Act XIV - thirteen years gone

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Oikawa ha sette anni, quando incontra Iwaizumi Hajime.

La sua vita subirà una svolta radicale, da quel giorno.

Certo, Oikawa è troppo piccolo per sapere cosa sia l'amore; ma se gli chiedessero di associare un volto a quella parola, beh– sarebbe quello di Iwaizumi.

Va bene, va bene. Forse, a sette anni, la sua prima risposta effettivamente sarebbe Troy Bolton. Ma Iwaizumi verrebbe subito dopo.

-Sei qui da solo?-

L'altro bambino alza la testa, squadrando Oikawa dalla testa ai piedi. Sembra diffidente: ha le sopracciglia aggrottate che formano delle rughe sulla fronte. Non trasmette molta simpatia.

-Perchè non parli?- insiste Oikawa, prendendo posto sull'altalena accanto alla sua.

Se possibile, lo sguardo del bambino si fa ancora più duro. Probabilmente non ha molti amici, pensa Oikawa tra sé e sé. Altrimenti, li avrebbe spaventati tutti.

-Sai parlare?- Oikawa piega la testa. -Allora?-

-Certo che so parlare,- sbotta il bambino. La sua voce è fredda come la sua espressione.

-Perchè non hai risposto subito?-

-Perchè speravo che te ne andassi.-

-Oh,- Oikawa strabuzza gli occhi. Era quello il motivo. -Okay. Vuoi giocare con me?-

-No.-

Peccato. Si sarebbero sicuramente divertiti.

-Va bene.-

Oikawa si alza dall'altalena e, senza aggiungere una parola, si allontana di corsa. Sua madre gli ha insegnato a rispettare la volontà degli altri e Oikawa non vuole passare per maleducato. Sarà per la prossima volta.

Prima di andare a dormire, Oikawa gioca con le bambole di sua sorella e indossa il suo pigiama preferito. Poi si infila sotto le coperte e appoggia la testa sul cuscino.

-Chi era quel bambino di oggi al parco, tesoro?- gli domanda Yuzusa, dopo aver spento la luce.

Oikawa fa le spallucce. -Non lo so. Non mi voleva parlare.-

-Magari è solo timido.-

Oikawa si acciglia. Anche se non lo conosce per niente, qualcosa gli suggerisce che non si tratta di quello.

-Non credo. Forse è solo antipatico.-

Sua madre soffoca una risatina sul retro della mano. -Lo scoprirai la prossima volta che vi vedrete.-

-E se non ci vedremo mai più?-

Sua madre si china per depositargli un bacio sulla fronte. Poi si alza e, prima di richiudere la porta, gli fa l'occhiolino.

-Allora non era destino.-

Oikawa resta in silenzio. Osserva le stelle dalla finestra.

Domani, la risposta del bambino sarà diversa, decide. Ci crede davvero.

Oikawa pensa a lui, quella sera.

Da quel giorno, pensa a lui ogni sera.

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Ci sono tante cose che Oikawa non riesce a ricordare, della sua infanzia. Per esempio, quando ha iniziato a guardare le partite di pallavolo con sua madre, oppure quando le carote hanno iniziato a dargli il voltastomaco.

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