Il mattino seguente, Isabella si svegliò con una leggera oppressione sul petto, come se i sogni inquietanti della notte avessero lasciato un'ombra sul suo risveglio. La luce del sole filtrava dalle tende, portando con sé un po' di calore e conforto, ma non riusciva a scacciare del tutto la sensazione di essere osservata.
Dopo essersi preparata in fretta, scese al piano inferiore per incontrare finalmente Emily. Era ansiosa di conoscere la bambina e sperava che quella parte del suo lavoro si rivelasse più semplice e piacevole rispetto al resto.
La trovò seduta a un tavolo nella grande sala da pranzo, circondata da giocattoli e libri colorati. Emily era una bambina minuta, con grandi occhi azzurri e capelli biondi e lisci che le ricadevano sulle spalle. Quando Isabella entrò nella stanza, la piccola alzò lo sguardo, fissandola con un'intensità che sembrava impossibile per una bambina della sua età.
"Ciao, Emily," disse Isabella, avvicinandosi con un sorriso. "Io sono Isabella, la tua nuova babysitter."
Emily non rispose subito. Sembrava quasi che la stesse valutando, soppesando ogni dettaglio di lei. Poi, senza distogliere lo sguardo, afferrò un libro illustrato dal tavolo e lo porse alla ragazza.
"Leggimi una storia," disse la bambina con voce dolce, ma stranamente ferma per la sua età.
Isabella prese il libro e si sedette accanto a lei, iniziò a leggere. Mentre le parole fluivano dalle sue labbra, si accorse che Emily non stava veramente ascoltando. La bambina sembrava persa nei suoi pensieri, il suo sguardo fisso su un punto indefinito della stanza.
"Emily, va tutto bene?" chiese Isabella, interrompendo la lettura.
Emily si voltò verso di lei, i suoi occhi azzurri che la fissavano con una gravità inusuale. "Sai cosa significa avere paura del buio?" chiese con una voce che sembrava appartenere a qualcuno di molto più grande.
Isabella rimase interdetta per un momento, non aspettandosi quella domanda. "Sì, lo so," rispose poi, cercando di non mostrare la sorpresa. "Ma tu non devi aver paura, sono qui con te."
Emily annuì lentamente, ma non sembrava rassicurata. "A volte, il buio è qui anche quando c'è luce," mormorò, abbassando lo sguardo verso il tavolo.
Isabella sentì un brivido correrle lungo la schiena. Non sapeva come interpretare le parole di Emily, ma c'era qualcosa in quel modo di parlare che la turbava profondamente. Decise di non insistere e cercò di distrarre la bambina con un altro gioco, sperando di farle dimenticare quella conversazione.
Passarono la mattinata tra disegni e giochi, e Isabella iniziò a sentire che, nonostante l'inquietudine, si sarebbe affezionata a Emily. La bambina era dolce, anche se a tratti sembrava immersa in un mondo tutto suo, un mondo che Isabella temeva di non riuscire a comprendere appieno.
Poco prima di pranzo, mentre stavano riordinando i giocattoli, la porta della sala da pranzo si aprì e Ryan, il secondogenito, entrò nella stanza. Il suo aspetto era impeccabile, i capelli castani perfettamente pettinati e il sorriso caloroso che Isabella aveva visto nella foto.
"Buongiorno, Isabella. Come sta andando?" chiese con un tono affabile, avvicinandosi a loro.
"Molto bene, grazie," rispose Isabella, sollevata dalla presenza di Ryan, che sembrava portare con sé un'aria di normalità.
Ryan si chinò verso Emily e le scompigliò i capelli con affetto. "E tu, come stai, piccola?"
Emily lo guardò con un sorriso timido, ma non disse nulla. Poi, senza preavviso, si alzò e corse fuori dalla stanza, lasciando Isabella e Ryan soli.
"Non prenderla sul personale," disse Ryan con un sorriso. "Emily è una bambina molto sensibile. Ci vuole un po' di tempo prima che si apra davvero con qualcuno."
Isabella annuì, cercando di mascherare il proprio disagio. "Sembra una bambina adorabile, anche se un po'... particolare."
Ryan la fissò per un momento, come se stesse considerando qualcosa, poi annuì. "Sì, è vero. Emily è speciale. Ha visto e sentito cose che nessun bambino dovrebbe mai sperimentare."
Quelle parole rimasero sospese nell'aria per un istante, prima che Ryan cambiasse argomento con disinvoltura. "A proposito, volevo avvisarti che stasera avremo degli ospiti per cena. Sarà un'occasione piuttosto formale, quindi preparati a un po' di confusione. Gabriel sarà presente, e... beh, immagino tu lo abbia già incontrato."
Il tono di Ryan si fece appena più serio alla menzione del fratello, e Isabella si chiese quanto i due fossero vicini. Nonostante fossero fratelli, sembravano emanare energie completamente diverse. Ryan era solare, affabile, rassicurante. Gabriel, al contrario, era un enigma oscuro, affascinante e pericoloso allo stesso tempo.
"Sì, l'ho incontrato ieri sera," rispose Isabella, cercando di mantenere un tono neutro.
Ryan annuì, osservandola attentamente. "Gabriel può sembrare un po'... difficile. Ma non preoccuparti, è solo il suo modo di fare. Una volta che lo conosci meglio, vedrai che non è poi così terribile."
Isabella forzò un sorriso, ma non riuscì a scacciare il ricordo della notte precedente e lo sguardo di Gabriel, così penetrante e carico di significato.
Il pomeriggio trascorse tranquillo, ma Isabella non riusciva a togliersi dalla mente la conversazione avuta con Emily e l'incontro con Ryan. Più cercava di distrarsi, più sentiva crescere dentro di sé una sensazione di disagio. Quella famiglia, con tutta la sua apparente perfezione, sembrava nascondere segreti che Isabella non era sicura di voler scoprire.
La cena formale si avvicinava, e Isabella si preparò con cura, scegliendo un abito semplice ma elegante. Margaret le aveva spiegato che non avrebbe dovuto partecipare attivamente alla cena, ma che era importante fare buona impressione sugli ospiti, chiunque essi fossero.
Quando scese al piano inferiore, la casa era già stata trasformata: la sala da pranzo brillava sotto la luce dei lampadari, il tavolo era apparecchiato con posate d'argento e bicchieri di cristallo, e un sottile profumo di cibo si diffondeva nell'aria. Isabella notò che Margaret, Ryan e Gabriel erano già presenti, ognuno vestito in modo impeccabile.
Gabriel, in particolare, attirò il suo sguardo. Indossava un completo scuro che accentuava la sua figura imponente e, nonostante la sua espressione impassibile, c'era un'energia palpabile che lo circondava. Quando i loro sguardi si incrociarono, Isabella sentì di nuovo quel brivido lungo la schiena, ma fece del suo meglio per ignorarlo.
Gli ospiti arrivarono poco dopo, e Isabella si trovò a dover sorridere e fare conversazione superficiale con persone che non conosceva, sentendosi sempre più fuori posto. C'era un'atmosfera tesa nella stanza, un senso di formalità forzata che la metteva a disagio.
Durante la cena, Isabella notò che Gabriel non parlava molto, ma quando lo faceva, i suoi commenti erano sempre pungenti, carichi di un sarcasmo che metteva a disagio gli altri ospiti. Margaret cercava di mantenere un'aria di cortesia, ma Isabella poteva percepire la tensione sotto la superficie.
A un certo punto, Isabella si scusò e si ritirò in disparte, cercando un momento di sollievo lontano dalla folla. Si rifugiò in una delle stanze meno frequentate della casa, un piccolo salotto dove regnava la penombra.
Mentre si rilassava, il silenzio della stanza fu interrotto da una presenza. Isabella si voltò di scatto e vide Gabriel sulla soglia, il suo volto nascosto in parte dall'ombra. Si avvicinò lentamente, i suoi movimenti misurati, come un predatore che si avvicina alla preda.
"Ti stai godendo la serata?" chiese con voce bassa, quasi un sussurro.
Isabella deglutì, cercando di mantenere la calma. "Non sono abituata a queste occasioni formali."
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L' inganno della casa dorata
ChickLitIsabella è una giovane italiana in cerca di avventura e di una nuova prospettiva di vita. Decide di lasciare il suo piccolo paese per diventare una ragazza au pair in America. Attratta dal fascino della cultura statunitense e desiderosa di migliorar...