Respiriamo liberi io e te

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tw: potrebbe essere cringe, scusate



Manuel riapre gli occhi al mattino e quasi si spaventa ad avvertire un peso sul proprio petto. Abbassa lo sguardo e incontra un cespuglio di folti ricci corvini, poi un naso definito, delle labbra piene da baciare. Si rende conto che l'assurda giornata precedente non è stata un sogno, che Simone è davvero lì con lui, accanto a lui, sul suo petto a respirare piano e sonnecchiare. E si ritrova così ad osservarlo nel suo momento di maggiore fragilità, nei suoi tratti dolci...e se ne innamora ancor di più, se è possibile. 

Lo accarezza con un dito che danza sul suo volto dolcemente, come per sentirlo vicino e per  percepire quel momento intenso e così reale, senza disturbare troppo però il suo sonno quieto. 

Simone è bellissimo, ma lui questo lo ha sempre saputo. Lo era a sedici anni, nonostante non se ne sia mai realmente reso conto, lo è anche a trenta, con un bagaglio d'esperienze in più sulle spalle, che Manuel sarebbe felicissimo di conoscere meglio, di accogliere in sé, nella sua vita. Vuole tutto da e di Simone. 

La finestra è chiusa, ma la tapparella non è stata tirata giù, nella frenesia iniziale del piacere che li ha colti, e poi per la stanchezza che li ha catturati e visti avvinghiarsi l'uno all'altro un po' per il freddo e un po' per fondersi, tanta è stata la mancanza covata in petto da entrambi. 

E adesso l'alba li tiene d'occhio, guarda quei due innamorati nudi in un letto sfatto, incuranti del mondo intorno, del tempo che trascorre inesorabile e che li ha tenuti lontani per tanti anni. 

Sono tornati vicini, le loro vite sono entrate nuovamente in collisione, sono ritornate a mischiarsi e nel cielo sono scoppiati spettacoli pirotecnici, simili ai fuochi d'artificio presenti nelle pance e nei petti dei due giovani. Il nastro del tempo è stato riavvolto, in qualche modo. 

Son stati bravi, però, a tessere un filo invisibile in grado di mantenerli vicini, oltre ogni logica scientifica, oltre la temporalità e lo spazio. Un filo resistente alle intemperie, alle distanze, alle incomprensioni. E' come se avessero continuato a crescere, cambiare, vivere innumerevoli freddi inverni solo per ritrovarsi poi, dopo molto tempo, in quella bolla che sembra quasi magica, di tepore e pace, in un glaciale dicembre berlinese. Con le gambe intrecciate, i respiri vicini che si mescolano in un unico. 

Uno dei due ragazzi, quello con i ricci arruffati, prega la pelle diafana del suo dio terreno chiedendogli con gli occhi di non lasciarlo mai, che una vita senza di lui è troppo triste. Che di quel viso, di quel corpo candido e caldo e di quel respiro che, vitale, si infrange sul suo petto proprio non vuole più privarsi. Non ora, dopo anni di attese, di speranze piccole piccole come chicchi di neve. Non ora che è tornato ad avvertire il cuore pulsare nel petto, ricco di vita e d'amore, così tanto amore che straborda, che non riesce a trattenerlo, che da qualche parte e in qualche modo deve esprimerlo. E lo riversa in quel frangente nel pigro carezzare della schiena, la stessa a cui si è aggrappato per sentire ancor di più la vita scorrergli nelle vene, il respiro nei polmoni. La stessa che ha graffiato ad ogni spinta decisa dell'altro mentre facevano l'amore. Lo pone nella lenta e inesorabile risalita delle dita affusolate lungo il corpo scultoreo. Si emoziona un po' perchè non ci crede affatto di aver avuto quella fortuna nella vita. 

Simone è l'uomo della sua vita, l'unico che abbia mai amato davvero. Ed è lì, in carne ed ossa. E lo crede davvero che si tratti di un miracolo, non c'è altra spiegazione. Chiude gli occhi, poi li riapre di colpo, si tira un pizzicotto per accertarsi di non essere in uno dei suoi sogni soliti. E' vivo, è sveglio e Simone è lì tra le sue braccia e in quel momento promette a sé stesso che sempre, da quel momento in poi, si prenderà cura del suo fiore bellissimo. Mai dimenticherà di regalargli le giuste premure. 

Amore che vieni, amore che vaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora