<< Corri più veloce che puoi, perché se ti prendo ti rovino.>>
Aprii gli occhi di scatto.
Mi misi a sedere sul letto e mi asciugai velocemente la fronte.
Stavo sudando come non mai, quel sogno mi aveva letteralmente distrutta.
Come sempre purtroppo.
Incubi.
Incubi.
Incubi.
Non potevo più farne a meno ormai.
Purtroppo.
Sognavo ogni notte la stessa cosa, da ormai un anno.
Odiavo il fatto di non riuscire ad andare avanti, ci provavo giorno dopo giorno con tutte mie forze, ma era stato tutto inutile.
Il dolore che provavo si dilaniava ogni giorno, sempre di più nel mio petto. Sentivo come se alcuni pezzi di me, si stessero perdendo nell'aria fino a scomparire.
<<Sono sporca...>> Con le unghia presi a grattare velocemente le braccia.
Affilai le unghia lunghe nella pelle, grattai via ogni centimetro di quella pelle violata.
Mi facevo così...schifo.
Non riuscivo più a guardami nemmeno allo specchio. Più osservavo il mio riflesso, più le bile mi salivano in gola rischiando di farmi vomitare tutto quello che avevo dentro.
Ero arrivata a un punto di non ritorno, ero arrivata alla fine della gara. Solo che io, non ero nemmeno partita.
Mi alzai velocemente dal letto, corsi in bagno e la prima cosa che vidi fu il sangue che mi ritrovai sulle mani.
Ero talmente accecata, che non mi ero accorta del sangue che usciva lento dalla mia pelle.
Le mie braccia stavano sanguinando e insieme a loro anche il mio cuore.
Aprii l'acqua fredda del lavandino, posai delicatamente le braccia sotto il getto freddo e tolsi tutto il sangue che c'era.
Non era la prima volta.
Avevo questo brutto vizio di farmi costantemente del male.
Nella mia testa tutto stava andando a rotoli, perché più mi facevo del male, e più io mi sentivo sollevata.
Era sbagliato, lo sapevo.
Ma...
Come potevo sopravvivere altrimenti?
Mi sentivo meno sporca.
Mi sentivo solo così in colpa.
Presi un asciugamano pulito, tamponi sui graffi ormai privi di sangue, mi asciugai in fretta le braccia e andai in stanza.
Presi una felpa pulita, un pantaloncino nero e indossai li indossai.
Dopo di ché mi buttai sul letto e mi portai le ginocchia al petto.
Ero così confusa.
Così...sola.
Ero una persona abbastanza introversa, non avevo amici e non avevo nessuno con cui parlare. Tutti a scuola mi snobbavano, tutti avevano ormai i propri gruppi e io poco dopo avevo creato il mio.
Che era composto da me e me.
Era abbastanza triste come cosa, però come potevo fidarmi di qualcuno dopo tutto quello che avevo passato?
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La mia salvezza sei tu
ChickLitNon puoi giocare una battaglia già persa in partenza. Daphne Sanchez questo lo sapeva fin troppo bene. Perché provare a vincere se sai già che è una causa persa? La vita è piena di ostacoli e le cose non vanno mai come previsto, però perché perché...