Quattro

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TW: scene con descrizioni forti, torture e sangue

Il silenzio ci accompagnò fino ad un corridoio isolato e buio della Base

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Il silenzio ci accompagnò fino ad un corridoio isolato e buio della Base. Nella mia testa, lentamente, stavano prendendo forma le ramificazioni di questi corridoi intrecciati.

Dopo circa dieci minuti, il tempo necessario affinché ci spostassimo fino a quella che dedussi fosse la periferia della Base, arrivammo davanti ad una porta che sembrava interamente fatta in ferro battutto. Lì, il corridoio non continuava più, si fermava con quella porta che sembrava indicasse la discesa per l'inferno.

"Eccoci qui, siamo alle porte delle carceri", decretò il dottore mentre afferrò dalla tasca del camice quelle chiavi che gli avevo visto prendere prima.

Inserì una delle tante nella toppa della porta che poi spinse con forza. Quest'ultima fece un rumore acuto che ne indicò la cattiva manutenzione.

Erion mi tenne la porta aperta e mi fece cenno ad entrare. Varcai la soglia e notai come le luci qui fossero più accese, come se non dovessero lasciare nemmeno uno sprazzo di zona buia. Difatti vidi subito delle scale abbastanza ampie che portavano giù, e il percorso per arrivare alle prigioni mi sembrava infinito. Sentì la porta chiudersi, dopodiché Erion mi passò avanti ed iniziò a scendere le scale.

Mi sbrigai a seguirlo, notando come due passi suoi corrispondevano ad uno mio.
Scendiamo le scale, per almeno due rampe rimaniamo in silenzio, con solo il rumore delle nostre scarpe sul suolo a fare da sottofondo. Non so effettivamente quanto mancasse ma forse eravamo quasi giunti a destinazione.

Arrivata alla terz'ultima rampa, vi era un'altra porta questa volta però sorvegliata da due soldati. Appena giunti davanti a loro, si zittirono lasciando il discorso a metà.
Entrambi sono alti, fermi nella loro postazione e attenti a qualsiasi movimento, ecco perché il loro sguardo mi fulminò sul posto ma non dovettero ritenermi un pericolo, in quanto rilassarono nell'immediato le spalle. Solo dopo, notarono il Dottore al mio fianco.

Vedere quei due, lì, statuari e abbracciati ad un fucile mai visto in Accademia mi fa venire i brividi dal pericolo che percepisco.
Sono due uomini di circa trent'anni e sembrano troppo simili tra di loro, se non uguali. L'uomo posto a destra della porta ha i capelli raso pelle e neri, occhi scuri e un viso contratto in un'espressione accigliata. Lo stesso si poteva dire per l'uomo alla sua sinistra, con l'unica differenza che ha un neo sopra il labbro e gli occhi verdi.

Quest'ultimo, senza fiatare, consegna ad Erion un foglio con su scritto qualcosa.

"Loro sono Jonnis e Ulrik e questo-" Sventolò il pezzo di carta "-serve per segnare chi è entrato ed uscito dalle prigioni. Dovrai inserire data, ora e firma ogni volta che entri ed esci da qui", mi disse mentre firmò.

Annuisco e faccio lo stesso anche io, impaziente di entrare e capire per quale motivo ci fossero tutti quei controlli.

Poco dopo una delle due guardie, ancora dovevo capire chi sia Jonnis e chi Ulrik, presero una chiave ed aprirono la porta alla quale facevano da guardia.

Hara HuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora