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Sono seduta assieme alla mia migliore amica su una delle poltroncine, l’ uomo sul palco sta estraendo i nomi.“Sarà Majis”
Guardo la mia amica e lei mi sorride, un sorriso che scalda il cuore e l'animo e che ti mette coraggio.
Mi alzo e mi dirigo verso l'estrattore.
Prende un ago e mi punge un dito, poi analizza il sangue e aspetta i risultati.Quando però alza lo sguardo su di me capisco che non è andata come sarebbe dovuta andare.
“Portatela via.”
Due guardie mi trascinano per il corridoio, guardo Elena e lei mi cerca con gli occhi.“Sara?! Sara ci sei? Ti hanno chiamata!”
“Soggetto 15, seconda visita del giorno.”Aprii gli occhi scossa, il corpo sudato e gli occhi appannati.
Purtroppo non era un incubo, ma un ricordo.
Davanti a me si presenta il viso fine di una ragazza, Poppy.
Mentre eravamo nel treno che ci aveva portate in quella specie di manicomio lei era stata la prima a parlarmi.Mi scosse, credendo che non fossi ancora sveglia.
Mi alzai e sistemai la tunica bianca e sporca di sangue.
Un dolore atroce mi attraversò le vertebre.Entrarono due infermiere e mi trascinarono nella sala da noi soprannominata “Sala delle Torture”.
Come di routine da ormai quasi un mese le dottoresse mi incatenato al lettino e cominciarono a farmi le analisi.
Prima il sangue;
Poi la saliva;
Di nuovo sangue.
Ed infine la parte più dolorosa, quella che faceva diffondere le urla in tutto l'istituto: la prelevazione del midollo osseo.
Urlai. Un urlo pieno di dolore ed ingiustizie. Un urlo che conteneva tutto il dolore dei ragazzi che erano stati trascinati lì assieme a me. Un urlo che diceva la verità, la verità di cui nessuno ci aveva mai parlato.
Mi lasciarono sul letto, incatenata e sanguinante, per poi iniettarmi il solito liquido verde.
Dopo esser stata riportata nella cella venne chiamata Poppy, il “soggetto” numero 16.
Ci chiamavano così, non eravamo più esseri umani, eravamo solo pezzi carne con sumeri stampati sulla carne viva.Guardai il mio avambraccio, il numero 15 era impresso sulla mia pelle con l'inchiostro nero.
Fino a quel momento non avevo visto nemmeno un adulto, a scuola dicevano che subito dopo la transizione gli zombie venivano portati lontano dalla città, ma alcuni venivano tenuti rinchiusi per essere studiati.
Invece eravamo noi giovani ed essere trattati come cavie, non gli zombie, non gli adulti, semplicemente noi.
Semplici ragazzi che fino a qualche mese prima vivevano la loro vita con tranquillità e spensieratezza.Erano passate ormai due ore e Poppy non era ancora tornata, cominciai a preoccuparmi e mi affaccia all'unica finestra che c'era nella cella.
Quello che vidi mi fece venire il voltastomaco: un camion bianco pieno di corpi stava per partire.La chioma bionda dell'unica amica che mi era rimasta mi colpì in pieno.
Sentii il mio battito rallentare e la vista appannarsi. Un formicolio mi invase il corpo e le mie gambe cedettero.Poppy non sarebbe più tornata.
Il battito di Poppy si era fermato.
Poppy era morta.
Morta in un modo atroce e dolorosa.
Morta a quattordic’anni, con tutta la vita davanti.
Morta solo per colpa di una stupida analisi.Caddi a terra con un tonfo.
Non vidi più nulla.
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MAYBE
Lãng mạnUn mondo diviso in fazioni Ragazzi con poteri sovrannaturali che non riescono a controllare Due amiche separate in maniera cruenta, riconciliate alle stesso modo Un ragazzo che non ha ancora capito il significato della parola amore, ma che cerca in...