Rimango ancora per poco seduta nella panchina, alzandomi e incamminandomi verso casa mia per farmi una doccia fredda. Appena passo di fronte alla casa dei ragazzi vedo Dadda insieme ai suoi amici seduti sul divano. Appena l'amico arrivato da poco mi vede alza la mano e la scuote per salutarmi, catturando l'attenzione degli altri due che si girano verso di me. Lo saluto di rimando un po' imbarazzata e continuo la camminata verso casa mia. Dopo vari minuti arrivo di fronte alla porta d'ingresso, aprendola con le chiavi e chiudendola alle mie spalle, fiondandomi subito in doccia. Finisco di sciacquare lo shampoo ed esco dalla vasca, afferrando l'asciugamano grande e avvolgendolo in vita, andando in camera mia a vestirmi. Opto per un vestito con bretelle colore cobalto corto con dei sandali alla schiava rosa antico glitterato. I capelli decido di lasciarli asciugare al vento, avendoli corti e con la tanto umidità che c'è fuori si asciugheranno in pochi minuti. Passo al trucco e decido di mettere un filo di fondotinta per nascondere il rossore delle guance e una matita occhi nera abbinata al mascara per poi passare al profumo dall'aroma fruttato e fresco. Prendo il telefono che avevo lasciato in carica già da prima e controllo l'ora: 20:57. Afferro la borsa dalla sedia posizionata di fronte alla spoglia scrivania di legno nero opaco e inizio a scendere le scale dal piano notte al piano giorno per poi uscire nuovamente dalla casa e chiuderla a chiave, lanciando il mazzo dentro la borsa. Inizio a incamminarmi verso la casa dei ragazzi, decidendo nel mentre di chiamare mia mamma per dirle che sto bene e tranquillizzandola. Dopo vari squilli risponde.
«Pronto?»
«Ciao mamma, come stai?»
«Emanuela...tutto bene, tu?»
«Bene tralasciando l'afa che c'è qui!» dico ridacchiando.
«Hai preso qualche vitamina?»
«Sí mamma, stai tranquilla. Ti ho chiamata solo per farmi sentire dato che ha da tre giorni che non ci sentiamo. Io adesso mi metto a guardare un film quindi il telefono lo terrò di sopra in camera» mento.
«Sempre a guardare film stai. Perché non vai in città e cerchi di farti qualche amico...»
«Per ora voglio godermi la libertà e stare da sola... Adesso riattacco, ci sentiamo più avanti.»
«Va bene» dice ormai rassegnata «stai attenta» continua.
«Sí mamma tranquilla, ciao.»
«Ciao.»
Riattacco e poso il cellulare in borsa, vedendo che si sono fatte ormai le 21:21, vedendo e sentendo la musica della casa dei ragazzi farsi sempre più vicina. In lontananza vedo uscire un ragazzo, riconoscendo la massa muscolare ben evidente di Dadda. Appena mi vede si incammina per venirmi incontro, mentre la musica si spegne.
«Hey, alla fine sei venuta sul serio» dice scherzando.
«Sono una ragazza di parole» dico facendo una scrollata di spalle sorridendo.
«Questo è già un punto a tuo favore!»
«Mi stavi per caso aspettando?» dico stuzzicandolo scherzosamente.
«Volevo venirti a prendere a casa, ma non sapendo la strada ho deciso di aspettarti fuori» ammette ridendo.
«Che onore» dico facendo un'inchino.
«Dai entra, stasera ti faremo divertire noi!» afferma sicuro di sé.
«E se mi annoiassi?» dico sfidandolo.
«Con noi nessuno si annoia!»
«Questo lo dici tu!»
«Almeno se ti annoi lo farai in compagnia e non da sola! Forza, entriamo!» dice spingendomi dalle spalle e portandomi dentro casa.
Devo dire che come stile e arredamento è molto diversa dalla mia. Pareti bianco candido, mobili neri lucidi minimal, led ovunque che illuminano le stanze...
«Ciao!» afferma il ragazzo biondo sbucando dal soggiorno.
«Ciao» rispondo un po' imbarazzata.
«Finalmente ti vedo da vicino... come stai? Seguimi!»
«Bene grazie, tu?» dico camminando a pochi passi più indietro di lui, arrivando in soggiorno dove l'altro amico che stava seduto sul divano si alza e mi raggiunge.
«We guagliòna... sei la prima forma femminile che vedo qui!» dice ridacchiando.
«Scusalo, è un tipo strano lui, non badarci troppo!» dice Dadda andando dal ragazzo e cinghiando un braccio al suo collo scherzoso.
«Come ti chiami?» domanda il biondo.
«Mi chiamo Emanuela, piacere.»
«Piacere, io sono Riccardo, quello con il braccio tamarro si chiama Daniel e quello napoletano Simone.»
«Avevo dedotto che fosse del sud» dico ridacchiando riferendomi a Simone.
«Hai qualcosa in contrario?» dice scherzosamente.
«Nulla, anch'io sono del sud, Sicilia di preciso!»
«Due terroni nella stessa stanza? Non pensavo succedesse così in fretta!» afferma in modo melodrammatico Riccardo.
«Se vuoi passiamo fare insieme un futuro terzo» dice facendomi l'occhiolino Simone.
«Vuoi proprio che se ne vada terrorizzata?.. Non dargli retta Emanuela» dice scuotendo la testa Daniel guardandomi.
«Tranquillo Daniel, deduco che sia uno a cui piace molto scherzare.»
«Sì, la vita è migliore dopo una risata!» afferma sicuro di sé Simone.
«Non posso darti torto!»
«Siediti con noi nel divano. Conosciamoci un po'!» dice Riccardo.
Annuisco e li seguo fino al grande divano grigio perla a elle, sedendomi in mezzo tra Daniel e Simone mentre Riccardo si mette al lato.
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Semplicemente tu|Daniel Daddetta|
FanfictionUna storia piena di bugie, misteri e segreti. Una storia che ti farà dire parecchie volte "Ma perché?" Una storia dove i sentimenti non possono essere messi alla luce. SEMPLICEMENTE TU