Maledetto me, del tempo che ho sprecato

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Se Manuel avesse a disposizione una macchina del tempo, oltre a tornare indietro di undici anni per dichiarare il suo amore, apprezzerebbe andare indietro anche solo alla sera prima e impedire a se stesso di scolarsi tutte le bottigliette d'alcol presenti nella camera e eviterebbe di piangere per quasi tutta la notte, come un dramaking quindicenne col cuore spezzato e in piena tempesta ormonale. Gli mancava solo una vaschetta di gelato pensa, e subito sarebbe stato catapultato in una commedia romantica spicciola dei primi anni 2000. 

Quando apre gli occhi quella domenica mattina, la prima cosa che avverte è una orribile nausea e una insana voglia di rimettere tutto direttamente nel cesso. Ha lo stomaco sotto sopra e un lancinante mal di testa. Non ha neppure la voglia e la forza di scendere nella sala colazione a mangiare. Afferra il telefono dal comò, visualizza l'orario sullo schermo, sono le undici. Poi trova dei messaggi di Chicca risalenti alle 2 di notte, in cui la ragazza gli chiede che fine abbia fatto. Nel terzo messaggio pare averlo capito da sola, in quanto gli dice che ha visto Simone ridotto male, buttar giù almeno quattro gin tonic e poi litigare col fidanzato per tale motivo. Manuel non dovrebbe, ma sorride all'idea di quei due che discutono, in una molto controversa forma di egoismo. Subito dopo se ne dispiace, perchè realizza che anche Simone quella mattina, deve essere sicuramente ridotto ad uno straccio, dato che da quello che ricorda lui non regge manco un goccio di alcol, spera quindi con tutto il cuore che quel deficiente di gnomo che si porta appresso, abbia la decenza di prendersene cura e di offrirgli almeno un'aspirina, invece di tediarlo pure da appena sveglio. 

Prova ad alzarsi e liberarsi del groviglio di lenzuola in cui si è impigliato durante la notte. E' sudato, ha i capelli sparati in tutte le direzioni. Si trascina fino al bagno e quasi si spaventa quando nota il proprio riflesso nello specchio, sembra uscito da un rave party e ha delle occhiaie violacee profonde sotto gli occhi. Si butta dell'acqua in faccia per risvegliarsi un minimo, ma non basta, per cui va direttamente sotto la doccia per potersi riprendere un po' e tornare ad avere delle sembianze quantomeno umane. 

Il getto dell'acqua è fresco sulla pelle calda della notte e infatti inizialmente si scosta, per poi a poco a poco abituarcisi. 

Con la mente ripercorre gli eventi del giorno prima: il piacevole matrimonio in spiaggia, la festa, il cibo, l'alcol...tanto alcol che ha ingerito. Simone, le sue labbra, la sua lingua calda. Oddio, un fremito lo coglie impreparato, sospira esausto. Erano anni che non sentiva quella bocca  morbida sulla sua e dio, quanto gli era mancata!

Afferra la boccetta di shampoo e se ne versa un po' sul palmo della mano per poi portarla alla testa e massaggiare i ricci annodati e sciacquare via la schiuma con cura. 

Ha un solo nome in testa e ancora le sensazioni scatenate da quel bacio appassionato in corpo. Prende il bagnoschiuma, se ne versa una copiosa quantità sulla mano e inizia a percorrere le spalle, le braccia, le ascelle, il petto...

Simone...basta pensare al suo nome per avere un'erezione. Emette un piccolo ansito nel momento in cui, con la mano destra, scende a stuzzicarsi il membro. Appoggia l'altro palmo contro le mattonelle fredde, mentre l'acqua continua a scontrarsi con il piatto della doccia. 

Si dedica a delle docili stoccate, immaginando che a farlo sia il corvino. Lo vede e lo brama inginocchiato dinanzi a lui ad osservarlo attento e malizioso con i suoi occhi grandi, mentre piano lo masturba per poi accoglierlo tra quelle labbra rosse, caldo rifugio, meta di redenzione. 

Il movimento della mano si fa via via più frenetico, sale sul glande per acchiappare i suoi umori, Manuel geme rumorosamente e per un attimo spera pure che la camera di Simone e Valerio sia accanto alla sua, in modo da far sentire al corvino quanto lo desidera, quanto forte sta ansimando pensando a lui, solo a lui. Lo vuole con ogni parte di sè, con ogni particella della sua anima e del suo corpo. Le labbra lo reclamano e sussurrano il suo nome come dolce litania, portandolo fino all'orgasmo. 

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora