Il robot e la ragazza magica pt3

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Era molto tempo che Eda avrebbe voluto incontrare dal vivo il grande architetto turco Serkan Bolat.Fini a qualche anno prima avrebbe dato qualsiasi cosa per stringergli la mano,per complimentarsi per gli edifici che lei considerava arte pura e per ringraziarlo della borsa di studio che aveva messo a disposizione degli studenti meno abbienti,che le aveva permesso di frequentare l'università.Ma Serkan Bolat era stato anche colui che quelle borse di studio le aveva ritirate da un momento all'altro facendo svanire,nel bel mezzo del percorso di studi,i suoi progetti e quelli di tanti altri ragazzi aspiranti architetti.Serkan Bolat,per Eda che aveva letto ogni cosa di lui,si era trasformato da luminosa ispirazione a perfido privilegiato,un figlio di papà con l'hobby di dare false speranze per poi distruggere i sogni di chi lo aveva sempre ammirato.Eda non era una ragazza che provava rancore,ma da quando aveva perso la borsa di studio era ossessionata dall'idea di fargliela pagare.Nella sua stanza aveva appeso una sua foto che nei momenti di rabbia sfregiava con delle freccette per distendere i nervi.Melo,ogni volta che la guardava,sperava che a Bolat non succedesse mai nulla di male,altrimenti la sua amica sarebbe stata la prima indiziata.Propio per questo lei,Fifi e Ceren le avevano tenuto nascosto che sarebbe stato lui il relatore dell'incontro per gli ex studenti dell'università.Sapevano che,in quello stato,avrebbe potuto dire qualcosa di irrecuperabile.Mettersi contro un uomo potente come Serkan Bolat avrebbe voluto dire toccare un punto di non ritorno.
<<Ragazzi,il signor Bolat sta salendo in ufficio.>>
Era da più di tre anni che Leyla Haktan gli faceva da assistente personale e ancora adesso,ogni volta che sentiva proferire il suo nome,tremava.Quando si era presentata al primo colloquio di lavoro per la posizione che ora ricopriva,era una ragazza completamente diversa:aveva lunghi capelli ricci,non portava gli occhiali e credeva di avere un enorme fiducia in se stessa.All'inizio della sua carriera aveva capito che non sarebbe stato facile lavorare al fianco dell'architetto enfant prodige che era riuscito a fondare con le sue forze,e due preziosi soci,un'agenzia che vinceva appalti su appalti ed era completamente indipendente dalla grande holding di suo padre Alptekin Bolat di cui,al contempo,il figlio Serkan aveva deciso di rimanere socio.Ma di certo Leyla non si aspettava che in soli tre anni la paura di non essere all'altezza delle sue aspettative del suo capo l'avrebbe portata a vivere nell'ansia di sbagliare,tanto da costringerla a tagliare fin sotto le orecchie i suoi lunghi ricci per evitare di martoriarli arrotolandoli tra le dita;a passare notti con gli occhiali incollati al pc per controllare che i planning giornalieri fossero sempre perfetti,sacrificando così le sue dilottrie e costringendosi a indossare un paio di occhiali.Viveva nel desiderio di licenziarsi e liberarsi da quel senso di oppressione che la pesava sul petto,ma allo stesso tempo aveva paura di essere mandata via.Non si capacitava ancora del perché l'impeccabile Serkan avesse scelto propio lei,tra centinaia di candidate.

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