4- cicatrici

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Questo capitolo contiene linguaggio forte, autolesionismo e malattie mentali. È consigliato ad un pubblico forte e consapevole.

Su Spotify trovate la playlist dal titolo "Say yes to the ocean", queste sono le canzoni che uso anche per scrivere.

Ti ricordo che mi farebbe molto piacere se mi facessi sapere le tue opinioni durante la lettura❤️‍🩹

🫧☀️

Conosciamo davvero le persone che consideriamo le più importanti della nostra vita.

Anna F.

Loreley's pov

La sveglia digitale sul comodino accanto al letto inizia a suonare, odio così tanto questo suono che a volte vorrei prenderla e buttarla dalla finestra. Senza aprire gli occhi allungo la mano e tocco la sveglia, la manco un paio di volte finché non la prendo in mano, il suono smette e posso finalmente riprendermi dal risveglio turbolento.

Sono le undici e mezza e se non fosse stato per il condizionatore a  20 gradi e la potenza al massimo, sarei andato a fuoco proprio in questo momento.

Il fuoco, così importante per la nostra sopravvivenza ed è ovunque si giri il nostro corpo. Lo puoi vedere da due prospettive, la prima è quella di uso comune, cioè il fuoco materiale con cui puoi bruciare la tua pelle. Poi c'è quello figurato, quello che a volte fa meno male di quello letterale. Con esso puoi bruciare la tua anima, il tuo cuore o il tuo corpo, ma è un fuoco bellissimo, appassionato, che non vorresti mai lasciare. Non ho mai sentito quel fuoco, nessuno mi ha mai dato calore, ma non affetto, quello che ti fa sentire in un mondo dove tutti i tuoi sensi sono appagati.

Sposto le lenzuola ai piedi del letto e mi siedo di lato, faccio un po' di stretching alle braccia, alla schiena e al collo, infilo le pantofole e mi dirigo verso l'armadio per prendere qualcosa di carino da indossare anche se devo stare a casa.

Tiro fuori un vestito rosa, ha diversi fiori sulla semplice gonna corta, ha delle spalline che si incrociano dietro e formano una x perfetta. Questo è uno dei vestiti che Roby mi ha regalato il giorno dopo il mio arrivo.

Penso a quel maledetto giorno e mi viene in mente un solo nome, Liam Hernandez, il ragazzo che ho condannato all'inferno. Il ragazzo con gli occhi come il cielo e i capelli nerissimi, due cose che rendono affascinante una persona. Tutti tranne Hernandez.

Mi tolgo prima la maglietta e poi i pantaloni del pigiama con i delfini. "Sembri una pazza in un manicomio in pigiama da delfino." Il ricordo di quella conversazione mi fa venire uno strano brivido lungo la schiena.

Le sue mani sui miei fianchi, i nostri volti vicini, le mie mani sul suo petto e la maglietta sottile che divideva i palmi delle mie mani e la sua pelle scolpita.

LORELEY TORNA IN TE!

Come ho fatto a perdermi così, in un ricordo da cui ho tratto solo i dettagli migliori.

Cercando di tornare alla realtà, indosso il vestito e lo sistemo, tolgo i capelli che erano rimasti incastrati all'interno del vestito e mi avvicino alla scrivania con lo specchio per sistemarmi i capelli.

Sono tutti scombinati, come se la notte scorsa avessi lottato invece di dormire.

Sta notte ho litigato con Liam è vero, ma qui sembra che fossi appena uscita da una rissa, dove i miei capelli sono stati quelli che ne hanno risentito di più.

Apro il cassetto alla mia destra e prendo la spazzola, la passo sui miei lunghi capelli biondi cercando di non farmi male.

I miei capelli, insieme ai miei occhi, sono l'unica cosa che mi piace di me stessa.

𝑺𝒂𝒚 𝒚𝒆𝒔 𝒕𝒐 𝒕𝒉𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora