Capitolo 2

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~ Sabato 16 Settembre, ore 16:51

Siamo arrivate al bar, ci siamo sedute e abbiamo ordinato due cappuccini.
Ora li stiamo sorseggiando. Nel mentre osservo i numeri e le lettere mescolarsi nei fogli di appunti che mi ha appena passato Lucrezia.
«Ecco qui, questo è tutto ciò che ti serve sapere.»
Ed è forse in quel momento che si accorge del mio sguardo e continua: «Non ti preoccupare ora ti spiego tutto, mi servirà come ripasso, tu cerca di seguirmi.» chiede conferma nei miei occhi.
«Si si, Va bene.»
Le tazze ormai sono vuote, il tavolino grigio del bar è completamente ricoperto da fogli sparsi ed evidenziatori.
Abbiamo passato le ultime 2 ore e mezza a studiare, Lucrezia mi ha spiegato tutto ciò che poteva, io ho iniziato a farmi degli schemi nel mio quaderno.
«Portateli a casa, me li ridai lunedì non ti preoccupare.» mi dice mentre, disperata, cerco di finire di riassumere l'argomento, «No non ti preoccupare, non è necessario.»
Mi sarei arrangiata, già aveva fatto abbastanza.
«No no, servono più a te che a me.» insiste.

In quel momento si avvicina un cameriere, «Ragazze che ne dite di fare una pausa??» ridacchia «È tutto il pomeriggio che avete le teste chinate su questi fogli.» continua.
Prendo il consiglio al volo e mi butto con tutto il mio peso all'indietro, appoggiandomi allo schienale della sedia, mi osserva divertito.
«Vi posso portare qualcos'altro?» chiede poi.
«No no, grazie» rispondo io.
«Mi sa che è anche arrivato il momento di andare dai, sono le 19:39.» Controlla sul telefono Lucrezia.
«Di già??! Abbiamo studiato un bordello.» Salto giù dalla sedia e raccolgo alla rinfusa tutti i fogli volanti, li getto dentro la borsa.
Paghiamo al bancone e salutiamo il cameriere prima di uscire, risponde «Ciao, spero di rivedervi.»

Lucrezia mi riaccompagna a casa, arrivate le porgo il casco e la ringrazio ancora.
«Davvero, non ti preoccupare. È stato bello.»
«Anche per me! Ci vediamo lunedì a scuola, grazie!» Le urlo mentre riparte col motorino.
Salgo a casa.
Mamma in cucina sta preparando la cena, la saluto di sfuggita, e mi chiudo in bagno. Ho bisogno di una doccia.

Ceniamo davanti la tv, sedute sul divano.
Guardiamo Gilmore Girls la nostra confort serie, l'avremo rivista non so quante volte.
Tra una forchettata e l'altra mi chiede: «Com'è andata con quella ragazza? È simpatica?»
«Si, tutto apposto. Mi ha spiegato tutto ciò che non capivo e mi ha pure prestato gli appunti così che potessi continuare a studiare a casa.» rispondo.
«Bene, sono contenta.»
«E in classe come va invece?» continua.
«Diciamo, l'unica con cui ho parlato è Lucrezia.»
«Con le altre non ti trovi?»
«Non so, non mi sono avvicinata a nessuno. Sono divisi in gruppetti e parlano solo tra loro.»
«Magari è ancora presto..» conclude.
Faccio spallucce.
Era sicuramente meglio nella vecchia scuola, conoscevo tutti e andavo d'accordo con tutti.
Mi sento un'emerginata.

Mi alzo, prendo il mio piatto e quello di mamma, che ha lasciato sul tavolino davanti a sé. Li lascio dentro al lavandino.
Vado in camera e mi butto sul letto.
Metto le cuffiette nelle orecchie, a volume basso "Chissà se ancora dorme" di Venerus.
Guardo un po' il telefono, scrollo la home di Instagram, poi apro pinterest e poi di nuovo ig.
In alto c'è una nuova storia, è di Lucrezia. È in un locale, forse in centro, con alcune nostre compagne.
Nella foto c'è lei al centro con un sorriso smagliante e di fianco la ragazza con cui divide il banco in classe, alla sinstra altre due che ho visto di sfuggita.
È Sabato sera e io non ho con chi uscire.
Sono le 22:14 e sono già pronta per andare a dormire.
Poso il telefono e mi lascio cullare dalla musica.

~ Domenica 17 Settembre, ore 10:22

Mi sveglio disturbata, martellate contro il muro.
Mi alzo, stropicciando gli occhi, spalanco la porta della stanza.
«Ma che problemi avete?!! Stavo dormendo io.»
Davanti a me mamma regge un quadro contro il muro mentre Enea pianta il chiodo per appenderlo.
«Giusto giusto adesso dovevate farlo eh? Non potevate aspettare mi svegliassi.. che fa marciva magari.» impreco contro i due mentre mi lascio sbattere la porta alle spalle e mi dirigo verso il bagno.
«Buongiorno principessa.» in lontananza, Enea.
Entro in bagno. La figura nello specchio non la riconosco. Mi sciacquo la faccia, alzo di nuovo lo sguardo, ancora peggio..
Lascio cadere i vestiti per terra ed mi infilo in doccia.
Apro l'acqua, scende come pioggia su di me.
Calda.
Tutto intorno si fa opaco come in una sauna.
L'unico rumore è quello delle gocce che colpiscono il piatto doccia.
Uscita, indosso l'accappatoio e tampono i capelli con un asciugamano.
Mi riposiziono davanti lo specchio, l'immagine è sfocata.
Corro un attimo in stanza, ancora in accappatoio. Recupero un paio di mutande, un pantaloncino e una maglietta, i primi che capitano.
Torno in bagno, mi rivesto e asciugo i capelli.

Vado in cucina, e mi preparo un caffè che ancora non l'ho bevuto.
Enea è seduto sul divano, mi da le spalle ma al rumore della macchinetta mi rivolge un «Ti bucherà lo stomaco tutto quel caffè che ti bevi.»
«Fatti i cazzi tuoi.» ridacchio mentre prendo posto accanto a lui.
«Lavori oggi?» gli chiedo.
«No no, sono libero fino a Mercoledì.»
«Come mai?»
«Così.»
«Così?» ripeto le sue parole «Che significa "così" ?»
«È così e basta.»
Lo osservo per un po', confusa.
«Che hai combinato?»
«Niente.»
«Enea..» mi ignora, mi sporgo per guardarlo negli occhi. cede.
«Non è stata colpa mia.»

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