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Un piccolo grugnito lasciò le mie labbra mentre aprivo gli occhi, solo per fissare un soffitto familiare.
Un suono robotico seguì subito dopo ma non riuscii a trovare la forza per interrompere l'allarme.

Presi le coperte e le strinsi in due pugni mentre un'espressione amara si faceva spazio sul mio viso e un familiare mal di testa mi raggiungeva.

Solo un secondo prima ero all'inferno con Hinata e ora mi trovavo al punto di partenza.

"Merda, fa male"

Ma cosa?
La mente sfinita?
Il mio cuore distrutto?
Magari entrambi.

Voltai il viso solo per scoprire delle piccole chiazze umide sul cuscino.
Una mano raggiunse le mie guance trovando sopra i esse delle goccioline salate.

Lo squillo incessante della sveglia iniziò a confondersi con il silenzio soffocante della stanza.
Chiusi gli occhi prima che tutto potesse iniziare a girare intorno a me.

Non aveva senso.

Il rosso sembrava felice, mi aveva guardato con desiderio, non con disprezzo, e aveva espressamente detto che ero la sua persona speciale, allora perché?

Forse avevo interpretato tutto male, Hinata non mi odiava.
Certo, nel nostro primo incontro ero stato un vero stronzo, ma il piccolo centrale mi aveva già perdonato da tempo.
Era un sollievo.
Un'enorme sollievo che stava rischiando di riempirmi di speranza.

Proprio come aveva fatto quel piccolo scambio di occhiate la sera prima.

Quello sguardo intenso avrebbe sicuramente perseguitato i miei sogni per tutta la vita.
Dopotutto l'immagine dell'espressione estasiata di Hinata, illuminata dai colori dei fuochi del "giorno 0", era rimasta impressa nella mia mente e si presentava ancora davanti a me ogni volta che chiudevo gli occhi.

"Merda, così non va"

La sensazione di vertigini non sembrava disposta ad abbandonarmi ma nonostante tutto mi costrinsi ad alzarmi prima che ancora più pensieri insistenti e lacrime amare potessero attraversarmi la mente e il viso.

I soliti duecento passi verso il bagno, la solita doccia gelata, gli stessi vestiti pronti dal giorno prima e la solita medicina tra le labbra.

Il solito silenzio opprimente della solitudine.

Inghiottii la pasticca mentre fissavo lo schermo del telefono, in particolare le parole di un articolo redatto da alcuni esperti che avevano studiato approfonditamente il mio caso.

Avevo iniziato a chiedermi se sarebbe convenuto chiedere aiuto a qualcuno di fidato, magari Sugawara-san, lui sapeva sempre cosa fare, ma a quanto pare non era possibile.

Dichiarare a qualcuno di aver espresso il proprio desiderio mentre si è nel loop temporale comporta la fine immediata di esso e il fallimento totale.

E da lì sorse un'altra domanda.
Esattamente cosa comportava non riuscire a realizzare il proprio desiderio entro i quattro tentativi?

Le mie dita si mossero velocemente sullo schermo, digitando il quesito e un sospiro esasperato lasciò le mie labbra quasi immediatamente.

Fallire significva l'impossibilità definitiva di rendere il desiderio realtà.

Ottimo.

Poteva andare peggio.

Una mano trovò strada tra i miei ciuffi corvini e strinse la presa in un atto di disperazione.

Ero stato rifiutato.
Quello lo sapevo.
Hinata lo aveva detto chiaramente.

Ma lo aveva fatto davvero?

Certo, "mi dispiace" è un chiaro rifiuto, anche il fato l'aveva pensata allo stesso modo, ma allora perché il suo corpo continuava a cercare il mio? Perché i suoi occhi sembravano dire di più?

Aggrapparmi a quei due minimi dettagli sembrava essere la mia unica ancora di salvezza.

Forse l'avevo messo in soggezione?
O era stato tutto talmente tanto improvviso che non era riuscito a registrare completamente le mie parole?

"Perché continuo a sperarci?"

Un'altra ondata di vertigini minacciò il mio equilibrio e decisi di sedermi sul pavimento freddo.
Alzai lo sguardo verso il calendario sulla scrivania, bruciando con gli occhi la data cerchiata in matita che in due giorni non si era degnata di cancellarsi con una linea rossa come tutti i numerini che la precedevano.

"Il 27 non sarà mai il mio numero preferito, lo giuro"

Quasi come d'impulso allungai una mano verso il comodino per prendere una seconda pillola e ingoiarla senza acqua e senza pensarci su due volte.

La filosofia era sempre la stessa, provarci ancora non costava nulla.
L'effetto farfalla andava adottato di nuovo e avrei dovuto confessare molto prima dell'inizio dei fuochi per assicurarmi di spiegare al meglio i miei sentimenti al rosso.
Magari non doveva per forza finire tutto dov'era iniziato.

"Di nuovo, proviamoci di nuovo"

Presi un grosso respiro e mi preparai per l'inevitabile e lunghissima dormita che avrei affrontato, senza un briciolo di rimorso, durante l'orario delle lezioni.
Dopotutto me la meritavo.

E ovviamente mi preparai anche per, l'ancora più inevitabile, serata che mi sarebbe spettata.

"Giorno due, sto arrivando"

-',𝒍𝒐𝒗𝒆𝒍𝒚 𝒇𝒂𝒕𝒆 - 𝑘𝑎𝑔𝑒ℎ𝑖𝑛𝑎,'-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora