2- L'allenamento

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Una settimana dopo l'incontro

Si svegliò di soprassalto, aveva avuto un incubo. Strofinò le mani un paio di volte sul viso prima di decidere definitivamente di alzarsi dal letto, non aveva più sonno e aveva paura di riaddormentarsi a causa di ciò che aveva visto nell'incubo.

- Jarvis mi riusciresti a dire per favore che ore sono? -

Da poco aveva conosciuto l'esistenza dell'intelligenza artificiale di Tony però per fortuna ci aveva già preso la mano a differenza di altri.

- Sono le quattro del mattino signorina Odinson. Io le consiglierei di dormire ancora un po' -

- Okay grazie -

Si infilò velocemente in doccia per tirarsi via anche il più piccolo residuo di ciò che aveva sognato e poi si infilò un top bianco e dei pantaloni da tuta grigi per andare a fare un po' di Yoga mattutino.

- Jarvis dove posso trovare una palestra qua dentro? -

- La trova al terzo piano. Quinta porta a destra -

- Grazie -

- Di niente signorina Odinson -

- Chiamami solo Artemisia, niente cognome o signorina per favore -

- Certo Artemisia -

Uscì dalla stanza e seguì le indicazioni che le aveva dato la macchina. Quando arrivò davanti alla porta della palestra vide che le luci erano già aperte e si sentivano dei rumori provenire dal suo interno. Aprì lentamente la porta senza fare rumore e vi entrò. Steve era talmente tanto concentrato sul tirare cazzotti al sacco da boxe che non si accorse nemmeno che lei era entrata. Lentamente si avvicinò a lui, prima di riuscire a toccargli la spalla il sacco si staccò grazie ad un suo pugno e volò lontano sbattendo contro il muro. Sconvolta ritratte la mano e si allontanò. Trovò a terra un paio di tappetini e iniziò a fare stretching quando capì che ne aveva fatto abbastanza iniziò a fare delle pose di Yoga.

- Si entra e non si saluta, signorina Odinson? -

A causa dell'improvvisa parola da parte di Steve lei cadde a schienata a terra dallo spavento. Si rialzò velocemente per l'imbarazzo. Lui era in piedi che la osservava mentre nelle mani teneva un piccolo asciugamano che dopo poco usò per il sudore che gli colava dal viso. Fece un cenno con la mano, non le usciva nemmeno una parola e dentro di sé si stava maledicendo per questo.

- Anche tu sveglia presto -

- Già -

Si domandava come mai in sua presenza non riuscisse a parlare o a pensare tranquillamente senza dirsi che ciò che pensava fosse sbagliato o non adeguato alla situazione. Velocemente tornò a fare gli esercizi di prima, lui era ancora là, non le staccava gli occhi di dosso perciò smise. Si sedette a gambe incrociate e lo iniziò a guardare fisso negli occhi. Lui si schiarì la voce.

- Come mai sveglia a quest'ora? -

- Sonno disturbato, tu? -

- Uguale -

Rimasero di nuovo per qualche secondo in silenzio occhi negli occhi, incatenati.

- Si, allora io dovrei tornare al mio allenamento -

Per la prima volta in cinque giorni lo sentì ridere di gusto e non capiva nemmeno il perché facesse così.

- Perché ridi? -

- Era una battuta vero, spero -

- No, ero seria. Io mi alleno così, rilasso il mio corpo così d'essere più agile nel combattimento -

"I love you in every universe, Steve Rogers"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora