Il robot e la ragazza magica

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Eda Yldiz era pronta a salire sul palco per tenere il discorso di incoraggiamento ai laureandi in Architettura della Kadir Has University di Istanbul.Solo pochi mesi prima anche lei faceva parte di quella speranzosa platea di ragazze e ragazzi a qualche esame di distanza dal futuro che avevano sempre sognato,per il quale avevano lavorato giorno e notte.Il tailleur blu che Ceren le aveva prestato non la faceva sentire a propio agio;fosse stato per lei avrebbe indossato uno degli abitini di fiori appesi alla rinfusa nel suo armadio,bocciati uno per uno dall'amica neo avvocato con la passione per la moda e il sogno di diventare una designer di scarpe,ma obbligata a seguire le orme della sua famiglia.<<Il blu é il colore della tranquillità>>le aveva detto per convincerla.<<Dovrebbe essere illegale indossare una giacca a fine luglio!>>aveva ribattuto Eda che,mentre camminava verso il centro del palco,si era resa conto che l'emozione l'aveva del tutto anestetizzata.Non sentiva né caldo né freddo,ma solo il desiderio di parlare a tutti quegli occhi famelici di domani che la fissavano.<<La vita é un dono ed é piena di sorprese.É nostro compito renderla più bella>>esordì.<<Io ho fatto sì che la mia fosse piena di fiori,libri e amici.Mia madre era fioraia,ecco perché conosco questo mondo così bene.Il mio scopo era diventare un architetto paesaggista...e ce l'ho fatta.Quando ero piccola ho perso i miei genitori e per questo motivo mi sono concentrata sugli studi,perché volevo che fossero orgogliosi di me.Così ce l'ho messa tutta per diplomarmi con il massimo dei voti e sono stata accettata per una borsa di studio che mi ha portato a studiare in Italia e a concludere lì l'università...>>
<<Eda! Eda,svegliati>>
La squillante voce di Ayfer la riportò improvvisamente alla realtà.Aprì gli occhi e si ritrovò arrotolata tra le lenzuola color glicine,uno dei suoi fiori preferiti,reduce dal sogno che ormai faceva ogni notte.L'università era diventata una lontano ricordo  da quando i fondi per la sua borsa di studio erano stati ritirati:non solo non sarebbe mai salita su un palco per parlare agli studenti,ma probabilmente neanche avrebbe mai fatto parte della platea di laureandi.Da quando aveva smesso di andare a lezione,non potendosi permettere la retta e ancora meno il privilegio di una vita da fuorisede in Italia,Eda lavorava a tempo pieno in un negozio di fiori di zia Ayfer,sorella del padre e sua seconda mamma.
<<Sognavo l'Italia e invece devo occuparmi di petunie>>sospirò,mentre dalla terrazza di casa,propio accanto al negozio,contava i sacchi di terra che avrebbe dovuto sistemare prima di iniziare a lavorare sulle composizioni floreali ordinate dagli hotel della città.
<<Guarda che capolavori!>>la incitava sempre Ayfer.<<Un giorno realizzerai dei giardini da fiaba!>>Senza rendersi conto che ormai neanche la nipote ci sperava più.La vita di Eda,in fondo,non era male neanche così.Provava a ripeterselo ogni giorno,mentre guardava da lontano il suo futuro sfumato.Scendendo in cucina a prepararsi un caffè,si ritrovò davanti il disastro di piatti e pentole da lavare che Melo,la sua coinquilina,aveva lasciato.
<<Melo!>>provò a chiamarla.<<Melo,sei sveglia?Guarda che io non laverò i tuoi piatti sporchi!Scordatelo!>>Come risposta ebbe solo il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva.

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