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La lampadina appesa al soffitto sfarfallò. Il negozio si accese e si spense ripetutamente, la stanza visse in un battito di ciglia reiterato: il nulla si alternò alla natura, finché la lampadina non si fulminò.

«Fantastico!» Il botto, simile a quello di un enorme pop corn scoppiato, aveva fatto sobbalzare Priscilla dalla sedia, le aveva persino fatto portare le mani sopra le orecchie. «Sai, qui dentro mancano soltanto le zanzare, senza corrente sembra di essere nella foresta pluviale».

«Uhm... l'hai presa bene, credevo stessi per fare qualche paragone con un cimitero, com'era quella barzelletta, quella sui morti che hanno dimenticato di pagare la bolletta della luce? Ah, sì, ora ricordo: "Toc toc, c'è qualcuno?", e il morto nella bara "No, non c'è nessuno", e il postino "Se non c'è nessuno chi ha parlato?", e il morto "Lascia la posta sopra la lapide, scommetto che è un' altra bolletta della luce", e il postino "Signor morto, mi tolga una curiosità: cosa c'è dopo la morte?", e il vecchio sepolto nella terra risponde così "Quando muori vedi una luce, ma dammi retta, quando succede, prima di andare avanti, spegni l'interruttore, fallo! Ché poi ti arriva la bolletta!"».

«Lasciatelo dire: sei pessimo a raccontare barzellette».

«È la mia seconda alternativa lavorativa».

«Come no, avrai una carriera lastricata di premi, ne sono sicura!».

«Può essere che tu abbia ragione, non fa per me, parliamo di cose serie» Isidoro appoggiò il gomito del braccio destro sul bancone. «Dimmi, ti capita mai di avere ancora paura dei fulmini?»

Entrambi sedevano l'uno di fronte all'altra: Priscilla su una confortevole sedia imbottita di colore giallo, girevole e con le rotelle; Isidoro su una scomoda scaletta di legno, improvvisata a sgabello.

«Qualche volta, hai presente quando tremano le finestre? So che è impossibile, però a volte penso che stiano per cadermi addosso, è sciocco, vero?»

«Nulla è sciocco a questo mondo».

«Sarà... » l'indice, attorno al quale stava attorcigliando una ciocca di capelli, si fermò.

Il volto si illuminò:«Ti va di fare una follia?»

«Cioè?»

«Ti ricordi della capanna dei desideri?

«Certo».

«Costruiamola!»

Il gomito di Isidoro scivolò, poco ci mancò che cadesse di faccia a terra: «Alla nostra età? È una follia!»

«Suvvia, tanto con questa pioggia non verrà nessuno.»

«È pur sempre orario di lavoro».

«E dai, sarà divertente!» Priscilla si lasciò sfuggire una risata sbarazzina.

Le mani giunte sul petto gli fecero venire in mente una madonnina, come faceva a dirle di no?

«E va bene, hai vinto!» sbuffò con finto dispiacere.

«Grazie, lo sapevo che non avresti resistito!» Priscilla balzò dalla sedia, saltando sopra Isidoro e riempiendogli le guance di baci.

Isidoro assaporò il suo profumo: migliaia di fiori di ciliegio sospirarono nell'aria fino a raggiungere, sospinti dal loro carezzevole fiato, le coste della sua anima.

A malincuore si sciolse da quell'abbraccio.

Priscilla corse verso la porta d'ingresso e girò il cartello appeso su "CHIUSO".

«Hai dimenticato le chiavi» Isidoro le lanciò un portachiavi a forma di margherita. «Chiudi la porta».

Dopo una decina di minuti passati a ricoprire, con una logora coperta verde, qualunque oggetto alto almeno un metro, si stesero a terra.

La poesia dei fioriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora