IV~ Ti incontrai [pt. 4/5]

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"Gli sorrisi e silenziosamente
qualcosa andò al posto giusto,
come la tessera di un puzzle."

-Stephenie Meyer

-Stephenie Meyer

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[23 Marzo 1962]

NARRATORE ESTERNO

Sfogliò con frenesia le pagine di quel fascicolo alla ricerca spasmodica di qualcosa che avrebbe potuto cambiare a lui quella mattinata e, al cliente in carica, la vita.
Dove sei, dove sei... Era sicuro di aver già visto quel documento da qualche parte, ma il tempo stringeva e la ricerca diveniva sempre meno efficace.
"Meyer!" Un altro tirocinante, suo buon conoscente, entrò nella stanza facendolo sobbalzare e lo chiamò in un sussurro allarmato. "Eccomi, eccomi!" Rispose lui, leggendo velocemente ciò che aveva tra le mani. Poi, finalmente trovando ciò che avrebbe potuto far vincere la causa, batté con entusiasmo le mani sul fascicolo e corse verso l'uscita di quell'ufficio, sorpassando il collega e iniziando a correre a perdifiato tra i corridoi del tribunale. Tornò dinanzi le porte dell'aula dalla quale era uscito e vi entrò più composto. Tutti gli occhi si girarono verso di lui mentre il magistrato, rivolgendosi all'avvocato ancora seduto, tentava di sapere cosa avesse intenzione di fare.
"Avvocato, non abbiamo molto tempo. Se ha qualcosa da dire, la dica subito."

Robert si incamminò verso il suo superiore, colui presso il quale da qualche mese aveva intrapreso, come gli altri attorno, quel percorso di formazione che lo avrebbe condotto all'avvocatura. Gli posò dinanzi il fascicolo sigillato.
"Solo un momento, vostro Onore." Disse infine l'avvocato, lanciando al tirocinante un'occhiata confusa: mentre il giovane tornava a sedere assieme agli altri del team, aprì la busta che gli era stata recapitata.

Non era affatto facile il praticantato forense, eppure tra le aule del tribunale Robert si sentiva vivo come non mai: non gli era ancora possibile avere in carica qualche cliente e difenderlo dinanzi alla Corte, ma assisteva alle udienze del legale presso cui si stava specializzando e acquisiva l'esperienza necessaria per poter diventare, un giorno, avvocato a tutti gli effetti. Voleva diventare il migliore di tutti. Voleva poter camminare tra quei corridoi col rispetto dei colleghi e dei magistrati. E, ad essere onesti, per tutta la vita era stato determinato a diventarlo.
"Ma che hai fatto? Che c'è dentro quella busta!" Gli domandò confusamente il collega che era andato a chiamarlo non appena lo vide tornare a sedergli accanto. "Lo vedrai." Gli rispose Robert, ammiccando un'espressione divertita non appena l'avvocato, voltandosi verso di lui, lo guardò con un sorrisetto soddisfatto prima di alzarsi e si rivolgersi al magistrato.

Ciò che il più acuto e talentuoso tra i suoi tirocinanti gli aveva portato era nient'altro che un documento che avrebbe potuto ribaltare le sorti del processo e ottenere la totale assoluzione del cliente. Così, in meno di mezz'ora, quell'avvocato e il suo team uscirono vittoriosi dall'aula del tribunale. Tra gli schiamazzi generali dei suoi colleghi, tra le varie supposizioni, domande e congratulazioni, Robert camminava guardandosi attorno sovrappensiero. Fu la voce dell'avvocato a destarlo.
"Meyer." Lo chiamò, distraendolo dalle domande che tutto d'un tratto i compagni avevano iniziato a fargli, esterrefatti da una vittoria che fino a poco prima sembrava impossibile da raggiungere. Robert si voltò verso di lui e si avvicinò, ascoltandolo parlargli con tono basso mentre gli portava una mano sulla spalla.
"Tu mi devi dire come hai fatto..." Esordì l'avvocato puntandogli un dito contro. "Neanche io mi ricordavo dell'esistenza di quella sentenza di cinquant'anni fa."
"È stata solo fortuna, Signore."
"No, non è stata fortuna e lo sai molto bene." Continuò, guardandolo dal basso con labbra strette. Poi scosse il capo, sollevando le sopracciglia mentre tornava sul giovane con un certo orgoglio dipinto in volto. "Non dovrei fare imparzialità perciò vedi di tenere solo per te queste parole: guardati attorno." Lo fece. "Siete tutti molto bravi, ma finora qui nessuno si è dimostrato alla tua altezza, nessuno tra loro ha dimostrato di possedere l'acutezza che possiedi tu." Robert abbassò il capo per un istante.
"Grazie Signore-"
"Non ringraziarmi." Continuò con un'altra sonora pacca sulla spalla alla quale lui parve trasalire. Il contatto fisico lo aveva sempre destabilizzato, soprattutto quello improvviso. "Ti ho osservato molto in questi mesi. Non stai facendo altro che studiare, il tuo impegno è costante e i risultati si vedono. Sei nato per questo lavoro... Continua così e in sei mesi potremmo essere colleghi a tutti gli effetti." E Robert sorrise impercettibilmente, annuendo grato.
"E se così sarà, spero di non ritrovarmi contro di te, un giorno!" Terminò l'avvocato ridendo sonoramente e lasciando poi al giovane una terza pacca, ma stavolta sulla schiena. In cambio Robert lo salutò sorridendo a labbra strette e sollevò una mano quando lo vide dirigersi frettolosamente verso l'uscita.

𝑰𝒎𝒑𝒓𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora