La partenza

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La chiamata finì. Tasso fu sollevato nel sentirlo bene, indaffarato come sempre, meno spento del solito. Era stata una chiamata breve, come lo erano sempre state le loro interazioni. Ma andava bene così, non c'era bisogno di fingere una relazione padre-figlio diversa da quella che era. L'occhio ricadde sulla foto di Isaiah con il suo di padre. In quel momento l'armadio con due gambe, ovvero Isaiah, entrò in stanza, finendo per aprire con talmente tanta forza la porta da portarla a sbattere e rimbalzare contro.

- Scusami, - disse chiudendola con estrema cura.

Tasso notò che indossava un durag rosso, il corpo mostrava gocce di probabile acqua, ai piedi delle infradito nere. Vestiva come suo solito, svogliatamente con pantaloni della tuta e t-shirt dalle stampe fantasiose.

- Tutto bene? - chiese cordialmente Tasso.

Isaiah annuì, lanciando sul letto lo zaino. - Ho finalmente finito lezione. Sinceramente non so cosa mi abbia spinto a scegliere marketing. Comunque, ho una proposta per te. - Era decisamente troppo entusiasta per questa sua uscita. - Domani ti va di venire con me in città? Devo andare a prendere una maglia di ricambio per la palestra, ieri ho strappato la mia. -

Non poteva dire di no, era in debito. - Nessun problema, io ho il pomeriggio libero. -

Il sorriso illuminò il viso di Isaiah. - Meraviglioso, non vedo l'ora di passare del tempo con te. Pranziamo assieme? Conosco un posto dove fanno dei panini assurdi. -

- Certo, va benissimo, mi fido. -

Era inevitabile scontrarsi con la cucina locale così come era inevitabile dover passare il tempo con il compagno di stanza, certo era che non si aspettava un invito così prematuro.

Isaiah si lasciò cadere sul letto, buttando giù, non con troppa gentilezza, lo zaino di scuola. Era talmente alto che i piedi fuoriuscivano lievemente dal letto. Anche da steso risultava enorme. - Come hai passato la giornata? -

Tasso fece spallucce. - Normalmente, sono stato a lezione. -

- Interessante? Cosa studi? -

- Letteratura moderna, - rispose secco. Ora, per necessità del dialogo, doveva porgergli la medesima domanda, ma già sapeva cosa studiava. Pensò a cosa chiedergli. Si distribuì nella mente tutto quello che fino ad allora sapeva di lui: viene da Memphis, gioca a basket, studia marketing. Poteva domandargli della città natale, ma questo avrebbe influito su argomenti quali la propria famiglia, e vista la singola foto da piccolo con la sola figura paterna, poteva sfociare in argomento troppo delicato. Il piano di studi non gli piaceva, quindi non c'era possibilità di iniziare un dialogo a tal riguardo, avrebbe sicuramente perso interesse. Rimaneva il basket.

- Come va con la squadra di basket? -

Isaiah inarcò le sopracciglia con fare sorpreso. - Come fai a sapere che gioco a basket? -

Tasso lo guardò, non capendo se fosse serio o scherzasse. - Me lo hai detto quando ci siamo conosciuti. Mi hai detto che sei qui perché volevi diventare professionista. -

Ipotizzando che non glielo avesse detto, camera sua lanciava un evidente richiamo alla passione per questo sport.

- Sì, è vero, mi ero completamente scordato che te lo avessi detto. Va tutto bene, ci stiamo allenando, il 20 ottobre abbiamo la presentazione della squadra, poi la prima partita è il primo di novembre. Sinceramente sono parecchio agitato, spero di trovare spazio nella squadra. -

- Sono forti? - chiese Tasso.

Isaiah sorrise. - Sono parecchio tosti nonostante abbiano perso in semifinale nel torneo NCAA. C'è soprattutto un giocatore che ora frequenta il secondo anno, Adonis Jackson Jr. che è un fenomeno. L'ho incontrato in allenamento, è veramente impressionante con quanta facilità riesce a trovare il canestro. L'hanno scorso molti si sono diplomati, quindi ha perso parecchio, ma sono fiducioso che tra noi matricole ci possa essere qualcuno di onorevole. -

Nelle parole di Isaiah si riusciva a comprendere quanto sincero egli fosse e per certi versi anche umile. Tasso non ne era al corrente, ma avrebbe compreso presto.

- E tu? Sei forte? -

Quella domanda fece scoppiare dal ridere il ragazzo, che si affrettò a scuotere la testa. - Me la cavo, ma non posso certo definirmi forte. Ma voglio migliorare, diventare forte è l'obiettivo per quest'anno ma senza dimenticare di divertirti. Tu giochi a basket? -

- No, ho giocato a calcio, ma niente di serio. -

- Ho fatto delle ricerche sull'Italia, per non risultare ignorante. Ho scoperto che per voi il calcio è ai livelli del basket o del football qui da noi. -

Tasso rimase sorpreso da quello che il compagno gli aveva detto. Era intelligente da parte sua fare delle ricerche, nonché gentile. - Sì, è lo sport maggiormente diffuso, ma con il tempo anche gli altri stanno crescendo. -

- A proposito del calcio, - disse tirando fuori il cellulare dalla tasca, digitando sulla barra di ricerca qualcosa, poi mostrando a Tasso una foto, - conosci questo giocatore? -

Tasso si protese in avanti, guardando più da vicino la foto. - Sì, è ex difensore brasiliano, uno dei migliori che ha militato in Europa. -

Isaiah tirò indietro il cellulare, digitando un'altra cosa, poi la mostrò al compagno. - Questi sono i suoi figli, due gemelli, e studiano al primo anno qui da noi. La figlia gioca a calcio, è fenomenale, ha una capacità di trotterellare il pallone che è magia. -

Non sapeva nemmeno che quel giocatore avesse dei figli, per giunta così grandi. - Immagino che per loro sia più facile frequentare una università americana rispetto che in Europa. -

- Usano il cognome della madre, una ex atleta di atletica leggera americana, per questo loro sono qui. -

Tasso non riuscì a non delineare una profonda conoscenza a tal riguardo. - Per caso sono tuoi amici? - azzardò lui.

- Il fratello di lei gioca a basket con me, è un ragazzo silenzioso, ci ho fatto amicizia. Domani te lo faccio conoscere. -

Tasso accennò un sorriso. Suo padre poteva stare rilassato, ci pensava Isaiah a far socializzare il figlio.

Cenarono assieme, passarono la serata in compagnia l'uno dell'altro, e Tasso ebbe modo così di comprenderlo meglio e allo stesso tempo di apprezzare con estrema sincerità la compagnia di qualcuno. Tuttavia ne uscì stanco, Isaiah parlava molto, iniziava dialoghi eterni, ponendo domande di quotidianità al ragazzo. Fu felice quando, tornati in camera, calò il silenzio. Prese le gocce, aspettò di prendere sonno. Pensò a lungo a quanto tutto stava iniziando a prendere connotati differenti, tuttavia niente di sincero in lui cambiava, rimaneva lo stesso Tasso malinconico, che dopo una giornata piena, tornava a casa e veniva inghiottito della stessa amara sensazione. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27 ⏰

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