Chapter 1 - Sonno e veleno

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Accarezzavo il gatto dal manto fulvo con la mano affossata nella guancia.
C'era caldo per quelle zone montane in pieno settembre.

Oh, come mi annoio.

Gettai un'occhiata al panorama assolato.
Il cielo era  bianco per la calura del pomeriggio.
Le montagne  nascoste da una sorta di foschia fino i piedi della vallata.

Davanti allo scenario da caldo infernale, mi persi a pensare sul viaggio di mio  padre;

dall'ultima lettera, una settimana prima, aveva scritto di trovarsi a  Damasco tra palazzi e giardini all'insegna dello sfarzo dorato, uomini con scimitarre e tigri al polso, mercati con spezie e frutti dolcissimi e cibo speziato.
Il viaggio per il commercio di stoffe procedeva bene, aveva concluso.

Feci dei grattini più energici a Konig, che miagolò strofinandosi.

Il manto tigrato brillava di sfumature brunite, come i cimeli che  Richard portava dai suoi viaggi in giro per il mondo.

Quanto lo invidiavo, anche io un giorno avrei visitato ogni pezzo di mondo possibile.

Ma per il momento potevi solo aspettare che Richard rientrasse dal viaggio a Damasco.

Con questo caldo non c'è nulla da farsi. Uscire è impensabile, sono troppo bella per collassare di caldo, pensò.

König come se mi avesse letto la  mente, miagolò.
Oppure voleva solo mangiare e bere.

« Hai sete, Konig? »

«Prrrrr» brontolò il micio.

Konig saltò giù destandomi da pensieri fantasiosi.

Il campanile della chiesa suonava il vespro.

Mi sarei goduta la solitudine finché mia madre e  mia  sorella maggiore  erano a fare commissioni;

Per  rilanciare in società Lara, la madre  l'aveva portata da una amica modista a Bolzano che le avrebbe ospitate il giorno dopo.

Serafina era certa di trovato un buon rimpiazzo alla maggiore, dopo la rovinosa cena con il promesso sposo.
I rapporti con la famiglia Gamper erano stati chiusi e Lara era stata odiosa per un mese interno.

Fino a domani sera  ero libera di rilassarmi.

Stavo cambiando la ciotola d'acqua al gatto quando sentì Bianca ricevere  qualcuno.

Riconobbi la voce del ragazzo che faceva le consegne.

« Buona sera, Fraulein Bianca, ho un pacco da recapitare a Fraulein Hallstatt. »

«Posso domandarle da chi arriva?»

Il Fattorino diede una scorsa alla ricevuta: « Un tal  … Herr konig, victor Konig.
La mancia  di spedizione è stata saldata. Avrei solo bisogno di una firma della signorina. »

Diretta alla porta, mi diedi una ripassata  alla vestaglia da casa, mamma mi aveva inculcato che era maleducato a ricevere anche la posta in disordine.

L'apparenza è tutto.

« Bianca, ti ringrazio. Ci penso io con il ritiro. » raddrizzò  la postura e prese il cipiglio da  padrona di casa, imitando  la freddezza di Serafina.

« Ma Signorina Genevieve, sua madre è stata chiara... »

Misi le mani sui fianchi. « il pacco è stato recapitato a me, di cosa ti abbia incaricata mia madre non mi interessa, o devi presenziare anche per  fare uno svolazzo di firma? >>

La domestica si scusò  allontanandosi.

Francesco si appoggiò allo stipite con il pacchetto voluminoso sotto braccio.

« danno una festicciola nel boschetto fuori dal paese sul tardi se vuoi raggiungerci, non ti si vede più tanto spesso in giro. Iniziamo a preoccuparci. »

Feci spallucce.
« Il caldo è una scusa valida? » con un ventaglio posato sul ripiano, lo sventolai in un modo osceno.
«Non posso morire a causa del caldo, cosa fareste senza di me poi? »

Francesco ridacchiò. « Se morissi, saremmo tutti indifesi dai coboldi che vengono pizzicare le chiappe la notte. »

« non ti prometto nulla per stasera. » disse dandosi grandi sventagliate d'aria. « ma devo chiederti un favore. Hai detto che è da parte di mio zio il pacco? »

Il fattorino annuì e me lo passò.

« potresti mandare questa lettera per me?» Fece scivolare nel borsello di Francesco una busta bianca semplice.

Da quando erano iniziati ad arrivare  pacchi regalo da suo zio, Serafina obbligava la domestica a controllare che  non intrattenessi corrispondenze  con lo zio paterno, il fratello di mio padre biologico.

Dopo l'ultimo natale e una una intensa lite tra  madre e zio, non lo avevo più visto.

Ed ormai erano passati quattro lunghi inverni.

Victor era il solo collegamento con la famiglia che non conoscevo e  Serafina stava  provando a togliermi anche quello;  non gliela avrei data vinta.

« Certo, Gwenny, questo e altro per te. Lo sai. »

Mi sporsi a dargli un  bacino sulla guancia.
Francesco si fece rosso fino alle orecchie.

***

Finii di  intrecciare una lunga treccia  davanti alla specchiera indiana, presi la boccetta    che il medico di paese le prescriveva per gli incubi notturni e buttai giù dieci goccine.

Mi tormentavano da quando ero bambina e non mi avevano più lasciata , il mio mostro fisso sotto al letto.

In questi ultimi mesi avevano scatenato forti reazioni di sonnambulismo.
E

ra stato il patrigno a trovarmi a vagare nel boschetto, e il giorno dopo aveva obbligato il medico a prescrivere una soluzione più massiccia.

Spensi la  candela, entrando a letto.
Per accelerare il processo di sonno, ripetei tutti gli aromi  nel sonnifero uno per uno.

Camomilla.

Lavanda.

Gelsomino.

Melissa.

Il medico aveva inserito due erbe al sonnifero :

Artemisia e Oppio.

Thorns of winter// Spine D'inverno - Fantasy storico  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora