Capitolo 7

21 0 0
                                    



Jisung's POV

Mi svegliai in un luogo sconosciuto ai miei occhi.
Appena riuscii a mettere a fuoco cercai di muovermi per sgranchire i muscoli addormentati, ma quando ci provai, sentii una corda bloccarmi i polsi l'uno vicino all'altro. Aprii e chiusi le palpebre più volte per capire se quello che stavo vivendo era un sogno oppure no. Stava davvero succedendo a me? E soprattutto, perché?
Pian piano le forze tornavano ed io cercavo sempre più disperatamente di slegarmi per fuggire da questo posto freddo ed estremamente disagiante. Guardandomi intorno riuscivo a vedere un muro di un bianco quasi paradisiaco con un'unica minuscola finestrella che faceva entrare i primi raggi dell'alba. Io ero seduto su una sedia di betulla che cigolava leggermente, provocando un rumore fastidioso che rimbombava per l'intera stanza. Il luogo era piccolo, infatti la finestrella riusciva ad illuminare bene ogni suo angolo. Nell'angolo di destra vidi una porta di acciaio resistente, che impediva una qualsiasi idea di fuga. Avevo un panno alla bocca, stretto forse un po' troppo, infatti faticavo ad inspirare l'ossigeno necessario per non avere giramenti di testa. Cercai di muovere il collo e, abbassando lo sguardo vidi il mio piede completamente fasciato. Faceva sicuramente meno male grazie alle dosi di antidolorifico che mi avevano iniettato dai buchi che mi ritrovai sulla vena del braccio sinistro.
Restai immobile per circa 20 minuti, anche se contare i minuti che passavano non era facile. Mi iniziò a venire sonno, così chiusi gli occhi, ma giurai a me stesso che sarei rimasto vigile al primo rumore che avrei sentito.
Appena chiusi gli occhi sentii la pesante porta in acciaio aprirsi gentilmente. Si sentiva che chi stava cercando di aprirla non voleva rompere quel silenzio martoriante. Decisi di rimanere ad occhi chiusi, sperando di avere informazioni sul perché mi trovassi lì.
<< Ancora dorme? >> disse una voce scura e cupa, << Quante dosi gli avete fatto di morfina? >>.
<< Praticamente meno di mezza dose. A quest'ora sarebbe dovuto già essere sveglio. >> rispose una voce familiare ad una dei due ragazzi di questa notte.
<< Resterai qui finché non si sveglia e appena aprirà occhio lo porterai in sala torture per iniziare l'interrogatorio. >> concluse la voce tenebrosa mentre lasciava la stanza.
Supposi che in questo momento ero solo con uno di loro.
Sentii una sedia spostarsi ed essere posizionata di fronte a me. Riuscivo a sentire una presenza non del tutto cattiva, ma in compenso molto fredda.
Pensando a ciò che si dissero prima mi tornò in mente la parola "interrogatorio". Cosa devono sapere da me? Non sono altro che un semplice ragazzo di città.
Cercando di memorizzare l'intero discorso pensai anche alla parola "torture". Se non parlo mi tortureranno? E se avessero sbagliato persona?
Ho paura.
Sentivo il terrore trasformarsi in lacrime pronte a scappare dai miei occhi. Cercai di trattenermi ma fu tutto inutile. Iniziai a piangere. Aprii gli occhi e vidi il ragazzo dai capelli color violetto voltarsi verso di me. Non mi lasciai intimidire dal suo sguardo e continuai a buttare fuori le mie angosce tramite il pianto. Si alzò e venne verso di me. Si abbassò all'altezza del mio volto e portando le mani dietro la mia testa mi iniziò a slegare il panno che tratteneva sospeso il mio respiro. Appena ebbi la bocca libera inalai un'enorme quantità d'aria freschissima. Lo feci per più volte sperando di calmarmi. Chiusi gli occhi per qualche secondo e infine presi un ultimo respiro e li riaprii.
<< Stavi facendo finta di dormire eh? >> iniziò lui.
Non risposi.
Lo vidi uscire dalla stanza ma lasciando la porta leggermente aperta. Mi guardai nuovamente in basso per vedere i nodi che mi tenevano strette le caviglie. I polsi invece li avevo posizionati dietro la schiena. Cercai un qualsiasi modo di slegare almeno una mano, così che sarebbe stato un gioco da ragazzi liberarmi. Dopo qualche tentativo riuscii a sfilare la mano destra e, successivamente con l'aiuto di quest'ultima, liberai anche l'altra. Mi piegai verso le caviglie e sciogliere il nodo che le teneva attaccate l'un l'altra fu abbastanza semplice. Appena riuscii a togliere ogni tipo di impedimento dal mio piano di fuga, mi alzai piano dalla sedia, cercando di restare in equilibrio. Appena caricavo il peso sul piede fasciato il dolore mi trapassava ogni parte del corpo. Ma decisi comunque di avvicinarmi alla porta per scappare da questo posto. Appena arrivai alla maniglia e trascinai il pesante ammasso di acciaio che separava me e la libertà, vidi il ragazzo di prima con altri due uomini alle sue spalle.
<< Stavi anche cercando di scappare. >>, disse il violetto accennando un sorrisetto.
<< Christopher, Changbin prendetelo e portatelo nella sala torture. >> ordinò ai due uomini possenti che gli proteggevano la vita.
Uno dei due lo vidi estremamente contrario, ma forse per evitarsi la morte, stette agli ordini di quello che sembrava il loro capo.
Uno da un lato e uno dall'altro, mi presero con forza dalle braccia conducendomi verso una zona che questa volta sembrava molto più scura e lontana dal colore del sole.
<< LASCIATEMI! >> gridai mentre mi scalmanavo dalle loro prese ferme.
<< Non gridare, o contro la mia volontà sarò costretto ad ammutolirti io. >> disse il ragazzo alla mia destra, cercando quasi di salvarmi la vita.
La strada che percorremmo fu abbastanza lunga da farmi stancare. Attraversammo stanze su stanze, corridoi su corridoi, facendomi dimenticare il percorso.
Arrivammo in questa stanza, completamente opposta all'altra. Era circondata da pareti scure ed estremamente rovinate dall'umidità. C'era puzza e questa volta neanche una piccola finestrella che cambiava l'aria o che semplicemente donava luce naturale. Mi presero con forza i polsi e nuovamente li legarono ad una catena attaccata al soffitto, così da ritrovarmi con le braccia appese per aria.
Ora era impossibile scappare.
I due si accertarono più volte di avermi bloccato a dovere e dopo poco lasciandomi completamente solo. Anche se avessi urlato disperatamente nessuno avrebbe sentito il mio grido d'aiuto.
Ero spacciato...

Spero che Seungmin capisca che c'è qualcosa che non va e venga a cercarmi. Non posso morire qui, almeno non ora...devo prima rivedere Felix e piangere per l'ultima volta sulla sua spalla.

My Charmer - Minsung || Hyunlix Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora