1 - Promessa

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Agosto 2015

Simon si rigirò il pacchetto delle caramelle tra le mani e alzò gli occhi al cielo, scrutando il grigiore. Nonostante le nubi sembrassero cariche di pioggia, sperò che il tempo avrebbe retto per tutto il pomeriggio.

Soprappensiero, si portò una caramella ripiena alla bocca, e poi fece una smorfia di disgusto. Non aveva controllato, e ne aveva mangiata una alla fragola. Gli faceva schifo il sapore delle fragole.

«Sim!»

Si guardò attorno, e sorrise quando vide Leo sbracciarsi sul marciapiede opposto. Simon si indicò il petto e poi indicò lui, ponendogli una domanda silenziosa a cui Leo rispose indicandosi a sua volta. Rimase allora al suo posto, la schiena appoggiata al muro di un negozio, aspettando che fosse lui a raggiungerlo.

Nel tempo che ci mise il semaforo pedonale a diventare verde, Simon non poté fare a meno di scrutare il suo migliore amico, curioso.

Tra il suo viaggio in Francia a luglio, e quello di Leo negli Stati Uniti ad agosto, non si erano visti per quasi un mese.

Si erano già rincontrati da quando Leo era tornato una settimana prima — Simon l'aveva aspettato davanti alla porta di casa il giorno del suo arrivo, impaziente di potergli finalmente dare il regalo di compleanno che gli aveva preso durante il suo viaggio —, eppure ancora non si era abituato a quanto fosse cambiato nel tempo che erano stati separati.

Si era fatto più alto, le spalle erano più larghe e il viso si era come cesellato, i lineamenti molto più affilati e maturi. Per non parlare della voce, che aveva perso il timbro bianco e si era fatta più profonda, tanto che quando Simon l'aveva sentita per la prima volta dal vivo e non attraverso i messaggi vocali che si erano scambiati in quel periodo ne era rimasto spaesato.

Era cresciuto. Non come lui, o almeno Simon non riusciva a vedere in sé tutti i cambiamenti che vedeva nel suo migliore amico.

Magari succederà quando anche io compirò i quattordici anni a novembre.

Il semaforo diventò verde, e Leo lo raggiunse a passo svelto.

Simon si mise in bocca un'altra caramella – al limone, questa volta – e gli disse: «Sei in ritardo».

Leo aggrottò la fronte e guardò l'ora sul cellulare che stringeva in mano. «Non sono in ritardo» replicò, con quella voce che suonava ancora estranea alle orecchie di Simon. Poi lo sbirciò di sottecchi. «Sei tu che sei stranamente in anticipo.»

Simon si strinse nelle spalle e poi gli porse il pacchetto di caramelle. «Non vedo l'ora di vedere questi capolavori d'autore» lo prese in giro.

Leo scelse accuratamente la caramella – all'arancia, come sempre faceva – e il suo viso si illuminò di felicità, non cogliendo la sua ironia. «Andiamo a prenderle!»

Simon scosse la testa, divertito, e poi si incamminò dietro di lui.

Dovevano andare in un negozio di articoli per la fotografia lì vicino a ritirare delle foto che Leo aveva scattato a New York con una vecchia macchinetta Kodak usa e getta.

Simon gli aveva detto che era inutile che sprecasse soldi, gliele avrebbe potute sviluppare lui, ma Leo era stato categorico: voleva che fossero una sorpresa e che le vedessero insieme solo una volta che erano tutte pronte.

Era così entusiasta al pensiero delle foto che aveva scattato che Simon non aveva avuto il coraggio di dirgli niente; Leo non era capace di fare una bella foto neanche con la fotocamera super tecnologica del suo cellulare in cui bastava puntare l'obiettivo e premere un tasto, era proprio curioso di vedere cosa era riuscito a combinare con una fotocamera di quel tipo.

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