Capitolo 3 - Zaios

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Puntellandosi sul bastone per non cadere, Lania si riprese dall'inciampo e tornò ad avanzare lungo il tunnel. Doveva essere almeno la quinta volta che succedeva.

Era stanca ed evitare le pietruzze infide semisepolte nel terreno stava diventando sempre più difficile man mano che il tempo passava. A quel punto si sarebbe volentieri fatta una lunga dormita, e a seguire un enorme abbuffata. Oppure anche il contrario. Qualsiasi cosa andava bene, purché le fosse data l'occasione di riposarsi e riprendere fiato.

Pur avendo sempre aiutato suo padre e suo zio alla bottega, non era abituata a quel genere di fatica. Probabilmente non ci sarebbe mai riuscita.

''Sono morto'' biascicò Dorwin fissando il terreno a testa china.

''Ormai non manca molto'' tentò di rassicurarlo Beltasar. ''Presto arriveremo''.

''L'hai detto anche due Lumen fa'' ribatté Dorwin in un sospiro di frustrazione.

''Questa volta ne sono sicuro''.

Dorwin lo guardò storto, ma dato che Beltasar continuava a tenere gli occhi rivolti davanti a sé, dovette rinunciare quasi subito. Nel tentativo di rasserenare il clima, Lania decise di intervenire.

''Mi sono dimenticata l'ordine degli insediamenti'' rivelò a bruciapelo, mentre evitava di sbattere il piede contro una pietra che affiorava a tradimento dal terreno. ''Prima c'è Yulm o Zaios?''

''Prima Zaios, poi Yulm, e alla fine Xanty'' le spiegò Beltasar.

''E tra Zaios e Yulm che distanza c'è?'' proseguì Lania. ''La stessa tra Zaios e Jarva?''

''Siamo partiti informati'' borbottò Dorwin con una chiara nota di dileggio nella voce.

''La famiglia di Lania fabbrica borse e la mia bottiglie di resina'' gli fece notare Beltasar asciutto. ''Scusaci tanto se qui non siamo tutti commercianti esperti di viaggi tra i tunnel''.

Dorwin sospirò.

''Era solo una battuta''.

Superata una buca infida con un balzello, Lania si affiancò a Beltasar.

''Tanto per la cronaca, in bottega non realizziamo solo borse''. Si mise a contare sulle dita della mano libera. ''Facciamo anche zaini, vestiti, cappelli e cinture''.

''A dirla tutta nemmeno noi ci limitiamo alle bottiglie'' disse Beltasar scoccandole un'occhiatina complice. ''A me riescono bene anche i bicchieri''.

Lania gli sorrise.

Nel frattempo, Samin alzò la propria lanterna, come se desiderasse illuminare qualcosa che aveva appena scorto in mezzo alle tenebre.

''Sbaglio o quella è una pietra segnaposto?'' chiese levando l'indice verso una macchia scura, che spuntava dalla parete poco più avanti.

''Hai ragione!'' esclamò Dorwin stringendo gli occhi. E senza aggiungere altro, corse lungo il tunnel in direzione del punto indicato dalla sorella.

Il fioco bagliore azzurrino della sua lanterna fendette l'oscurità come una freccia infuocata scagliata nella notte, per poi fermarsi a circa una decina di metri dai compagni. Non avevano ancora fatto in tempo a dimezzare la distanza che li separava da lui, quando la voce di Dorwin riecheggiò nella galleria.

''Siamo arrivati!''

Le sopracciglia di Lania si inarcarono per lo stupore.

''Veramente?!'' chiese emozionata.

Accelerando l'andatura, il terzetto raggiunse quindi Dorwin, scoprendo così che aveva ragione. Dalla parete di terra compatta sopra le loro teste spuntava una grossa pietra grigia, su cui erano state incise delle parole in alfabeto Tharrik.

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