Cara catastrofe

358 19 4
                                    




A mio nonno e mia nonna...


"Saremo orizzonti e ci potremo ammirare. Ci nasconderemo nel profumo del mare, ci ritroveremo nei dettagli più belli. Ci riscopriremo nelle cose più rare. E sarà superfluo non saperlo spiegare. Al tramonto, di tutto, potremo capire. Sopravvivere dentro ad un tratto di colore. Nei suoni più caldi scomparirà il dolore. Poi forse un giorno ci rincontreremo..." (Cosmo)






Due anni prima


"Nonna nonna, vedi cosa ti ho portato" 

Fa così il suo ingresso in villa un giovane Simone, sventolando in direzione di Virginia comodamente seduta sulla poltrona marrone del salone, un sacchetto bianco. 

La donna solleva lo sguardo stanco incuriosita e sorride appena alla vista del nipote. Il sorriso non arriva agli occhi però e Simone se ne accorge subito. Tira fuori da quel pacchetto una treccina con lo zucchero che riporta la sua memoria al periodo dell'infanzia, in cui ad acquistargliela era la nonna stessa, col desiderio di far felici i due gemelli. 

L'anziana signora sgrana gli occhi, non parla. Ormai ha smesso di farlo da un po', però Simone la comprende ugualmente. Rare sono le occasioni in cui è possibile udire la sua voce, che per una come lei che di voce e teatro ha vissuto, è davvero strano. Le si siede accanto, avvicinando una sedia in vimini alla poltrona. Le porge una carezza sulla guancia morbida, seppur rugosa e segnata dal trascorrere del tempo. 

Prende un pezzettino di dolce e lo avvicina alle labbra della nonna, la quale ringrazia con i suoi occhi grandi e profondi che sembrano sempre scrutarlo e volergli comunicare mille cose. Allo stesso tempo essi indagano in quelli del nipote, alla ricerca di una qualche forma di serenità, che suo malgrado però, non riesce ad indentificare. Simone le sorride lievemente per invitarla a mangiucchiare ancora, "che la colazione è importante Simoncino, ci dicevi sempre tu da piccoli." 

Una lacrima le scende solitaria, involontariamente. Che il senso di colpa la divora da tempo ormai, per aver tarpato le ali del nipote; ali che avrebbero dovuto viaggiare lontano, studiare, amare, vivere la libertà e la giovinezza. Simone gliela asciuga col pollice e le fa un'altra carezza. Un po' si emoziona anche lui, che l'equilibrio è ormai tanto precario. Il cuore sembra sempre traballare, un terremoto costante che mina alla robustezza delle fondamenta. "Perchè piangi, nonna? " domanda. 

"Hai mangiato almeno questa mattina Simone? " chiede interdetta.

Il ragazzo non risponde e la invita invece a dare un responso alla sua di domanda con un cenno del capo. 

"Perchè sei qui, tesoro mio! A pensare a questa povera vecchia che sta per morire, quando dovresti essere altrove a vivere la tua vita, a studiare ciò che ti piace, a scoprire il mondo...a stare bene e curarti meglio" afferma poi scocciata. 

Gli incubi dei pesci rossi | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora