Come una piccola rana che così dorme contenta

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Manuel guida come un forsennato la sua vespa, con il cuore che riproduce battiti accelerati e violenti. Ha paura. Una paura irrazionale di perdere qualcosa di prezioso.

La telefonata improvvisa di Simone, le parole soffocate dal pianto e quelle frasi che continuano a risuonare nella sua testa. Quel ti amo tanto, che non può dimenticare.

Sente il gelo della paura attanagliargli il petto, una paura che non ha mai conosciuto così intensa con nessun altro, se non con sua madre. La paura di perdere ciò che ami è diversa da tutte le altre. È un'ombra che ti si annida nel cuore, crescendo silenziosamente. E' una nebbia che ti offusca la mente. E mentre Manuel accelera, sente quella paura crescere.

E così, con il cuore in tumulto e la mente affollata di pensieri, continua a guidare nella notte, spinto dalla speranza e dalla disperazione.

C'é una cosa che non cambierà mai per lui: il desiderio di proteggere Simone, a qualsiasi costo.


Circa un quarto d'ora più tardi, giunge a destinazione.

E' un quartiere periferico poco raccomandabile, dove sorgono locali notturni. Può avvertire della musica fuoriuscire da uno di essi. S'avvicina a passo svelto, aspettandosi di trovare Simone seduto su un marciapiede. Ma di lui non c'è traccia.

Avverte poi dei rumori e lamenti provenienti da una stradina laterale, così si incammina.

L'immagine che gli si para davanti lo fa rabbrividire.

C'è Simone riverso sull'asfalto in mezzo al suo stesso sangue.

Gli va incontro velocemente col cuore impazzito e mani tremanti e s'abbassa alla sua altezza.

"Simo?" lo richiama a bassa voce.

"Mmmh?" fa lui sollevando di poco il volto.

Manuel nota subito che ha un occhio livido, del sangue che gli sgorga da uno zigomo e dal naso e il labbro spaccato.

Deglutisce, cercando di farsi coraggio.

"Simone, che cazzo è successo?"

"Manuel...che...che ci fai qui?"

Gli occhi sono lucidi e ricolmi di paura.

"Cazzo Simo', ma che hai combinato, che t'hanno fatto, mmh?"

"Manu ma che..."

"Simo m'hai chiamato tu, nun te ricordi?"

Lo aiuta a rimettersi in piedi con un po' di fatica, si tratta pur sempre di un ragazzo alto un metro e novanta e ubriaco marcio.

"Mi fa male tutto" geme per il dolore e barcolla appena.

"Simo' cristo santo...ma che cazzo è successo?"

L'altro sembra non udirlo.

"Io...tu...che ci fai qua?"

"Simone, m'hai chiamato poco fa tu e io adesso te porto via da qua e aggiustamo tutto insieme" dice con tono quasi severo, ma con una punta di dolcezza e apprensione.

"No no no no, tu non dovresti essere qua, io...devo tornare a casa..."

Il corvino fa per allontanarsi, ma inciampa nei suoi stessi piedi e subito Manuel lo prende al volo, per evitare che cada e che si possa fare ancora più male.

Lo guarda Simone, e Manuel nei suoi occhi può leggere di tutto: timore, tristezza, solitudine, bisogno.

"Simo'..."

Gli incubi dei pesci rossi | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora