Chapter 3 - diario ~ parte II

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La residenza estiva del sultano riecheggiava della musica dei musicisti.

La sinfonia  del Kamanchec unita alle pause sul Tombak e la dolcezza ipnotica del Ney risaliva alla sua finestra come un serpente a sonagli.

Ma lui non si sentiva   dell'umore per unirsi a godersi buon cibo e belle danzatrici. 

Voleva solitudine e metabolizzare il da farsi in seguito alle informazioni avute dal Saggio.

Si massaggiò gli occhi e sgranchì il collo mentre recuperava le parole lasciate a metà. Avvolto tra gli effluvi di incenso alla cannella e mirra.

“Forse un giorno leggerai questo diario e saprai quanto ho sopportato nello straziante scorrere di secolo e l'altro, nei miei sorrisi illusorio di averti ritrovato e la consapevolezza di avere affianco una donna qualsiasi.

Una donna che non sei tu.

Ho tante macchie di colpa sulle mani,eppure non rinnego nulla. Chi non ha compiuto almeno una volta cose terribili in amore? Mi sento come se la nostra clessidra sia agli sgoccioli prima di capovolgersi e riprenderci in giro.
E perderti, ancora e ancora, attraverso le stelle e il tempo... e forse finalmente ti ho trovata.
Ho viaggiato per mari e monti in cerca di un aiuto che mi indicasse la scia, e proprio qui a Istanbul le mie speranze...”
scrisse nelle pagine di diario che componeva in memoria alla sua compagna.

La luce del mozzicone di cera si era parzialmente sciolto, rischiarava  le pagine. Talmente assorto che  nemmeno notò  il giorno salire al posto della notte.

Lasciò la stesura a causa del dolore che gli trapanava le tempie formicolando.

“Un effetto collaterale della seduta sciamanica, senza dubbio.”

Si massaggiò le tempie, stringendosi la testa con stanchezza.

Il capo clan aveva dato il responso agognato:  si trovava da qualche parte nel confine Austriaco, ma non sapeva di preciso indicare la zona.

Non era un granché, ma era un inizio.

Lorn sarebbe rientrato  anche lui in Europa concluse le trattative con il sultano, ma attendere un mese sapendo che aveva una pista era un vero peso.

Sospirò tremando, e la candela lo lasciò in compagnia dell'alba incorniciata nell'alto cornicione ad arco.

Era tutto talmente incerto che sembrava di brancolare come un viaggiatore che insegue una stella cometa senza sapere se questa smetterà mai cadrà.

Lui era il viaggiatore e lei la cometa che continuava a tornare e sparire a distanza di secoli.

Il biancore accecante dell'alba iniziava illuminare la stanza,  mosaici di calcedonio a specchio nel pavimento e nel soffitto. 
Il baldacchino accanto alla finestra, perfetto e intatto e gli intarsi della camera da letto.

Scostò la sedia e una martellata di dolore gli percorse il cranio simile a fuoco vivo.

Digrignò i denti finché il bruciore non diminuì, toccando la fronte contro il bordo di legno del tavolino.

Una sorta di turbamento astioso misto a una sofferenza fisica gli si agitava dentro. Emozioni che non erano sue.

La vista venne sostituita da immagini impalpabili di una bottega di erbe, barattolini con spezie e fiori freschi, e una ragazza, dallo sguardo imbronciato, schiacciata contro un uomo a petto nudo e un bendaggio alla spalla.

Un moto di fastidio lo pizzicò a vedere le mani del giovane avvolgerle la vita,
provava fastidio come lei ricambiasse la passione nascosta da una maschera di sdegno.

All'improvviso la giovane cascò tra le braccia dell'uomo e iniziò a urlare coprendosi la faccia con entrambe le mani, per poi ghermire i polsi del ragazzo mentre gli occhi si ribaltavano, luminosi e velati.
Una sorta di nebbia accecante si avvolse anche su di lui.

Quando recuperò a vedere la propria stanza, era steso contro il marmo freddo  arabescato.

Doveva essere svenuto dalla sedia e caduto nel mezzo di una condivisione molto intensa. Perché di quello doveva trattarsi.

Come era arrivato, il legame si sfaldò.

Stordito dalla caduta, lui si rialzò piano sui gomiti, baciato dalla speranza e dall'alba che sorgeva.

Aveva girato il mondo consultando  sensitivi, sacerdotesse e potenti maghi che lo aggiornassero sul suo stato di risveglio. Lui stesso provava a sentirla tramite il legame, ma invano.

Quando aveva consultato la
tribù di maghi mistici, Il saggio gli aveva confidato che la sua compagna si stava risvegliando, ma in modo  imprevedibile e altalenante. L'energia della giovane si impennava a bruciare fino i piani superiori e ritornava impercettibile. « Sento un blocco, un qualcosa che tiene sotto chiave il potere, ma ogni tanto riesce a emergere. Si accumula come una tempesta e le tempeste raramente sono buoni presagi.» aveva detto preoccupato.

Doveva trovarla e alla svelta,  prima che altri trovassero lei.

Non perse altro tempo: scrisse una breve lettera di scuse all'amico, informandolo del suo rientro e preparò il bagaglio in cerca della prima nave in partenza per la Romania e fare cambio con un treno diretto in Austria.

Dopo tanto silenzio e solitudine, era riuscito a connettersi al legame.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 02 ⏰

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