21/09/2023 - Vancouver
Non sono abituata ad avere tutto questo freddo solo a settembre.
Ma un incarico è un incarico, ed ora mi ritrovo a seguire la Laver Cup in questo buco gelido dannato da Dio senza avere nemmeno un maglione.
Come se non bastasse ho deciso di andare a prendere l'accredito a piedi, per muovermi un po' dopo il volo, con addosso il mio nuovissimo ed estivissimo running kit.
Sto congelando.
È da un mese che sono riuscita ad evitare Carlos, mi sono data per malata due volte, quasi finto una gravidanza e costretto Borja a fare cambio intervistato si e no dieci volte.
Ma ci sono riuscita, ho ritrovato il senno e le mie adorate abitudini.
Ho persino avuto un attimo in cui mi balenata per la mente l'idea di raccontare tutto a Francisco e liberarmi di questo peso, ma poi ho desistito.
È così felice ultimamente ed il fatto che lui sia così sereno rilassa pure me, per cui ho gettato Carlos in un cassetto del cervello e buttato via la chiave.
Mentre attraverso la veneu saltellando per non congelare rispondo proprio ad una telefonata di Cisco.
<<Ciao Piccola! Come stai? Fa freddo lì? Mindy è già lì con te?>>
Il suo bombardamento di domande mi infastidisce un po', ma lo capisco, d'altronde è la prima volta che vado ad uno di questi eventi da sola e deve essere molto agitato.
Decido di rispondere e concentrarmi su di lui, in modo da dargli informazioni più esaurienti possibili così che si tranquillizzi.
Devo avergli prestato troppa attenzione perché sbatto contro qualcosa di caldo e massiccio.
Per un attimo è quasi un sollievo il tepore che che si irradia in me.
Ma tutto inizia a degenerare quando l'oggetto che ho urtato mi afferra per i fianchi prima che mi ritrovi a terra per l'impatto.
<<Nela?>> gli sento esclamare, ed una scarica di adrenalina mi intima di correre il più lontano possibile.
<<Merda>>
<<Amore? Tutto bene? Ci sei ancora?>> mi chiede Cisco dall'altro capo del telefono.
<<Si Cisco sono qua, sto bene, ho solo sbattuto contro una colonna, ti richiamo dopo, si?>>
Chiudo senza permettergli di replicare, ed alzo il mio sguardo agitato verso la colonna.
<<Carlos>> dico a mo di saluto, superandolo.
<<Dove vai?>>
Mi ha afferrata per un polso ed il calore che si irradia dalla sua mano mi rende languida.
Lo osservo un attimo, sta indossando una felpa e ha i capelli intrisi di sudore, posso sentirne l'odore da qui.
<<Vado a corre>>
<<Beh andiamo insieme, no?>>
Scuoto la testa e ridacchio, prima di sfilargli il braccio dalla mano con poca delicatezza.
<<No Carlos, non credo che il tuo allenatore ti permetta di correre dopo che ti sei allenato, o sbaglio?>>
Lui mette su un espressione che urla sta a guardare e senza neanche voltarsi gli chiede :