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Maddison

Quella mattina ci misi un pò di più ad arrivare al lavoro. Frenai bruscamente quando il semaforo davanti a me divenne rosso improvvisamente, New York era sempre stata cosi, infatti da poco mi ero trasferita fuori città. Odiavo il casino, lo smog, le macchine, quel via vai di persone e soprattutto quei grattaceli immensi. Solo una cosa amavo di New York, il mio lavoro. Lavoravo come psicologa criminale da quasi un anno al Frenky, un carcere. Amavo la psicologia, mi sono laureata a 23 anni e sono subito venuta a lavorare qui.
Varcai il Frenky e dopo i vari controlli con il metal detector andai in segreteria.
"Buongiorno signorina Maddison" la segretaria del carcere non mi era stara mai troppo simpatica, ma dovevo pur fingere, quindi feci un grande sorriso
"Buongiorno, che cosa mi aspetta oggi?"
nel mentre mi sistemai il tallieur in pizzo nero che era un po troppo aderente. La segretaria mi passò il libretto degli appuntamenti. Lessi un nome mai visto, non era un mio paziente.
"Chi é James Collen?" la signora mi guardò con sguardo sorpreso
"É un ragazzaccio, é nuovo, non é una persona facile l'avviso. Non per dubitarne del suo lavoro Maddison ma non sarà così facile come pensa" mi legai i capelli in una coda alta e sbattendo le mie louboutin nuove di zecca mi diressi nella sala numero 6, dove questo nuovo James Collen mi stava aspettando. Entrai nella stanza e un odore di tabacco mi fece tossire.
"Ma che caz-" non feci in tempo a finire la frase che la risata di un ragazzo mi paralizzò. Era seduto con le gambe sul tavolo e una sigaretta alla bocca.
"Non puoi fumare qua dentro!" lo dissi cercando di non far vedere quanto il fumo mi desse fastidio
"Cosa c'é tigre ti da fastidio il fumo?" mi resi conto allora della mia spilla a forma di tigre sul tallieur.
"Non puoi fumare qua dentro, vado a chiamare le autorità" ero già diventata nervosa, chi pensava di essere? James spese la sigaretta sul tavolo e tirò su le braccia come segno di resa
"Non lo farò più, promesso" un angolo delle sue labbra si curvò in un espressione sadica. Mi sedetti davanti a lui cercando di non far caso a le sue provocazioni. Incrocia le gambe una sopra l'altra e queste gesto lo tenne un attimo con il fiato sospeso prima di leccarsi il labbro inferiore. Mi mise in soggezione quindi mi sistemai la gonna sulle coscie
"Allora James, raccontami un pò cosa é successo" lui mi guardò con aria quasi incredula
"Pensi veramente che parli con uno sbirro?"
"Non sono uno sbir-" mi corressi subito "una poliziotta!" aveva ragione la segretaria all'entrata, non era per niente un tipo facile. A James scappò una risata che nascose buttando il collo all'indietro, in quel momento mi soffermai sui tatuaggi che aveva, non poteva essere troppo piccolo ma neanche troppo grande. Il dubbio mi sparì quando sul suo libretto lessi che aveva 26 anni. Vidi la foto di riconoscimento, James aveva dei tratti mai visti prima, naso piccolino, occhi a mandorla scuri come la pece e le labbra carnose.
"Che c'é tigre stai facendo pensieri sulla mia foto di riconoscimento?" non mi era mai capitato che un mio paziente mi trattasse cosi. Che non collaboravano mi succedeva tutti i giorni, ma mai come James. Riprese la sigaretta dal tavolino e la riaccese tra le labbra. La mia pazienza aveva raggiunto il limite. Chiusi il libretto con forza e mi direzionai verso la porta.
"Non si può parlare con te, vado a riferirlo alle guardie, sei ingestibile." una presa salda sul polso mi fece indietreggiare. Mi ritrovai appoggiata sul petto di James. Avevo un tacco 10 e allora mi resi conto dell'altezza di quel ragazzo. Mi soffió il fumo in faccia e io non respirai per far si di non soffocare. Provai a liberarmi della presa delle sue dita intorno al mio polso ma James mi fece scivolare più vicino a lui difatti sbattei sul suo torace solido. Talmente eravamo vicini sentivo l'odore di tabacco uscirgli dalla labbra, dove mi soffermai un po' troppo, erano perfette. Lui se ne accorse e curvò la testa di lato mentre una fossetta si creava sulla guancia sinistra. Non riuscì a dirgli di lasciarmi. Ma cosa diavolo stavo facendo? Con una mossa veloce mi liberai dalla sua presa e mi girai verso la porta.
"Quanto scommettiamo che non dirai niente al tuo capo?" disse con un ghigno. Non risposi e uscì nervosa dalla porta dove incontrai proprio il mio capo Luis.
"Ei Maddison hai già finito la seduta con James?" merda dovevo dirgli tutto, che quel ragazzo era un malato e che mi ha preso in giro dal primo secondo che mi ha visto.
"Tutto bene, abbiamo parlato molto" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Perché? Perché avevo detto quello?
Luis mi guardò con stupore
"Sono molto felice Maddison, James é un ragazzo complicato, sei riuscita a sbloccarlo" mi disse con un sorriso prima di abbandonare il corridoio e sparire in un ufficio. Iniziai a camminare velocemente, volevo uscire da quel posto. Non volevo pensare a quello che era successo ma mi era impossibile. Mi promisi che quello che era successo non succederà mai più.

Dovevo per forza trovare un modo per farlo parlare, il giorno seguente Luis mi avrebbe sicuramente chiesto informazioni. Così nel bel mezzo della notte aprì il mio portatile e iniziai a cercare informazioni su di lui. Il mio pensiero quella notte era lui. Scrissi il suo nome nelle ricerche e i risultati non fecero tardi ad apparire <James Collen, il ladro di Miami> <James Collen, il ladro più furbo e giovane mai visto> <James Collen e il gruppo dei furti> un gruppo? Ma una in particolare attirò la mia attenzione. <James Collen e la scomparsa della madre Brittney> schiacciai più volte su quel titolo ma la pagina web mi impediva di accedere. Domani sarebbe stato il mio giorno libero ma la mia curiosità mi uccideva.  Presi il telefono dal comodino e scrissi a Luis, il mio capo.
<Salve Luis, domani verrò a fare degli straordinari, devo indagare meglio su James Collen. Scusami per l'orario>
mi distesi nel letto e i pensieri mi trascinarono in un sonno profondo.

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