Da bambino, a Simone, piacevano le fragole, il gelato al cioccolato e le ciliegie, soprattutto quelle doppie che appoggiava all'orecchio della sua mamma a mo' di orecchino.
Gli piaceva correre tra i prati di Villa Balestra a piedi nudi, avvertire il solleticare dei fili d'erba e poi crollare sfinito su di essi con accanto sempre suo fratello gemello, Jacopo.
Amava nuotare con lui nella piscina di casa e giocare a schizzarsi e rincorrersi.
Più di tutto adorava immergersi sott'acqua al mare, con le orecchie sotto la superficie per ascoltare il mondo in modo diverso e più ovattato. Sostava lì con le braccia aperte e i palmi rivolti verso l'alto, gli occhi chiusi e la certezza che, qualsiasi cosa fosse accaduta, ci sarebbe sempre stato suo fratello a salvarlo. In quei momenti la pace regnava sovrana nel suo piccolo cuore di bambino. Poter sentire i suoni intorno a sé e le voci circostanti in quel modo, semplicemente lo rilassava e gli permetteva di avvertire armonia dentro di sé. E non c'era più dolore, il male non esisteva più. Non c'erano le promesse mal mantenute di suo padre, non vi erano le mancanze e neppure la sensazione di essere sempre di troppo, un peso perfino per colui che avrebbe dovuto amarlo infinitamente, proprio come faceva la sua mamma.
Floriana era una donna dai capelli biondo cenere, dolce e gentile, premurosa e intelligente.
Simone ricorda le sue braccia attorno al suo corpicino gracile quando, durante la notte, gli incubi tormentavano il suo sonno. E rammenta pure di quella volta in cui erano dovuti correre in ospedale per via di un malore accusato da Jacopo e lei lo aveva cullato tutto il tempo per acquietare il suo pianto e la paura di perdere la propria metà, la pelle della sua pelle, il sangue del suo sangue.
A Jacopo piacevano i mandarini, le macchinine, le moto, le piante e i fiori curati da nonna Virginia.
A Simone piaceva ballare, cantare a squarciagola qualche vecchia canzone e ridere sguaiatamente con Jacopo.
Adesso Simone non mangia più le ciliegie, perchè non ha più nessuno a cui donarle, odia le fragole e i fili d'erba li strappa con violenza dal suolo.
Ora mangia i mandarini solo per ricordare a se stesso il fastidioso vizio di Jacopo di levare da essi tutti i fili bianchi. E poi sorriderne e riviverlo attraverso quei piccoli e apparentemente insignificanti gesti. Quando li assapora però, non hanno più quel sapore buono di un tempo.
Simone non balla più, non ha mai più cantato e forse non ha nemmeno più riso genuinamente.
Le piante e i fiori di nonna Virginia sono tutti morti, ceduti sotto il peso del tempo e della mancata cura. E con loro è andata via anche la sua anima, dolce e forte, elegante e raffinata. E' volata chissà dove e si è dispersa nello spazio-tempo, tra le strade della Terra, nella volta celeste, sopravvive in un tratto di colore, negli occhi di suo nipote.
La piscina, un tempo luogo di pace e serenità, schiamazzi e risatine mal trattenute, adesso è vuota, spoglia e sporca.
E' il 31 dicembre, un nuovo anno è in arrivo. A Roma fa freddo e tutte le persone sono raccolte nelle proprie abitazioni a festeggiare, mangiare, bere e aspettare la mezzanotte. C'è chi è impegnato a ingurgitare a cucchiaiate delle lenticchie nella speranza che l'anno nuovo porti ricchezza; chi sorseggia del vino e chi fa l'amore. Alcuni sono in centro e cantano insieme canzoni d'altri tempi; alcuni sono con la propria famiglia o con gli amici.
"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va."
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Gli incubi dei pesci rossi | Simuel
FanfictionManuel torna a Roma dopo anni di assenza, ma una sera tutto cambia quando vede Simone, distrutto e solo, piangere nell'ombra. Due vite si incrociano in una città che conosce il dolore e l'amore. Saranno in grado di farsi del bene a vicenda o contin...