Il volto scolpito nella pietra che stava fissando Samin in quel momento trasmetteva potere e severità, mentre il cipiglio risoluto, deducibile dal suo sguardo altero, sembrava lasciar intendere l'approssimarsi di una decisione di assoluta rilevanza. Le due imponenti figure, che l'affiancavano su ambo i lati, sfoggiavano entrambe la medesima espressione di ostentata superiorità, e come questa puntavano l'indice verso terra, come se stessero indicando qualcosa.
In ginocchio ai loro piedi infatti, si trovava una piccola creatura dalla folta chioma cespugliosa, intenta a tendere in alto le esili braccine, in direzione dell'oggetto che si frapponeva tra lui e le gigantesche entità.
Una pietra. Un'enorme pietra dalla forma indefinita, piena di protuberanze e spigoli, che ricordavano vagamente una sorta di sfaccettato cristallo.
Non appena i suoi occhi si posarono su di essa, Samin ne fu come rapita, e per diversi secondi continuò imperterrita a fissarne i contorni frastagliati impressi sulla parete di roccia. Quell'immagine era così affascinante, che sarebbe rimasta a contemplarla per ore intere, ma quando uno scalpiccio, troppo rumoroso perché lo si potesse ignorare, cominciò a riecheggiare nella sala tutto quanto ebbe fine.
Strappata bruscamente dal suo stato di trance, la ragazzina distolse in tutta fretta lo sguardo e lo rivolse verso l'origine del rumore. Passando da un'entrata secondaria, cinque Tharrik erano appena entrati nella sala, quattro dei quali reggendo sulle spalle una voluminosa lettiga coperta da un drappo scuro.
Al suo arrivo gli occhi dell'intera platea conversero all'istante su di essa, seguendola finché non ebbe raggiunto l'altare che sorgeva al disotto del bassorilievo scolpito in fondo. A quel punto il quartetto mise giù il pesante fardello, permettendo a chi precedeva la processione di sistemarsi accanto al misterioso oggetto celato alla vista.
Costui era un Tharrik alto, dalla lunga barba bianca e con un elegante cappello a punta calato sulla testa. Per qualche istante, la grossa gemma blu elettrico che spiccava al centro del suo elaborato copricapo, attirò l'attenzione dei presenti. Tuttavia, nel momento stesso in cui il Gran Sacerdote ebbe dato ordine ai quattro assistenti di rimuovere il drappo, ogni anima nella sala tornò subito a concentrarsi sulla lettiga.
Un'ondata di ohhh di meraviglia riecheggiò tra il pubblico seduto sulle panche, mentre un intenso bagliore smeraldino si diffondeva per l'ambiente, offuscando con facilità la debole luce emessa dalle lanterne. A confronto con l'enorme pietra verde adagiata sulla lettiga, parevano come minuscole lucciole di fronte ad un violento incendio di immani proporzioni.
''Adesso racconta la storia?''
La domanda postale in un tono non molto dissimile da un sussurro, fece subito voltare Samin verso destra. Seduti accanto a lei sulla panca si trovavano i suoi genitori, e un piccolo Tharrik che in piedi le sarebbe arrivato a malapena all'ombelico. I capelli del bambino erano chiaramente reduci da una lunga seduta di acconciatura, anche se diversi ciuffi ribelli continuavano a spuntare qua e là tra la folta chioma argentea.
Dopo che ebbe incrociato lo sguardo del fratello, Samin si chinò su di lui e avvicinò le labbra al suo orecchio a punta.
''Tra poco sì'' bisbigliò in risposta. ''Quindi fa silenzio''
Dorwin annuì, e cercando di scrutare sopra le spalle degli astanti per quanto glielo permetteva la statura minuta, riprese a fissare la scena che stava avvenendo sull'altare in fondo alla sala.
Divorata com'era dalla curiosità, Samin l'aveva preceduto prima ancora che il fratello avesse fatto in tempo a ruotare il collo. Era da oltre sette lune che attendeva quel momento e ogni fibra del suo corpo fremeva per l'eccitazione.
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Il Centro del Mondo
Fantasy''Innumerevoli estati fa, molto prima che venisse fondata Jarva, vi era il nulla'' annunciò con voce tonante il Gran Sacerdote. ''La Terra, il sole, la luna, le stelle, tutto quanto conosciamo e possiamo apprezzare oggi, semplicemente non esisteva...