Prologo

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[Rasah, la capitale]

Ora ricordo.

Poche settimane fa, il destino di Rasah s'intravvide con il sinistro rossore delle fiamme avvolgere una delle foreste a nord della città. In principio, i Quattro, ci rassicurarono con parole dolci, dipingendo l'incendio come un semplice rogo passeggero, nulla di cui preoccuparsi. Ma la verità, come un segreto celato sotto veli d'ombra, giaceva nel loro silenzio complice. Come si sussurra a un bambino per nascondere l'orrore della guerra, così i Quattro ci mentirono, celando la verità sotto veli di reticenza, forse nemmeno il loro sapere era conscio di ciò che stava accadendo. Le fiamme bruciarono per giorni, divorando la foresta con voracità implacabile, mentre il Sole, quel Sole che illuminava il nostro mondo, tramontò un giorno per non sorgere più. I Quattro ci chiesero di abbracciare la fede cieca, di non dar retta alla scienza, la quale ci svelò che il giorno per sempre sarebbe sparito. I Quattro ci chiesero di accettare che il Sole danzava secondo i capricci divini, poiché esso era l'incarnazione stessa del nostro Dio. Il Continente quei giorni pregò, anche solo per avere un po 'di luce, anche il crepuscolo ci sarebbe bastato. Poi giunse la follia, come un'infezione malefica che infettò le menti di alcuni, trasformandoli in predatori assetati di sangue. Ancora una volta, i Quattro sussurrarono conforto, attribuendo la follia a una malattia, negando la verità che la scienza svelava con ferma voce. Poi iniziò il collasso di Gaia. La terra stessa iniziò a fremere sotto i nostri piedi, il suolo si squarciò e il magma divorò ogni cosa con la sua ardente ira. In quei giorni bui, alcuni uomini utilizzarono l'antico fardello della lingua runica, un'arte dimenticata per il volere dell'uomo stesso da ere ormai perdute. Con essa, evocarono creature oscure, demoni con pelli rossastre e corna che si ergono come torri maestose. E così, la capitale Rasah insieme a tutto il Continente di Ras cadde, mentre i Quattro osservavano in silenzio, tradendo il loro ruolo di custodi del nostro destino. Da un giorno all'altro, svanirono nel nulla, lasciandoci soli, abbandonati alle nostre misere speranze. Quei giorni capimmo che la profezia di Dio Rasah si era materializzata al contrario. Le foreste che dovevano fiorire ora bruciano nell'implacabile furia delle fiamme. Il giorno, profetizzato per non tramontare mai, è oscurato dalle tenebre della notte. L'amore, promesso a tutti gli uomini, è stato sostituito dalla sete di sangue. E la pace, destinata a pervadere la terra, è lacerata dagli spasmi della natura stessa. Il nostro Dio Rasah da quel giorno ci abbandonò o peggio morì, lasciandoci soli. Ormai solo pochi di noi rimangono in vita, gli ultimi baluardi della speranza. Uomini che, nel giorno della fine, furono benedetti e eletti con il dono della magia, l'ultima luce che brilla nell'oscurità crescente, l’ultimo dono di un eventuale divino. Il nostro compito è quello di sopravvivere e cercare un modo per fermare tutto ciò. La cosa più importante però è la ricerca di una risposta, la domanda suprema: perché?

 La cosa più importante però è la ricerca di una risposta, la domanda suprema: perché?

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