La sveglia questa mattina suonò alle 6 in punto.Continuavo a rigirarmi tra le coperte, senza trovare neanche un briciolo di forza per alzarmi.
Passarono dieci minuti pieni, ma io non mi mossi dalla morbidezza e dal calore del mio letto. Mi sentii obbligata soltanto quando mia mamma mi urlò che era ora di svegliarmi o avrei fatto tardi all'Università.
Oh cazzo.... I'Università!
Soltanto adesso appresi che oggi, era il giorno di arrivo al campus per sistemare i propri effetti e del benvenuto alle matricole. La mia mente lo aveva totalmente rimosso.
A malincuore, saltai giù dal letto e infilai subito le ciabatte. Corsi in bagno e mi preparai velocemente. Dopo essermi sciacquata la faccia e lavata i denti, misi un filo di correttore e di mascara e lasciai i capelli sciolti. Uscii dal bagno e ritornai in camera.
Aprii il mio grande armadio ed inutile dire che ero più confusa che altro. Decisi di indossare un jeans chiaro e sopra una semplice maglietta nera che lasciava leggermente scoperta la pancia. Mi guardai allo specchio e mancavano solo le scarpe.
Infilai le mie fidate nike e guardai l'orario. Le sei e mezza.
Avevo battuto il mio record di velocità nel prepararmi.
La giornata di oggi sarebbe stata veramente ricca di cose da fare e novità. Arrivata al campus, avrei avuto giusto il tempo di appoggiare le valigie dopo lo smistamento delle camere e la consegna delle targhette, che l'incontro con le matricole mi avrebbe richiamata all'attenzione. Alle ore nove ci saremmo dovuti presentare all'aula magna - fra l'altro una delle più grandi aule di tutta Harvard - per assistere al discorso di benvenuto. Poi avremmo avuto tutto il resto della giornata per sistemarci nei nostri alloggi al campus, prima dell'inizio delle lezioni di domani.
L'università distava da casa mia circa un'oretta, quindi alle sette dovevo essere assolutamente in macchina, ma mancava ancora mezz'ora quindi potevo un attimo tranquillizzarmi.
Presi il cellulare e controllai le ultime notifiche, ma niente di interessante. Lo riposi dentro la borsa che avrei portato a mano, e infilai le ultime cose in valigia. La chiusi e presi una giacchetta da mettere in caso facesse fresco.
Scesi di sotto per mangiare qualcosina, anche se di mattina non avevo mai molta fame.
<<Buongiorno>> salutai i miei genitori che stavano parlando allegramente.
<<Oh buongiorno Madeline, vieni che ti ho preparato il caffè>> esultò mia madre. Mi sedetti e me lo porse.
<<Allora raccontaci un po', sei emozionata?>> mi chiese.
<<Diciamo più che emozionata, curiosa>>.
<<Ma certo, anche io ricordo il mio primo giorno all'Università, non vedevo l'ora. Oh, che bei anni, è lì che ho conosciuto tuo padre>> mia madre gli strinse la mano.
Ecco che ricominciavano... potevo vomitare.
Bevvi il mio solito caffè caldo, sotto le sdolcinatezze dei miei genitori e non potei fare a meno di voltare gli occhi al cielo.
Ero stata cresciuta in un contesto di amore non solo verso di me, ma anche fra di loro.
Così i miei definivano il loro rapporto, con la parola amore.
Nonostante ciò, io avevo appreso a mie spese che questa parola esisteva solo da un punto di vista grafico e non significativo. Odiavo questo genere di cose, potevano farmi venire il diabete, e non scherzavo.
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Until the end
Любовные романы<<Per me esisteva solo quel ghiaccio, e per lui solo quell'oceano. Io potevo rabbrividire al freddo, e lui poteva riscaldarsi al calore. In un andamento per antitesi di cui scintille si percepivano persino a distanza>> Made...