Mi sentivo spoglia come l'aria
Il «Chiu...Chiu» dell'Assiolo fece spazio al buio pesto della notte.
Non ero riuscita a chiudere gli occhi neppure per un secondo. Mi rigirai nel baldacchino tante di quelle volte che si era stancato anche lui di continuare a scricchiolare.
Non avevo preso sonno da quando mi ritirai nella mia stanza dopo che la Regina fini di ringraziare gli ospiti per averci onorato della loro presenza.
Anche se per me potevano benissimo prendere il tè altrove. Peccato che non era orario.....siccome lo si prendeva alle cinque del pomeriggio in punto. Né lancetta prima né lancetta dopo, rigorosamente versato nelle apposite tazzine.
I pensieri vagavano come onde intemperie impossibili da controllare.
Un battito di ali mi fece trasalire: la civetta era arrivata.
Aprii il comodino e presi un topino pronto per la cena.
Mi alzai lentamente attenta a non far inclinare le assi del pavimento provocando rumore. Aprii le persiane e una piccola Athene noctua era li ad attendermi.
Un vento gelido mi invase e mi sentii spoglia come l'aria.Posai il piccolino sul davanzale della finestra aperta e mi allontanai, così che potesse gustarselo in tutta tranquillità.
Girai per la stanza in cerca di una piccola rientranza del pavimento. Mi fermai quando la trovai.
Alzai la mia veste e mi piegai in avanti, spostando l'asse di legno, fuoriuscito ormai da anni, ed estrassi il contenuto.
«Inchiostro...calamaio... pennino» elencai, portando anche dei fogli sullo scrittoio posto su un tappeto verde smeraldo, in velluto. Impugnai la giunzione e iniziai a stilare le parole che avrebbero tenuto impegnato il popolo, l'indomani.***
Posai la saliva ai lati di una busta da lettera per farla aderire meglio e inserii il contenuto. Feci colare la cera e con uno stampo, firmai: Madam Peu CherirNotai con la coda dell'occhio una luce fioca di una candela illuminare il corridoio che mi divideva dall'esterno, riflettendosi ai lati negli spiragli della porta bianca. Mi alzai trattenendo il respiro portandomi la lettera al petto, stropicciandola leggermente.
Quando udii il rumore dei passi divenire sempre più lontano, ripresi ad emettere aria che diventò nebbia gelida davanti ai miei occhi.
Le ali della civetta batterono di nuovo contro il vetro: aveva finito la cena, era tempo di andare.
Sfilai da sotto il materasso un mantello che mi ricadeva fin giù le caviglie. Alzai il cappuccio sul capo e lo strinsi con i laccetti intrecciati di corda facendolo assestare.
Feci scivolare la busta nella tasca interna e mi calai giù dal piccolo balconcino della finestra.
L'altezza era minima e con gli stivali allacciati fin sopra le ginocchia si notava ancor meno.
La carrozza mi aspettava e il mio passo divenne affrettato.
Era quasi sorta l'alba.
«Salve Madam»
Detti uno sguardo veloce al cocchiere che mi apri lo sportello spostandomi le tendine.
«La ringrazio» risposi prima di sentire un «Hi-Ha» e lo schiocco delle brighe.
La carrozza partì al trotto dei cavalli scalpitanti e il buio iniziò a diventare sempre più chiaro.
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SHELDOWN MIMÍ -l'ultima erede
RomansSheldown Mmí è una giovane fanciulla che vive al nord della cittadina di Rottelpool. Figlia del re Sheldown, venuto a mancare da pochi anni, si ritrova a dover convivere con la madre e i 3 fratelli gemelli, seguaci della regina. L'unica donna che le...