5 - Verità

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Febbraio 2019

Simon posò il suo bicchiere di cola e si unì alla risata che scosse la tavolata a risposta di una storia che stava raccontando Teddy, una figura di merda che aveva fatto qualche giorno prima con una ragazza che aveva conosciuto in palestra.

«Sei un coglione» disse anche in aggiunta, allungando un braccio per farlo passare sullo schienale della sedia di Leo, accanto a lui.

Teddy, seduto invece alla sua sinistra, gli sventolò una mano davanti al viso. «La ragazza non l'ha pensata al tuo stesso modo, Devon» replicò, facendogli poi un ghigno allusivo. «Credimi.»

Simon alzò gli occhi al soffitto e si appoggiò allo schienale della sua sedia, rilassato. «Posso solo immaginare.»

«Cosa ti ha detto?» domandò George, interessato a conoscere come continuava la storia, e Teddy spostò lo sguardo su di lui per riprendere il suo racconto.

Era l'ultimo sabato prima della ripresa della scuola, che quella settimana si era interrotta per la usuale pausa di metà secondo trimestre. Con il solito gruppo di amici, avevano deciso di andare a cena fuori e fare poi un salto in una discoteca dalle parti di Waterloo. Erano al penultimo anno e avevano ancora tutti diciassette anni, ma quella sera il locale aveva in programma proprio una serata per le scuole, quindi sarebbero potuti entrare senza problemi.

Avevano già finito di mangiare, ma nessuno aveva fretta di andare via dal ristorante. Era ancora presto, fuori la temperatura toccava quasi gli zero gradi e i camerieri non sembravano avere fretta di fargli chiudere il conto, fintanto avessero continuato a ordinare bevande.

Soprappensiero, la sua attenzione riversata sulle parole dell'amico, Simon iniziò a far scorrere i polpastrelli sulla pelle di Leo, muovendo le dita su e giù tra la base del suo collo e i capelli. Scosse la testa esasperato quando Teddy giurò che la ragazza era evidentemente interessata a lui, e poi i suoi occhi incrociarono quelli scuri di Charles.

Era un loro nuovo compagno, trasferitosi a settembre per frequentare il Sixth Form, i due anni di istruzione superiore. La loro era un'ottima scuola privata che ogni anno sfornava risultati incredibili per gli esami A-levels, quindi non era raro che ci arrivassero nuovi studenti dai dintorni agli inizi del dodicesimo anno.

Mentre l'attenzione di tutti gli altri ragazzi era su Teddy, quella di Charles era su di lui.

Era dall'altro lato del tavolo, non poteva effettivamente vedere cosa la sua mano, nascosta dietro Leo, stesse facendo sul collo del suo migliore amico, eppure lo sguardo che gli stava rivolgendo sembrava proprio dirgli: Ti vedo, Simon.

Prendendone coscienza, allontanò subito la mano, ma non tolse il braccio da dietro Leo; lo lasciò riposare sullo schienale, come un gesto che farebbe chiunque per distendere i propri arti, uno casuale senza alcun significato, e poi abbandonò lo sguardo consapevole di Charles.

Se i loro compagni di sempre si erano ormai abituati, tanto da non farci neanche più caso, alla vicinanza che c'era tra lui e Leo, Charles, che li aveva appena conosciuti, li guardava spesso con quell'aria curiosa.

Guardava lui, con quell'aria curiosa.

Ti vedo, Simon.

E Simon sapeva che Charles, probabilmente, era l'unico che lo faceva davvero.

Era un ragazzo gay, era una delle prime cose che aveva detto di sé quando aveva iniziato a camminare per i corridoi della loro scuola; non si era nascosto neanche per un secondo, aveva mostrato subito a tutti, con orgoglio e sicurezza, chi fosse.

Non come lui, che si stava nascondendo da più di due anni.

Simon non si vergognava di essere chi era, eppure non aveva ancora trovato il coraggio di fare coming out. Era sicuro che farlo, dire a tutti sono gay, avrebbe significato anche confessare amo Leo, e non come un fratello, o un migliore amico. Era sicuro che dirlo a Leo, avrebbe portato il suo amico a cambiare atteggiamento nei suoi confronti. E Simon non voleva perdere la vicinanza fisica che avevano l'uno con l'altro, non voleva privarsi dei loro abbracci e delle loro carezze.

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