~ Domenica 24 Settembre, ore 12:44
Con quel minimo di lucidità che ci era rimasta ieri sera, siamo riuscite a mettere ai piedi del divano il materasso del letto di Lucrezia e, dopo pochi minuti, ci siamo collassate sopra.
Mi scoppia la testa. Faccio fatica a ricordare dove mi trovo, realizzo dopo qualche minuto di analisi.
Guardo verso il materasso, ormai quasi sfatto, c'è solo Beatrice che dorme.
Mi alzo, per poco non cado a terra.
Faccio due passi e trovo dietro al divano Lucrezia, distesa a faccia in giù, in mutande.
Non ce l'ho fatta.
Sono scoppiata in una risata rumorossissima, tanto da svegliare prima Bea, che mi ha raggiunto e si è unita a me, e poi la stessa Lucrezia, che è riuscita a sollevare solo la testa confusa.
«Eh? Che c'è?» ha sbiascicato.
Un flash ha illuminato la scena, accanto a me Beatrice con il telefono in mano.
«Ti prego, mandamela!» ho urlato.
Non riuscivamo più a smettere di ridere.
Pian piano Lucrezia si è alzata, con non poche difficoltà.
È partita la vibrazione del telefono.
L'ho cercato invano in mezzo alle lenzuola per un po' e, poco prima che la chiamata si potesse interrompere, sono riuscita a rispondere. Era mamma, mi è venuta a prendere.
«Sono qua giù, puoi scendere.»
«Ma come di già?»
Che ore sono? Alzo lo sguardo verso l'orologio appeso accanto la porta. È l'una.
«Ehhh.. aspetta. Arrivo.» riesco a dire, confusa.
Cazzo speriamo non capisca che abbiamo bevuto.
Raccolgo tutto alla rinfusa e lo ficco dentro il borsone.
Raccolgo i capelli in una coda più sistemata e metto su la felpa, lasciandomi i pantaloni del pigiama.
Saluto le ragazze, Lucrezia si è accasciata nel divano nel frattempo, e scendo.«Che avete fatto?» mi chiede mamma mentre guida con lo sguardo dritto davanti a sé.
«Ehh.. abbiamo preso le pizze, guardato un film.»
Brava, sei riuscita ad omettere la parte sull'intera bottiglia di vino che vi siete scolate nel giro di mezz'ora, e per non parlare poi di quando avete trovato le bottiglie di amaro di suo padre..
«Vi siete divertite?»
«Eh?» il tempo di riprendere il filo del discorso «Si si, da rifare.» sorride.
Mi arriva una notifica.
Bea, mi ha inviato la foto di Lucrezia.
Rido.
«Che ridi?» chiede curiosa cercando di vedere cosa sto guardando sul telefono.
Lo spengo immediatamente.
«No niente, un meme. Non capiresti.»Nel pomeriggio sono arrivati tutti i video, che non mi ricordavo assolutamente avessimo registrato, di ieri sera.
Devastate. Unico aggettivo possibile.~ Mercoledì 27 Settembre, ore 16:01
«Sono giù.»
Davanti al portone come sempre, sulla sua vespa, mi aspetta Lucrezia.
Ovviamente, andiamo al bar.
Quando arriviamo, Beatrice è già lì, seduta dentro.
È venuta a piedi, abita a due passi.
Prendiamo posto accanto a lei.
«Ho bisogno di un caffè.» sospiro.
«Te lo porto subito!»
È lui. Bello come sempre. Mi sorride.
«Menomale che ci sei tu.»
Ride e continua a guardarmi, dritto negli occhi.
Quanto sei bello..
«Ci siamo anche noi!» scuote in aria la mano Lucrezia richiamando l'attenzione del cameriere.
«Da quant'è che non vi si vede! Siete sparite.»
«Eh la scuola..» risponde lei.
«Che vi porto??» chiede alle altre.
«Per me un cappucino.»
«Anche a me.» dice Beatrice.
«Per te, invece, un caffè quindi?» Si rivolge di nuovo a me.
«Sisi, grazie.» gli sorrido.
«Vi porto subito tutto.» e si allontana. Nella sua camicia nera infilata dentro i pantaloni eleganti.
«Mi sa che qualcuna ha fatto colpo!»
Mi giro, a parlare è stata Beatrice ma mi guardano entrambe.
«Eh si, fanno sempre così.» ribatte Lucrezia.
Ridacchiano.
E io mi faccio rossa.
«Smettetela.» non riesco a trattenere un sorrisino. Mi giro verso il bancone, lo cerco con lo sguardo «Sicuramente a me sta pensando..» punteggio con tono ironico.
«Torno subito. Vado in bagno.» Spingo la sedia indietro e mi alzo.
Il bagno è alla sinistra del bar.
Passando sento: «Viola!»
La sua voce.
E di nuovo «Viola! Viola!»
Con chi ce l'ha? Mi giro curiosa.
Sta guardando me.
Mi guardo le punte dei capelli a cui ho ravvivato il viola, da tempo spento, qualche giorno fa.
Nel mentre lui è alle prese con la macchinetta del caffè. Ci smanetta e mi rivolge di nuovo lo sguardo.
«Come lo vuoi?» chiede.
Lo guardo confusa.
«Il caffè» ride «come lo vuoi?»
«Ah, eh.. lungo.»
Sento di nuovo le guance scaldarsi.
Mi guarda ancora, con uno sguardo divertito.
Scappo in bagno.
Come immaginavo.. allo specchio sembro un clown: la pelle pallida, quasi bianca, e le guance rosse.
Mi sciacquo la faccia, prendo un respiro profondo e torno al tavolo.
Poco dopo arriva anche lui.
Posa i due cappuccini davanti a Lu' e Bea, poi mi porge la tazzina del mio caffè.
Lo ringraziamo. Io abbasso lo sguardo cercando dello zucchero di canna, c'è solo quello bianco nel tavolino.
Lo richiamo prima che si allontani troppo.
«Scusa!!» si gira verso di me «Mi puoi portare dello zucchero di canna? Due bustine grazie.»
Sorride e si allonta.
Dopo dieci secondi torna.
«Ecco a te.»
«Grazie.» mi sorride.
Zucchero il caffè e rivolgo l'attenzione alle altre.
Parliamo un po'.
Evitiamo a tutti i costi la parola "scuola" apparte per piccole lamentele brevi come "Hai visto che hai fatto quella..!?" o "La ucciderei."
Si fa tardi e decidiamo di andare.
Quasi messe d'accordo mandano me a pagare, mettendo le monetine precise sul tavolino.
«Dai noi nel frattempo ti prendiamo la borsa.»
Mi alzo e mi dirigo verso la cassa.
«Eh.. tavolo..» mi giro per guardare il numerino del segnaposto.
«Sono €4,60.» Non mi da il tempo di finire la frase.
Riporto lo sguardo su di lui.
Mi sorride, ricambio.
Prendo la mia quota dal portafoglio, mi porto dietro l'orecchio un ciuffo di capelli che mi cade davanti la faccia.
Gli do i soldi. Le nostre mani si sfiorano.
Mi porge lo scontrino.
«A presto Viola.» Avvampo. Gli sorrido timida.
Nel frattempo si sono avvicinate anche Beatrice e Lucrezia.
«Ciao!!» dicono in coro, tirandomi per il braccio verso l'uscita.
«Viola eh!?» ridacchiano.
«Zitte!»
STAI LEGGENDO
Un caffè soltanto
ChickLitDicono che bastano pochi secondi per innamorarsi. Lo stesso tempo che serve per bersi un caffè, no? Beh, Antea ama il caffè, concideranno le due cose?