, sistemandole una ciocca dietro l'orecchio ingioiellato.
"Sei bellissima..." le sussurrò in una lingua sconosciuta, dalla pronuncia elegante e la fisicità sabbiosa.

Era strano, nonostante non avesse mai udito tale idioma, la strega riusciva a comprenderlo.

Con voce rotta, ella smise di cantare, trattenendo un singhiozzo.
"Io... Non avrei mai voluto lasciarti andare..."
Senza neanche accorgersene, le sue labbra si erano mosse da sole, esprimendo quella dolorosa verità nella stessa lingua del giovane.

Daniel si sollevò sui gomiti, chiudendole la guancia nel palmo.
Le larghe maniche della veste bronzata scivolarono sulle spalle della fanciulla, intrecciandosi ai panneggi dell'abito candido.
"La luna manterrà il segreto di quella notte e, fino a che continuerà a splendere, potremmo illuderci di riavere un'altra possibilità".

Senza darsene una ragione, una fredda morsa strinse il cuore di Salomè, lasciandola senza fiato.
Scoppiando in un dirotto pianto, si strinse la mano di Daniel al volto, bagnandogli le dita con la vite del tormento.
"Tu non- non sei morto, vero?" gemette, cercando con disperazione la conferma a quella domanda tanto dannata.

Mentre la curva della bocca di Daniel si sollevava lievemente, i suoi occhi si specchiarono in quelli della dama.
Asciugandole le lacrime con i pollici, egli le carezzò le gote, facendole scivolare la mano dietro la nuca
"Salomè..." bisbigliò, mescolando il suo respiro a quello della fanciulla "morirò il giorno in cui ti dimenticherai di me..."

Socchiudendo le palpebre, il giovane si avvicinò titubante alle labbra della maga, bramandole con lo sguardo.
In un'eclissi che si specchiava nel raggiante sole, quelle due anime spezzate marginavano le loro sofferenze in quella malinconica danza, stringendosi a tal punto da divenire una cosa sola.

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