Cap 1- La videoteca dei sogni

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Le strade acciottolate di Montpellier brillavano sotto la pioggia autunnale, riflettendo le luci tremolanti dei lampioni art nouveau. Antoine Dubois si strinse nel cappotto, maledicendo la sua decisione di fare una passeggiata serale nel quartier Antigone invece di prendere il tram. A ventotto anni, lavorava come grafico pubblicitario in uno studio nella Place de la Comédie, e quella sera aveva fatto tardi per terminare un progetto urgente.

Camminando lungo Rue de la Loge, qualcosa catturò la sua attenzione. Tra la boulangerie "Le Petit Pain" e il Café des Arts, dove era sicuro ci fosse sempre stata una boutique di abbigliamento vintage, ora si trovava una videoteca. "Vidéothèque des Rêves" recitava l'insegna al neon viola, alcune lettere che sfrigolavano nella foschia serale, creando inquietanti ombre danzanti sulla facciata Art Déco.

Antoine si fermò, perplesso. Era impossibile. Conosceva ogni negozio del centro storico, aveva persino disegnato il logo per metà delle attività commerciali della zona. Eppure quella videoteca sembrava essere lì da decenni, con la sua vetrina leggermente ingiallita e i poster sbiaditi di film degli anni '80.

Il campanello suonò con un tintinnio sinistro quando spinse la pesante porta in legno e ottone. L'interno era molto più grande di quanto l'edificio suggerisse dall'esterno. File infinite di scaffali in mogano scuro si estendevano in profondità, illuminate da lampade vintage che emanavano una luce ambrata. L'aria era densa di un odore particolare: polvere, nastro magnetico e qualcosa di indefinibile, quasi elettrico.

"Bonsoir, monsieur," mormorò tra sé, muovendosi tra i corridoi. Le sue dita sfiorarono centinaia di custodie di plastica, alcune così vecchie da essere quasi opache. In sottofondo, un grammofono suonava una versione distorta di "La Vie en Rose".

"Je peux vous aider?" La voce lo fece sobbalzare. Dietro un bancone art nouveau in legno intarsiato, un anziano con un panciotto bordeaux e occhiali dalla montatura dorata lo osservava con un sorriso enigmatico. I suoi occhi avevano una strana luminescenza violacea, come se riflettessero il neon dell'insegna, ma più... viva.

"Je... je regarde simplement," balbettò Antoine, cercando di mascherare il disagio crescente. Il suo sguardo venne attratto da una videocassetta particolare su uno scaffale isolato: "Bob l'Éponge - Épisodes Perdus". La custodia sembrava vibrare leggermente, o forse era solo un effetto della luce tremolante?

"Ah, excellent choix," disse il vecchio, materializzandosi improvvisamente al suo fianco senza alcun rumore di passi. Il suo accento era indefinibile, come se parlasse tutte le lingue del mondo contemporaneamente. "Questa è... particolare. Molto particolare." Passò all'italiano con naturalezza inquietante.

Prima che Antoine potesse protestare o chiedersi perché l'uomo avesse cambiato lingua, il vecchio gli mise la cassetta tra le mani. Al contatto, una scarica elettrica gli attraversò il corpo dalla punta delle dita fino alla base della spina dorsale. La stanza iniziò a vorticare, i colori si fusero come acquerelli sotto la pioggia. Le pareti della videoteca si dissolsero in un caleidoscopio di tonalità impossibili.

Quando riaprì gli occhi, era circondato da acqua. Ma respirava normalmente. Il cielo sopra di lui era diverso, più... bidimensionale? In lontananza, una costruzione a forma di ananas si stagliava contro un orizzonte marino di un blu impossibile, mentre bolle cartonesche fluttuavano verso l'alto.

"Non... non è possibile," mormorò Antoine in francese, ma la sua voce suonava diversa, più gioviale, quasi comica. Si guardò le mani: erano diventate animate, perfettamente bidimensionali, con contorni netti e colori saturi. Un granchio con un cilindro e un grembiule da ristorante passò accanto a lui, contando ossessivamente banconote verdi.

La realizzazione lo colpì come un'onda di marea: era finito dentro il cartone animato. Ma c'era qualcosa di più terrificante che stava emergendo nella sua coscienza: questo mondo sembrava tremendamente... familiare. Come se la sua vita a Montpellier, il suo lavoro, i suoi ricordi fossero stati solo un sogno elaborato, e questa fosse la vera realtà.

Il labirinto onirico dei mondiWhere stories live. Discover now