Capitolo 1

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~ Giovedì 14 Settembre, ore 23:17

La scuola è iniziata da due giorni ed al pensiero di doverci tornare anche domani mi viene la nausea.
Mi sento completamente spaesata, non ho scambiato manco due parole con la ragazza seduta di fianco a me.
Mi sento un po' osservata, giudicata.
Cammino a testa bassa per i corridoi per evitare troppi sguardi.
È una scuola molto grande, la mia classe si trova al terzo piano e si affaccia sul cortile interno, ci sono scesa oggi per fumarmi una sigaretta. Niente male, ci sono un po' di alberi a fare ombra e delle panchine qua e là.

Sono un po' indietro con il programma rispetto alla classe, devo recuperare un po' di argomenti.
Domani dovrei chiedere gli appunti a qualcuno? Magari così riesco a rompere il ghiaccio e rendere la situazione meno pesante... Magari, si magari.

Sono stesa sul letto, un libro aperto coricato sopra di me che avrei dovuto leggere ma la testa è da tutt'altra parte. Fisso il soffitto, colorato da una luce calda proveniente dalla lampada sul comodino di fianco al letto.
Mi giro alla mia destra e lo sguardo ricade sul letto di Enea, vuoto ma scombinato da stamattina. Ancora non è rientrato da lavoro.
C'è silenzio, mamma già dorme.
A me si chiudono gli occhi dal sonno.
Sento il libro cadere per terra.

~ Venerdì 15 Settembre, ore 6:45

Suona la sveglia. Mi alzo e cammino piano verso il bagno, ancora con gli occhi mezzi chiusi.
Mi sciacquo la faccia, lavo i denti e alzo lo squardo verso lo specchio rotondo appeso al muro davanti a me.
Uno zombie.
Mi pettino i capelli, il viola ormai spento.
Vado in cucina, ho bisogno di un caffè.
Mi preparo un caffèlatte, lo sorseggio guardando fuori dalla finestra e mordo una fetta biscottata con della marmellata spalmata sopra.
Mamma mi raggiunge, riaccende la macchinetta del caffè e si posiziona di fianco a me.
Davanti a noi solo palazzi grigi e una vecchietta nel balcone di fronte che fuma. In sottofondo il cinguettio di qualche uccellino del mattino.
Mi sussurra: «Buongiorno.» e mi bacia la fronte.
Finito il caffè torno in camera, mi levo il pigiama.
Prendo un jeans e una maglietta nera dall'armadio, mi cambio in bagno, Enea dorme ancora.
Dopodiché metto le scarpe, raccolgo lo zaino da terra e prendo le chiavi di casa.
Passo davanti la stanza di mia madre e le urlo un «Sto scendendoo» prima di varcare la porta di casa.
Davanti al portone ho la fermata dell'autobus che mi lascia davanti scuola, lo aspetto con le cuffiette nelle orecchie.
Arriva alle 7:31.
Salgo e mi siedo in fondo.
Dopo qualche fermata sale una ragazza, una faccia familiare, credo di averla vista in classe mia, forse sta qualche banco più avanti rispetto al mio.
È silenziosa, non si fa notare molto però, ieri la guardavo. Lei aveva la testa rivolta verso la finestra e giocava con la penna facendola ticchettare sul banco.
L'autobus è quasi pieno, si avvina a me e mi si siede di fianco.
La osservo in silenzio, si accorge del mio sguardo e si gira.
«Scusa non volevo, ti avevo vista ieri in classe se non mi sbaglio.. io sono la ragazza nuova, mi chiamo Antea.» mi sorride, fortunatamente, mi tende la mano «Si si, tranquilla. So chi sei. Piacere, Lucrezia.»
Passiamo il resto del tragitto a chiacchierare un po'.

Le lezioni sono lunghe e noiose, ma al suono della campanella della ricreazione balzo giù dalla sedia e  scendo in cortile.
Poco dopo vedo una figura avvicinarsi a me, Lucrezia. Si siede alla mia destra e si accende una sigaretta anche lei.
«Certo che Marotta non voleva proprio smetterla di parlare, menomale che l'ha interrotto la campana sennò avrebbe continuato ancora..» ridacchia mentre guarda davanti a sé.
«Ah allora non lo pensavo solo io, si è portato il cervello con tutta quella matematica» rispondo, ridiamo ancora pensando al professore.
Approfitto del momento per chiederle un favore: «Ma non è che per caso, avresti degli appunti su questi argomenti che hanno ripreso? Perché l'anno scorso in classe da me non ci siamo arrivati e ora mi trovo un po' persa.» sorrido, un po' disperata. Lei getta la sigaretta ormai consumata a terra e la spegne con la scarpa mentre butta fuori l'ultimo tiro.
«Certo, anzi, se vuoi possiamo studiare anche insieme tanto non ho di meglio da fare.»
Sospiro di sollievo.
Sorrido e annuisco, «Grazie, sarebbe perfetto.»
Ricambia il sorriso.
Ci alziamo entrambe e ci incamminiamo di nuovo verso la classe, suona la campanella.

~ Sabato 16 Settembre, ore 11:09

Sono seduta sul divano, guardo la tv.
Mi arriva una notifica da instagram.
"lucreziaserio  ha inziato a seguirti"
Ricambio il follow. Vedo nelle richieste un suo messaggio: «Ehi ciao, oggi pomeriggio pensavo di andare al Un altro?  per studiare un poco, è una caffetteria in centro e ti ho pensata. Ti va di unirti a me?»
Non mi aspettavo mi scrivesse lei per vederci, anzi pensavo se ne sarebbe dimenticata.
Le rispondo subito «Ma certo, fammi sapere poi l'orario e ci vediamo lì.»
«Non ti preoccupare, ti passo a prendere io verso le 16:30. va bene?»
«Ti mando l'indirizzo allora.»
E puntale come un orologio svizzero si presenta sotto casa mia.
Esco dal portone e vedo lei sopra ad una vespa rossa, mi tende un casco.

Un caffè soltantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora