I DUBBI

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Antonio è uno dei pochi ragazzi con cui Lorenzo parla. Essendo arrivato da poco fa fatica ad aprirsi. Arrivando al 3 anno del liceo in un nuovo paese, ancor di più va in difficoltà.
Ma almeno, ha un buon compagno di banco.
Suona la campanella, ed entrano tutti in classe, ognuno al proprio posto.

"Oh Loré", bisbiglia Antonio.
"Dimmi"
"Come ti trovi in classe?"
"E come mi devo trovare, non parlo con nessuno praticamente"
"Beh può essere la volta buona che provi a parlare con qualcuno. Quella al primo banco vicino a Christian, vedi. Si chiama Gaia".
"Il nome lo sapevo già", risponde Lorenzo quasi infastidito.
"Guarda che anche lei si è trasferita qui da poco. Magari lei vorrebbe qualcuno con cui parlare, non penso che quello sia di molte parole", disse Antonio toccandogli il braccio, come per incitarlo.
"No. Credo che non abbia voglia" sbuffa.
"Secondo me sei tu che non hai voglia" risponde Antonio, consapevole che lo sta innervosendo.
"No no, è che non penso che le interessa parlarmi, altrimenti lo avrebbe già fatto, no?"
Antonio fa spallucce e risponde: "Questo non lo saprai mai se fai così"
"Perché vuoi così tanto che io parli con Gaia? Che te ne frega a te?" Comincia ad alzare la voce.
"Lo dico per te. Anch'io all'inizio ho fatto fatica ad aprirmi con gli altri. Non significa che ora sto bene con tutti in classe, ma se non si comincia a socializzare diventa impossibile fare amicizia, o sbaglio?"
Lorenzo si ferma un attimo guardando il vuoto, come se stesse pensando. "Si, hai ragione. Ma non ti aspettare che io da un momento all'altro mi metto a parlare con tutti quanti".
"Non mi sembra di aver detto questo, solamente che potresti parlare con una ragazza"
"Tra i ragazzi invece? Chi potrei avvicinare?" Chiese Lorenzo, ormai voglioso di fare nuove amicizie.
"Mah non so, ci sono tre o quattro molto simpatici" comincia a fare una conta "Sicuramente non Christian. Lui è strano"
"Il compagno di banco di Gaia? Perché? A me sembra uno normale"
"No, non lo è. Guardalo, sta andando a buttare altri disegni. Anche oggi..." Antonio non gli toglie gli occhi di dosso "I suoi atteggiamenti. Si isola appositamente" si ferma per un attimo e comincia a pensare a voce alta "Perché lo fa?"
"Boh forse è introverso come me e te?"
"Secondo me c'è qualcosa sotto. Lo scopriremo" dice convinto Antonio.
"Scopriremo? A me non interessano i fatti suoi, sinceramente"
"Hai ragione, qui a scuola è meglio non parlarne. Ti spiegherò meglio magari quando usciamo da scuola oppure- "non ha il tempo di continuare perché Lorenzo lo frena. "A me non interessa e basta".

Antonio ama investigare. È il suo passatempo preferito.
Vuole seguire l'esempio di suo Zio Marco, tra i migliori investigatori della periferia. Scruta attentamente tutti coloro che ha attorno, appuntando sul suo taccuino ciò che ritiene più opportuno. Nessuno ha mai letto ciò che scrive.
Tra tutti i suoi 'casi', il suo preferito è di sicuro quello di Christian, un ragazzo della sua classe.
È sicuro che dietro la bassa statura e i larghi vestiti nasconde qualcosa. Ma non sa cosa.
Dopo scuola prende la bici e di corsa torna a casa. Posa la bici. Apre la porta. Va in salone di corsa dove è sicuro di trovare lo Zio che lo sta aspettando per il pranzo.

"Zio guarda qua, ho altri indizi" esclama Antonio convinto di aver risolto un caso dei suoi.
"Che mi hai portato oggi?" Rispose Marco, stanco delle sue solite prove sui suoi casi che non portano mai a nulla.
"Guarda qua". Antonio gli mostra col telefono dei disegni recuperati dal cestino in classe e continua "Christian anche oggi ha disegnato dei piccioni. Non può essere un caso. Nell'ultima settimana lo ha già fatto tre volte, capisci?"
"Ehm si, si. Capisco. E quindi?" Marco non capisce dove vuole arrivare il nipote.
"Me lo chiedi pure? Sicuramente è colpa sua se in zona ci sono tutti questi piccioni! Ho risolto il caso!"
"Non ti facevo così stupido. Penso che semplicemente gli piacciono i piccioni. Certo, non è il migliore dei volatili, ma se gli piacciono non vedo cosa ci sia di male nel disegnarli".
"Tu mi hai detto che durante l'ultima intervista che hai condotto ti sono state segnalate delle voci riguardo casa sua e dei rumori strani venire dai dintorni. Pensi sia un caso che nei dintorni della sua casa ci sia, manco a farlo a posta, il bosco?"
Marco non sa cosa rispondere, non capisce dove vuole arrivare il nipote. "Non c'è alcun nesso tra le due cose. Non stai giungendo a nessuna conclusione. Perché non ti informi sui piccioni anche tu? Potresti capire qualcosa di più".

Marco lavorando presso un agenzia investigativa passa poco tempo a casa con il nipote. Quel poco tempo che hanno per stare insieme cerca di aiutarlo a migliorare: sa bene che il potenziale nel suo nipote, c'è. Deve solo sbocciare.

Antonio insiste: "il mio ragionamento però era corretto?"
Marco comincia ad alzare la voce. "Non c'è niente di corretto, hai detto una cretinata, ma come pensi che possano uscire da una casa dei piccioni? La colpa è la sua? Credi che faccia la collezione? Ma andiamo su"
"Tranquillo eh, continuerò a investigare, lo farò" sbotta e poi continua "capirò da solo quello che sta succedendo nel bosco, sempre se tu non vuoi aiutarmi"
"Ho altri impegni. Lo sai bene. Poi se non mi chiedono esplicitamente di recarmi lì, non sono tenuto ad andarci"

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