Anger:

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Efrem's Pov:
Lasciai in fretta quella che era la cucina della struttura. In quel momento provai un turbinio di emozioni: rabbia, paura e una serenità inaspettata si mescolavano dentro di me. Le prime due le conoscevo fin troppo bene, ma non potevo dire lo stesso della terza. Perché la stavo provando? Scarlet mi aveva confuso e non poco. Quella ragazzina era terribilmente urtante con la sua estrema gentilezza verso il prossimo. Cioè, era una cosa bella, non fraintendetemi, ma non poteva starmi lontano con i suoi atti da martire? Nervoso come poche persone al mondo, andai alle macchinette della sala comune per prendermi un bel caffè e sorseggiarlo come tanto amavo fare.

«Grazie per essere scappato, manco avessi la lebbra.» L'ultima voce che volevo sentire in quel momento mi stava parlando. Le diedi ancora le spalle aspettando il mio caffè e decisi di risponderle solo dopo aver avuto il bicchiere pieno tra le mani.

«Non amo il contatto fisico e vorrei non essere cacciato dal mio lavoro.» I miei occhi non lasciarono trasparire alcuna emozione oltre a tanta strafottenza, nonostante non la stessi provando. La mia mano si muoveva nervosamente con movimenti circolari mentre mescolavo con la palettina lo zucchero che avevo appena versato nel liquido.

«Sono caduta, non ti ho toccato di proposito. Non ti conosco nemmeno!» disse furiosa. I miei occhi si alzarono e si posarono sui suoi che, a differenza dei miei, lasciavano intravedere tutto: amarezza, imbarazzo, rabbia e offesa.

«Bene, se ti aspetti delle scuse, non arriveranno.» Bevvi il mio caffè e gettai il bicchiere vuoto poco dopo. Odiavo che usassero la plastica.

«Sei insopportabile, estenuante, antipatico, arrogante, stronzo e bastardo.» La principessa aveva mandato a quel paese il rispetto?

«Non mi sembra di aver insultato la tua persona, ma ti ringrazio per le belle parole.» Un ghigno si formò sul mio viso e il tono di sfida uscì da sé.

Lasciò la sala e io sospirai, ringraziando il cielo per essersi tolta dai piedi.

⏳...⏳

Finalmente ero sulla mia amata poltrona, intento a leggere i miei amatissimi libri o almeno ci stavo provando. Quella conversazione mi rimbombava incessantemente in testa, impedendomi di concentrarmi sulla lettura. Perché mi importava delle parole che una ragazzina scostumata mi aveva riversato addosso? Non mi importava dei giudizi altrui dai tempi delle superiori. Aveva ferito il mio orgoglio, forse? Scansai quel pensiero e scrollai le spalle, fingendo un menefreghismo inesistente. In realtà odiavo mostrarmi per quello che non ero davanti alle persone, ma ero stanco di essere me stesso e prendere batoste. Presi il telefono e notai dei messaggi nel gruppo con i ragazzi: Andy e Asher.

AEAE:

Andy:Raga, stasera andiamo nel cottage di Eloise? Sembriamo dei vecchi, non facciamo mai nulla.

Asher:Io ci sto, porto anche Scarlet e una sua amica. Vi va bene? Tanto è aperta a tutti! #supermegafesta🎉
Giusto, @Eloise?

Eloise:Sì, dai, venite! E Asher, leva le cazzo di maiuscole.

                                                            Tu:Va bene!

Ridacchiai poiché El era sempre lì a sgridarlo per le maiuscole, ma era grammatica, no? Ecco come rispondeva Asher di solito. Non ero tipo da feste, ma amavo i cottage. Ero sicuro che Asher avrebbe detto di sì, vista la situazione con Andrew. Presi un grande respiro e lo espirai fuori, poi mi massaggiai nervosamente le tempie. Che dovevo fare? Gli davo sempre buca con scuse davvero ridicole, e Eloise era parte del nostro quartetto. Lavoravamo insieme quotidianamente, e il nostro rapporto andava oltre le semplici faccende lavorative. Decisi di dirgli di sì e sperai di non pentirmene subito dopo.

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