Capitolo due

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Ava

I miei arti inferiori si mossero il più velocemente possibile. Mi sentii il sangue ribollire nelle vene, come potevano mai pensare di distruggere, ridurre in cenere la mia casa. L'unico ricordo che ho dei miei genitori.

«Ava, rallenta un po'! Non vorrei dire, ma ho quasi venti anni e si stanno facendo sentire molto in fretta» mi gridò dietro Nathan. Tipico di lui.

Mi fermai due minuti per far prendere un po' di aria ai miei poveri polmoni ormai già rovinati da tutto il fumo che consumo ogni giorno. Il mio record è di un pacchetto al giorno. So cosa starete pensando: il fumo fa male, invecchi più velocemente e bla bla bla, ma ehi, è la mia vita. Morirò prima? Probabilmente sì, ma sti cazzi. Non ne vado fiera, assolutamente. Ma il fumo e la musica erano le uniche e poche cose che mi facevano distrarre dai miei pensieri soffocanti.

Ripresi a camminare il più velocemente che potei senza aspettare gli altri tre. Non avevo intenzione di sprecare un secondo in più.

Dopo cinque minuti arrivammo finalmente all'Hermes Hope, la mia casa famiglia. Un nome troppo bello per una casa famiglia, vero? Già, lo penso anche io. Però nonostante tutto mi ci trovavo bene, avevo il mio migliore amico e altre persone che erano diventate fondamentali per me. Non posso dire lo stesso sugli educatori e la direttrice, ma in fondo senza di me le loro vite sarebbero troppo noiose.

Abbassai lo sguardo e imprecai mentalmente dopo aver visto in che stati si trovavano i miei pantaloni della tuta neri. Toccava a me a fare il bucato quella settimana, di nuovo. Prima che entrassimo estrassi il mio pacchetto di sigarette dalla tasca della felpa ma mi accorsi solo quando lo aprii che era vuoto.

«Cazzo...» inveii a bassa voce. Ma Nathan, Brian e Dylan mi sentirono data la vicinanza.

«Cos'è successo?» chiese Dylan.

Alzai il pacchetto con fare scocciato sbuffando. «Mi è finito il pacchetto».

«Un giorno dovresti smetterla di fumare così tanto, sei ancora molto giovane» mi rimproverò lui scoccandomi un'occhiataccia.

«Lo so, ma quel giorno sicuramente non è oggi»

Lanciai uno sguardo agli altri due che se stettero in silenzio pensando a chissà cosa. «Entro oggi qualcuno può offrirmene una o no? Senno mi toccherà chiedere a quel bel ragazzone laggiù» indicai con un cenno di paco il parchetto a pochi metri da noi.

Brian, che era probabilmente il più irascibile e il più protettivo fra i tre tirò fuori una sigaretta e me la diede all'istante. «Tienitela e togli gli occhi da quell'idiota» sbuffò.

La accesi, me la infilai in bocca e aspirai il fumo. Dopo anni non compresi ancora il motivo della sua gelosia spropositata, molto simile a quella di Zac, ma mi resi conto che effettivamente... mi piaceva.

Gli feci gli occhi dolci e come un genio capii al volo cosa gli stessi per chiedere.

«Questa è l'ultima volta che ti do un pacchetto. Ne devi due a tutti e tre» si lamentò con un tono di voce duro e divertito allo stesso tempo.

«So che in fondo mi volete bene e senza di me sareste persi» sorrisi sarcastica.

«Già, hai ragione. Faremmo di tutto per te, piccola stronzetta» sorrisero tutti e tre.

E proprio in quel momento pensai che ero molto fortunata ad avere loro nella mia vita.

«È il momento di entrare. Av, respira e non picchiare nessuno, mi raccomando.» mi avvisò Nathan prima che aprimmo la porta ed entrammo.

La mia casa famiglia si trovava vicino al centro di Brownville, non era molto distante dalla metropolitana. All'esterno si mostrava come una casa bianca a vari piani con molte finestre e dei balconi. Era molto grande e conteneva almeno otto stanze, tra cui il salotto ampio e la cucina. Ognuno di noi aveva un compagno di stanza e io ovviamente condividevo la stanza con Zac. Le camere dei più piccoli avevano il letto a castello, mentre noi più grandi avevamo a disposizione due letti a una piazza e mezzo e un armadio abbastanza capiente per entrambi. C'erano in tutto cinque bagni non contando con quello al piano di terra che era quello di servizio. Io ero una delle poche ragazze, le uniche femmine eravamo io, Sissi e Daisy; le due bambine a cui mi ero affezionata moltissimo.

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