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mentre ero in palestra con Ciro e Lorenzo,in stanza entró Matteo «Ambra»iniziò, cercando di non farsi sentire troppo dagli altri«che ne dici se usciamo a cena una di queste sere? Niente di che, solo per rilassarci un po'

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mentre ero in palestra con Ciro e Lorenzo,in stanza entró Matteo

«Ambra»
iniziò, cercando di non farsi sentire troppo dagli altri
«che ne dici se usciamo a cena una di queste sere? Niente di che, solo per rilassarci un po'.»

Mi sorprese la sua proposta, anche se non del tutto inaspettata. Alzai un sopracciglio, cercando di non mostrare troppo quanto quella richiesta mi avesse colta di sorpresa. «Non so, Matteo... Non penso che mio padre sarebbe molto d'accordo»
dissi, cercando di mascherare un sorriso.
«E poi, sei pur sempre qui con la Nazionale, dovresti concentrarti su quello, no?»

Matteo ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli ancora umidi di sudore dell'allenamento
«Sì, lo so. Ma una cena non è la fine del mondo, no? E poi, potremmo sempre dire che stiamo discutendo di tattiche di gioco.»

Gli diedi una leggera spinta sulla spalla, divertita.
«Ah, certo, tattiche di gioco, eh? Non so se il tuo mister sarebbe d'accordo.»

«Il mister non deve saperlo»rispose, strizzandomi l'occhio.

Sorrisi, ma il pensiero di mio padre e del suo sguardo severo non mi lasciava tranquilla.
«Ci penserò, Matteo. Ma non prometto niente.»

Lui annuì, apparentemente soddisfatto della mia risposta. "Va bene, ci conto.»

Ridendo, lo guardai allontanarsi, chiedendomi cosa avrei fatto se davvero avesse insistito.


Pessina, determinato a non mollare l'idea della cena, aveva chiaramente già iniziato a pensare a un piano. Il giorno dopo, mi raggiunse mentre ero seduta in sala relax, con un'aria complice che non prometteva nulla di buono.

«Ambra»
disse, abbassando la voce e guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno lo stesse ascoltando
«ho pensato a una cosa. E se trovassimo una scusa per uscire a cena? Qualcosa di innocente, tipo... non so, una cena con tutto il gruppo, così tuo padre non si insospettisce»

Lo guardai con sospetto.
«Matteo, mio padre non è stupido. Capisce subito quando cerco di nascondergli qualcosa. E poi, una cena di gruppo? Non siamo mica al liceo.»

Matteo sorrise, come se avesse già previsto la mia risposta.
«E se chiedessi a Berna, Insigne e Immobile di aiutarci? Loro potrebbero fare da 'copertura'. Ci accompagnano, fanno un po' di chiasso, e poi magari se ne vanno, lasciandoci il resto della serata.»

Alzai un sopracciglio, un po' incredula.
«E pensi che loro siano d'accordo a mettersi in mezzo a questa tua idea?»

«Fidati»
rispose, con quel suo sorriso sicuro.
«Già li ho sentiti e sono tutti dalla nostra parte. Dicono che ci copriranno senza problemi. Insomma, sono un po' i veterani del gruppo, se dicono una cosa, anche il mister ci crede.»

Non potei fare a meno di ridere.
«Sei proprio matto, lo sai?»

Lui scrollò le spalle, divertito.
«Può darsi. Ma ne vale la pena, no?»

Esitai un attimo, ma alla fine, l'idea mi sembrava troppo divertente per dirgli di no.
«Ok, proviamoci. Ma se mio padre dovesse scoprire qualcosa, sei tu quello che gli spiega tutto, chiaro?»

"Affare fatto»
rispose Matteo, prima di alzarsi per andare a parlare con i suoi 'complici'.

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