Act IX - the relapse

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'ᶜᵃᵘˢᵉ ᵗʰᵉʳᵉ ʷᵉ ᵃʳᵉ ᵃᵍᵃⁱⁿ ʷʰᵉⁿ ᴵ ˡᵒᵛᵉᵈ ʸᵒᵘ ˢᵒ
ᴮᵃᶜᵏ ᵇᵉᶠᵒʳᵉ ʸᵒᵘ ˡᵒˢᵗ ᵗʰᵉ ᵒⁿᵉ ʳᵉᵃˡ ᵗʰⁱⁿᵍ
ʸᵒᵘ'ᵛᵉ ᵉᵛᵉʳ ᵏⁿᵒʷⁿ
ᴵᵗ ʷᵃˢ ʳᵃʳᵉ, ᴵ ʷᵃˢ ᵗʰᵉʳᵉ, ᴵ ʳᵉᵐᵉᵐᵇᵉʳ ⁱᵗ
ᵃˡˡ ᵗᵒᵒ ʷᵉˡˡ

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Il timido sole che entra dalla finestra gli accarezza la pelle, disegnando ombre opache lungo il suo corpo.

Quando si muove, una folata di aria fredda gli fa rizzare i peli delle braccia. Iwaizumi si lascia sfuggire uno sbadiglio mentre strofina gli occhi, abituandosi alla luce del mattino.

Inizialmente, fatica a riconoscere la stanza; i raggi caldi stridono con i colori spenti del salotto, e gli edifici in lontananza appartengono sicuramente ad un quartiere che non è il suo.

La sua attenzione viene subito catturata dal rivestimento blu del divano, e Iwaizumi si ritrova a sfiorare passivamente la fodera.

Quando si stiracchia, le sue ossa emettono uno strano rumore. I suoi muscoli sono indolenziti, anche se Iwaizumi ricorda di non aver messo piede in palestra, nelle ultime settimane. Dopo aver passato una mano sul volto, si accorge che le sue guance sono ancora accaldate.

La maglia del pigiama è arrotolata sul pavimento, poco distante dai suoi piedi. Iwaizumi abbassa lo sguardo sul petto e, solo allora, realizza che la parte superiore del suo corpo è completamente nuda.

Poi, i ricordi della sera precedente tornano a galla. Ogni sensazione, ogni piccolo suono, ogni immagine sfuocata; lo assalgono tutti insieme, senza concedergli neanche un secondo di tregua.

Lui e Oikawa si erano... lui e Oikawa avevano...

Oh, merda, pensa.

-Oh, merda,- dice.

Il suo petto si alza e si abbassa incontrollatamente, e Iwaizumi è costretto ad appoggiarsi allo schienale per paura di essere colto da un mancamento.

La sua testa scatta da una parte all'altra della stanza, in cerca di un segnale che possa illuderlo di trovarsi ancora in un incubo. Invece vede solo Oikawa, intento ad osservarlo dietro il tavolo della cucina, mentre una tazza fumante gli nasconde metà volto.

Iwaizumi emette un suono di sorpresa che somiglia vagamente al verso di un topo in gabbia. Vorrebbe dire qualcosa, qualunque cosa, ma le parole muoiono in fondo alla sua gola, ormai destinate a rimanere pensieri vuoti e fumosi.

Si aspetta che sia l'altro ragazzo a fare la prima mossa, ma le sue speranze rimangono vane. Oikawa si limita a squadrarlo in un meditativo silenzio, mantenendo sempre la stessa distanza di sicurezza.

Se Iwaizumi non stesse attraversando un doloroso conflitto interiore, troverebbe quella scena alquanto ironica. La sera precedente era bastato un semplice soffio per buttare giù quel muro che, per anni, si erano tanto impegnati a costruire; eppure, poche ore dopo, Oikawa aveva già ricominciato a posizionare i mattoni.

Ci sono così tante domande che Iwaizumi non ha il tempo di fare, e così tanti interrogativi che non troveranno mai una risposta. Ci sono così tanti silenzi e così tante parole che lottano per uscire dalla sua bocca. Così tanti rimorsi, e così poche speranze.

Iwaizumi non può fare altro che stare a guardare, mentre la sua visuale viene di nuovo offuscata. Il muro arriva a coprire il sole, e lui può solo sperare in qualche debole spiraglio di luce. Stringe i denti e resta a guardare, consapevole di aver commesso l'errore più spaventoso di tutta la sua vita.

Un errore che non avrebbe rimpianto solo lui.

-La sveglia di mia madre suonerà tra qualche minuto,- dice Oikawa, abbassando le braccia. I suoi occhi restano incollati sulla tazza, come se guardare altrove fosse un rischio che il ragazzo non aveva alcuna intenzione di correre.

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